Salute, assistenza agli anziani e istruzione le spese di welfare più frequenti delle famiglie italiane
La spesa per i servizi di welfare, pari a 5.317 euro per famiglia, ha un’incidenza del 17,5% sul reddito familiare netto che, nel 2021, è stato mediamente di 30.434 euro.
Se oltre la metà delle famiglie italiane ha dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie per problemi economici, indisponibilità del servizio o inadeguatezza dell’offerta, contemporaneamente la spesa delle famiglie per la salute, l’assistenza agli anziani e l’istruzione è aumentata.
Bilancio di welfare delle famiglie italiane di Cerved
Così emerge dall’edizione 2022 del Bilancio di welfare delle famiglie italiane di Cerved che analizza la spesa di welfare delle famiglie che nel 2021 ha raggiunto il valore di 136,6 miliardi, pari al 7,8% del PIL, con un modello suddiviso in otto aree. La salute (38,8 miliardi) e l’assistenza agli anziani (29,4 mld) sono le due aree principali, che nell’insieme assorbono la metà della spesa familiare.
La salute (38,8 miliardi) e l’assistenza agli anziani (29,4 mld) sono le due aree principali, che nell’insieme assorbono la metà della spesa familiare. Le altre aree sono: la cura dei bambini e l’educazione prescolare (con una spesa di 6,4 mld), l’assistenza familiare (11,2 mld), l’istruzione (12,4 mld), la cultura e il tempo libero (5,1 mld), le spese per il lavoro (25 mld), le assicurazioni di previdenza e di protezione (8,3 mld). Complessivamente la spesa di welfare delle famiglie varia più rapidamente del PIL: aumentata del 6,8% dal 2017 al 2018, ha subito una contrazione provocata dalla pandemia (-14,6% dal 2018 al 2020), per tornare a crescere nell’ultimo anno è tornata a crescere dell’11,4%.
Rovescio della medaglia, le tre aree, invece in cui la spesa delle famiglie è fortemente diminuita nel 2020 a causa delle restrizioni provocate dalla pandemia, e nel 2021 è tornata crescere ma senza raggiungere i livelli pre-crisi sono l’assistenza ai bambini e l’educazione prescolare (le famiglie hanno dovuto fronteggiare la chiusura di nidi e asili con un forte aumento dell’impegno dei genitori che, in molti casi ha portato a difficoltà nel lavoro); l’assistenza familiare (è molto diminuito il ricorso alle colf); la spesa per la cultura e il tempo libero, che nel 2020 si è ridotta di due terzi e tuttora resta molto distante dai livelli precedenti la crisi.