Savona (Consob): Risparmio, una ricchezza tutta italiana ma con rendimento prossimo a zero. Come tutelarlo di fronte a boom criptovalute
Risparmio: una ricchezza tipica dell’Italia che tuttavia, visti i tempi che corrono, presenta ormai un rendimento non pervenuto. Lo dicono le banche, lo fanno notare le varie società del risparmio gestito, e lo dice anche Paolo Savona, numero uno della Consob.
Oggi, in un discorso tenuto nella sede della Consob di Roma, nell’annuale incontro con il mercato finanziario in occasione della presentazione della Relazione della Consob per il 2020, Savona ha affrontato diverse questioni, ribadendo – come d’altronde ha sempre fatto – l’importanza del risparmio, che è tra l’altro balzato a livelli record a causa della pandemia Covid-19.
Niente di sorprendente, visto che la crisi economica, logicamente, ha portato i risparmiatori italiani a tenere i loro soldi bloccati nei conti correnti aperti presso le varie banche. Che, come dimostrano i casi più eclatanti – in primis la scelta di Fineco e il boom del canone per questo conto di UniCredit pari a +70% –, hanno preso il loro provvedimenti, accendendo ancora di più la polemica.
Il fenomeno dell eccessiva liquidità presente nei c/c è stato spiegato settimane fa dallo stesso numero uno di una banca, Giuseppe Castagna, ceo di Banco BPM, che ha parlato della situazione inevitabile che si è venuta a creare con il fenomeno dei tassi allo zero o addirittura negativi:
“Quando i tassi globali di mercato sono negativi e quando si vuole cercare attraverso tassi bassi di far crescere l’inflazione – sappiamo tutti che uno degli obiettivi della Bce ma di tutte le banche centrali è quello di tenere sotto controllo l’inflazione – è ovvio che si tende a tenere i tassi bassi“, ha detto Castagna, aggiungendo tuttavia che in questa situazione, destinata per l’appunto a permanere, “oggettivamente lasciare i soldi sul conto corrente non conviene molto, perché è vero che le banche ci perdono, ma il risparmiatore non ci guadagna, perché comunque prende zero e rischia semplicemente con il tempo di vedere depapeurato il potere di acquisto, sebbene ci sia oggi un’inflazione molto bassa, ma comunque superiore allo zero”.
Savona: risparmio +50%, ma con rendimento prossimo a zero
Insomma, il risparmio lasciato lì in banca, parcheggiato, ormai non rende.
Di questo ha parlato anche Paolo Savona, numero uno della Consob, non prima di aver elencato, ovviamente, i punti di forza del risparmio, facendo riferimento alle condizioni in cui versa l’economia italiana, in una fase in cui si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel della pandemia Covid-19:
“I risultati dell’anno hanno confermato la valutazione espressa nei precedenti Discorsi che il risparmio e le esportazioni sono i due pilastri della forza sociale ed economica del Paese“, ha sottolineato Savona, continuando:
“La tutela del risparmio svolta dalle istituzioni pubbliche, tra cui la Consob, segue regole sperimentate e perfezionate nel tempo, che tuttavia richiedono un aggiornamento alla luce delle innovazioni tecnologiche in ambito finanziario”. Ora, “il saggio di risparmio delle famiglie italiane rispetto al reddito disponibile è cresciuto nell’anno del 50% ma, ove si escludano i risparmi investiti nelle società quotate, il suo rendimento è restato piuttosto basso, prossimo a zero. Considerata la consistenza di attività finanziarie in mano alle Famiglie, ogni punto percentuale di remunerazione si può stimare nell’ordine di circa 30 miliardi di euro, quasi il 2% del PIL, la dimensione di una buona manovra di bilancio pubblico del passato. Tenuto conto degli oneri di gestione, il risparmio ha contribuito significativamente a sostenere la stabilità dei mercati, senza però aver prodotto la crescita reale attesa dalla sua ‘eutanasia’ ipotizzata da Keynes, anche se questo effetto è oggi il risultato di una crisi insorta per motivi peculiari e contingenti”.
Consob: Savona parla di “fiume in piena strumenti virtuali”
In una situazione in cui il risparmio non rende nulla, anzi, proprio perché non rende nulla, chi è a caccia di rendimenti rischia di puntare tutto, obnubilato dalla promessa di un facile guadagno, dalle criptovalute, come il Bitcoin.
D’altronde, l’informatica finanziaria è la lampada da cui è uscito il Genio e “molto difficilmente le autorità riusciranno a riportarlo dentro, perchè esso agisce nell’infosfera, la sfera immateriale”.
Ci troviamo in una situazione, avverte Savona, in cui “un solo Bitcoin ha avuto la possibilità di acquistare un’auto elettrica di grossa cilindrata e poi ha perso la metà del potere acquisto”.
“Il sistema degli strumenti criptati si regge sulla convinzione e convenzione dominanti tra privati, che ignorano il ruolo centrale che svolge la natura legale della moneta come mezzo di scambio e liberatorio dei debiti nel buon funzionamento del mercato; la volontà espressa in più sedi dalle autorità di governo di voler cogliere le opportunità delle innovazioni tecnologiche induce a una disattenzione degli effetti della mancanza di norme chiare sulla nascita, gli scambi e gli intrecci tra attività/passività monetarie e finanziarie tradizionali e virtuali verso cui si dirige quotidianamente il risparmio”.
Il numero uno della Consob, riferendosi al proliferare degli strumenti virtuali, che paragona anche al boom che i contratti derivati ebbero nel periodo precedente la crisi del 2008, parla di “un fiume ormai in piena degli strumenti virtuali”, che “si è articolato in molti e variegati rivoli: Internet, che non è certo la culla delle certezze, attesta che esistono in circolazione dalle quattro alle cinque mila cryptocurrency (nelle forme di stable coin, ma in gran parte floating) che operano più o meno indisturbate; se a esse si applica l’esperienza fatta in poco tempo dalla Consob nell’oscurare in Italia centinaia di siti web che raccoglievano illecitamente risparmio, il quadro che ne risulta appare preoccupante”.
Che fare, nel caso specifico dell’Italia?
“Per l’Italia – ha continuato Savona – il problema sollevato presenta una notazione particolare rispetto agli altri paesi per l’esistenza di una norma a livello costituzionale che attribuisce alla Repubblica il compito di incoraggiare e tutelare il risparmio in tutte le sue forme e di disciplinare, coordinare e controllare l’esercizio del credito”.
A tal proposito, “sarebbe improprio se si assegnasse alla specificazione del ‘risparmio in tutte le sue forme’ e al credito da proteggere un contenuto che abbracciasse anche gli strumenti virtuali, senza passare da una specifica regolamentazione”.
In un mondo finanziario che muta velocemente, il presidente della Consob ha lanciato più volte l’appello sulla necessità di un quadro istituzionale che protegga il risparmio:
“La situazione in cui attualmente opera il mercato finanziario mette in maggiore evidenza l’inadeguatezza dell’architettura istituzionale (norme ed enti) posta a presidio della protezione del risparmio e del sostegno alla crescita del reddito e dell’occupazione”.
Savona ha ricordato che, “nell’ultimo Discorso abbiamo proposto di avviare un’iniziativa per unificare il dettato normativo del TUB e del TUF, come già suggerito da Carlo Azeglio Ciampi dopo la riforma bancaria del 1993, ma la situazione si è talmente complicata da imporre una considerazione più ampia e unitaria di tutti i modi di funzionamento del mercato monetario e finanziario a livello interno e a quello internazionale. Un passaggio obbligato è la riconferma che la validità legale dei contratti è garantita solo dalla loro denominazione in moneta sovrana. Se, come sembrerebbe, si intende riconoscere l’esistenza di monete private, gli utenti devono esplicitare in un’apposita clausola contrattuale di essere consci dei rischi che si accollano facendo uso di monete non pubbliche e le autorità di vigilanza del mercato e del risparmio devono poter conoscere, con un’apposita chiave di accesso alle contabilità decentrate, tutte le operazioni di questo tipo che vengono attuate”.
La proposta per tutela risparmio in un mondo sempre più cripto
La proposta di Paolo Savona?
“Un primo passo sarebbe il recepimento della raccomandazione del Comitato Europeo per il Rischio Sistemico del 2011 che darebbe vita a una controparte unica nazionale che si dia carico della stabilità macro-prudenziale. La Banca d’Italia manterrebbe un ruolo centrale, giustificato dalla sua partecipazione all’eurosistema intorno a cui ruota attualmente la finanza europea, ma verrebbe garantito uno stretto coordinamento tra le tre autorità di vigilanza indipendenti (Consob, Ivass e Covip), con la partecipazione del Mef”.
Ancora:
“Le banche e gli intermediari finanziari vanno impegnandosi nella digitalizzazione della loro attuale attività e nello stabilire collaborazioni con piattaforme tecnologiche che gestiscono strumenti criptati, sovente già operanti all’estero. La confluenza tra le due azioni dipenderà dalle scelte che si faranno sul piano normativo per le criptocurrency e i cryptoasset, ma fin d’ora occorre muoversi nell’ambito di una strategia di più largo respiro che eviti una dipendenza tecnologica del nostro sistema bancario e finanziario per proteggere il risparmio italiano e lo remuneri in linea con i rendimenti del capitale investito. Per agevolare questo processo vanno creati all’interno delle istituzioni pubbliche gruppi di professionisti specializzati che collaborino tra di loro per raggiungere più rapidamente l’obiettivo di recepire le nuove tecnologie applicate al sistema dei pagamenti e a quello finanziario. L’obiettivo può essere rapidamente raggiunto cooptando i ricercatori di elevato livello presenti nelle Università italiane e attingendo al serbatoio degli italiani operanti all’estero, risorse che attendono di esseremobilitate. In tal senso si è mossa la Consob, raggiungendo accordi di collaborazione con Università italiane ed estere e redigendo un protocollo di intesa con il Ministero della ricerca scientifica e la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane per intraprendere iniziative con i dottorandi impegnati nelle materie di comune interesse. Vanno però adeguate le risorse finanziarie e le norme che governano le assunzioni delle professionalità necessarie, tenendo conto del servizio più ampio che esse presterebbero all’intero sistema socio-economico in qualità di centro di formazione di nuovi gruppi dirigenti e di cittadini coscienti dei compiti che li attendono”.
L’avvertimento di Savona è chiaro:
“In assenza di una visione integrata dei problemi e del loro governo, si potrebbe avviare una catena di effetti negativi a causa di uno squilibrio quantitativo e qualitativo tra moneta legale e moneta privata che farebbe scattare la Legge di Gresham, secondo cui la moneta cattiva scaccia la buona. Alcune banche centrali hanno già avvertito questa possibilità. Se ciò accadesse, causerebbe il collasso del regime fiduciario sul quale si regge la stabilità sistemica del mercato mobiliare con effetti sul mercato reale. L’innesto si potrebbe presentare se si concretizzassero i recenti timori di inflazione insorti in alcune economie e si affermassero in misura prolungata diversi ritmi di crescita tra grandi aree geopolitico-economiche, inducendo le autorità a cambiare indirizzo di politica economica, aumentando i tassi dell’interesse e riducendo la spesa pubblica, soprattutto dal lato consueto degli investimenti infrastrutturali, con effetti negativi sulle aspettative e relativi comportamenti del mercato. La catena continuerebbe nella forma di disturbi sui rapporti di cambio tra monete che, come la storia economica insegna, interferirebbero con la concorrenza internazionale, la crescita del commercio mondiale e la cooperazione geopolitica, non solo dal lato economico”.