Salvatore Rossi (Bankitalia): identità UE sta sfumando, occorre rendere attraente sentirsi europei
Rispetto a cinque anni fa si è ulteriormente diffusa in quasi tutti i paesi l’avversione all’Europa, alle sue istituzioni, ai suoi trattati, all’idea stessa di sovra-nazionalità. Ed è per questo che alcuni osservatori si attendono che le prossime elezioni europee rifletteranno quest’ondata di sentimenti e argomenti contro e determinino uno spostamento forte dei rapporti politici nel Parlamento europeo che si formerà dopo il 26 maggio 2019, a favore di movimenti e partiti pronti a battersi per una riforma radicale del patto che tiene insieme l’Unione. Così Salvatore Rossi, Direttore Generale della Banca d’Italia e presidente dell’Ivass, nel corso di una lezione sull’Unione economica e monetaria, all’Università Roma Tre.
Rossi: sul bail-in oggi dibattito aperto
Il Dg di Palazzo Koch si sofferma a parlare soprattutto di Unione Bancaria che, a dispetto del suo nome, solo negli enunciati punta a integrare il mercato bancario in Europa, in realtà serve di fatto a difendere le banche di alcuni paesi dai problemi delle banche di altri. “In questo senso non è un avanzamento sulla strada della sovranazionalità, è un arretramento” sottolinea Rossi. “Un arretramento necessario e benvenuto, secondo alcuni euroscettici: perché si sarebbe preso finalmente atto che i paesi costituenti l’Unione sono diversi, così come le loro imprese, finanziarie e non, e gli interessi nazionali vanno difesi dai rispettivi Stati, Europa o non Europa” sottolinea Rossi. “Unione bancaria più che un’incompiuta è stata deviata dal suo scopo originario, sicuramente è nata con un’idea e ne è stata realizzata un’altra” ha sottolineato il Direttore generale della Banca d’Italia e presidente Ivass, nelle risposte alle domande degli studenti a cui conferma che sul meccanismo del bail-in “c’è oggi un dibattito aperto“. “Da una parte – spiega Rossi – c’è chi sostiene che il meccanismo “potrebbe alimentare paura e panico nei depositanti e compromettere la stabilità finanziaria” mentre per altri, invece, “è meglio fare chiarezza con i depositanti” e dire loro ‘se scegli quella banca piuttosto che un’altra puoi incorrere in rischi”. “Questa chiarezza non comprometterebbe la stabilità finanziaria. E’ un dibattito nel quale per ora hanno vinto i sostenitori del bail-in” conclude Rossi.
Europa è il palazzo a cui apparteniamo
Salvatore Rossi nella lezione agli studenti si sofferma anche sull’identità europea. Oggi, ricorda il Dg, le economie europee sono oggi strettamente intrecciate, più di quanto ciascuna di esse sia con quelle extra-europee, sia negli apparati produttivi sia nei mercati dei consumatori. È il risultato dell’avere abbattuto dazi e uniformato gli standard tecnici. “Abbiamo una sola potentissima autorità che promuove la concorrenza in Europa. Abbiamo da vent’anni un solo segno monetario, simbolo forte di unità” sottolinea Rossi secondo cui “tutto questo non è avvenuto senza effetti sulla psicologia degli europei ma ha finito per nutrire l’identità sovranazionale”.
“Ma l’economia non è bastata – avverte Rossi – l’identità europea sta ora sfumando sullo sfondo rispetto alle identità nazionali risorgenti”. Essere integrati conviene a tutti gli europei, lo dice con fermezza il direttore generale di Bankitalia. “Il mondo intorno a noi cambia, cambiano i rapporti di forza fra grandi potenze, imperversano guerre commerciali. Quando si avverte un pericolo la tendenza è a stringersi, ad asserragliarsi. Ma farlo ciascuno nella propria casa – continua – è un’idea peggiore che farlo insieme agli altri nel palazzo in cui tutti si abita. L’Europa è il palazzo a cui apparteniamo. Sarebbe bello poter dire di più, che bisogna aprirsi al mondo e non chiudersi, ma non credo sia né possibile né giusto in questo frangente. Questi sono anni in cui bisogna difendersi. Il punto è che farlo in 400 milioni è più efficace che farlo in 60 o in 80. Quest’idea semplice va tradotta in sentimento diffuso” conclude Rossi che lancia un appello.
“Le persone di buona volontà che vedono l’oggettiva convenienza, anche economica, dello stare uniti devono lavorare a tradurla agli occhi della collettività in termini non più e non solo economici, ma di altri collanti basilari della società come la difesa e la sicurezza. Devono soprattutto rendere attraente sentirsi europei. Con umiltà, con buona volontà, partendo da cose anche piccole: ad esempio invogliare i giovani a esser parte di un progetto sovranazionale concreto, come quella radio europea che Antonio Megalizzi, il giovane italiano ucciso tre mesi fa
nell’attentato di Strasburgo, voleva far crescere. Senza zittire o ignorare troppo a lungo le voci scontente. L’alternativa – conclude – è che torniamo tutti nella nostra casa-fortino nazionale, forse soddisfatti di aver fatto un dispetto al vicino, ma più poveri e soli”.