Smart building in Italia? Per il mercato degli edifici intelligenti “scarsa consapevolezza dei vantaggi”
A che punto è lo Smart building in Italia? Questo il punto di parte del nuovo report “Smart Building Report 2020: quale lo stato dell’arte?” redatto dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano. Innanzi tutto, il volume complessivo di investimenti in Smart building in Italia nel 2019 ha superato gli 8 miliardi di euro, ma solo 2 miliardi – relativi al 25% degli interventi effettuati – hanno riguardato soluzioni effettivamente smart, capaci cioè di trasformare o dotare un edificio di “intelligenza” e autonomia di gestione. Gli esperti fanno notare che si tratta di una cifra ancora limitata dovuta alla scarsa consapevolezza dei concreti vantaggi che questo tipo di edifici può assicurare ai suoi occupanti in termini di risparmio energetico e sicurezza, salute e benessere, e tuttavia destinata a crescere significativamente nel prossimo decennio, una volta superata la crisi da Covid-19.
Forse il problema di fondo, come sottolinea Federico Frattini, vicedirettore dell’E&S Group del Politecnico di Milano ed estensore della ricerca, è che “non è ben chiaro a tutti cosa si intenda per edifici intelligenti e quali e quanti vantaggi possano portare a chi li occupa“. Per questa ragione il report cerca di sviluppare diversi temi: dallo sviluppo dello Smart Readiness Indicator-SRI (ovvero l’indicatore che misurerà il grado di “smartness” di un edificio in modo omogeneo in tutta Europa) all’evolversi della normativa, alla buona accoglienza del Superecobonus, che rappresenta tuttavia solo l’inizio di un necessario percorso di riqualificazione del parco immobiliare italiano, da sostenere con una campagna di informazione che spieghi chiaramente quali vantaggi tangibili ne derivano. Ancora, lo studio evidenzia nel medio-lungo periodo il ruolo delle startup, destinate a influenzare le strategie di innovazione e i modelli di business.
Smart Building: ecco come vengono distribuiti gli investimenti
Più nel dettaglio, lo Smart Building rappresenta un ecosistema in grado di offrire diversi servizi suddivisi in sei aree: Energy, Safety, Security, Comfort, Health, General services. Tornando ai 2 miliardi di investimenti effettivamente in ottica smart, la parte del leone (75%) la fanno i Building devices&solutions (le tecnologie di generazione di energia, di efficienza energetica e che garantiscono il comfort, la sicurezza e la salute degli occupanti), mentre il restante 25% è ripartito in modo omogeneo tra Automation technologies (13%), la sensoristica finalizzata alla raccolta dati, e Piattaforme di gestione e controllo (12%), i software che queste informazioni raccolgono, elaborano e analizzano grazie a strumenti di comunicazione (Connectivity) che ne permettono il passaggio.
All’interno dei Building devices&solutions, che nel 2019 valgono il 69% degli investimenti totali (5,5 miliardi di euro su 8,2), il settore energetico continua a fare da traino (3 miliardi, pari al 55%), primato che si conferma anche nelle soluzioni più propriamente smart (800 milioni su 1,5 miliardi, cioè il 53,2%) a riprova di come l’efficientamento energetico e la produzione da fonti di energia rinnovabile siano ancora le tematiche preponderanti. I restanti 2,5 miliardi di investimenti totali sono suddivisi tra comfort (25%, 1,3 miliardi) e sicurezza (20%, 1,1 miliardi), mentre è ancora marginale (0,3%) il ruolo delle tecnologie legate alla salute.
Le prospettive e le attese al 2025
Se questa è la fotografia attuale, quali potrebbero essere gli sviluppi attesi nei prossimi 5 anni? Secondo Frattini, “molto dipenderà dall’andamento del mercato immobiliare: il rinnovamento del parco tecnologico e la penetrazione di tecnologie smart, oggi non ancora sufficientemente diffuse, sono strettamente correlati allo sviluppo del comparto edilizio, che in Italia è molto più vecchio rispetto alla media europea. La realizzazione di nuovi edifici e la ristrutturazione di quelli esistenti, comprese le riqualificazioni di alcune aree dismesse, sono infatti al centro delle principali modifiche urbanistiche che molte città italiane vareranno nel prossimo decennio, interventi che fungeranno da traino al mercato degli Smart building”.
Capitolo Superecobonus
C’è poi l’ampio capitolo del Superecobonus che ha senza dubbio riscontrato un grande interesse da parte del mercato. Nel report si sottolinea però che si è “faticato a convertirlo in domanda reale a causa dell’incertezza sull’estensione del periodo di validità, dell’obbligo di congruità urbanistica e dell’assenza di indicazioni sui processi di controllo successivi all’investimento”. Di contro, la mutata percezione del valore dell’edificio ha aumentato la domanda da parte di privati e amministratori di condominio per gli interventi ammessi dal Superecobonus e ha creato fermento anche tra gli operatori. Diventa, secondo gli esperti, necessario promuovere una campagna di sensibilizzazione mirata e chiara per illustrare i benefici tangibili che derivano dall’introduzione di determinate tecnologie, così da stimolare la riqualificazione del parco immobiliare italiano.
Il mondo delle startup attive in ambito Smart Building
In questo contesto risulta interessante vagliare anche il ruolo delle startup. Il campione analizzato comprende 150 startup europee, statunitensi o israeliane private fondate tra il 2015 e il 2019, con almeno un finanziamento raccolto. Le startup italiane purtroppo sono ancora poche, nonostante l’Europa sia meglio rappresentata rispetto agli Stati Uniti, che però hanno realtà mediamente più giovani e in grado di attrarre maggiori capitali di finanziamento (72% del totale). L’ambito Building devices&solutions risulta essere il più rilevante (79%), per il 40% rappresentato da tecnologie di efficienza energetica. Negli ultimi anni è però cresciuto l’interesse per le soluzioni di Security e Comfort, che nonostante il numero inferiore hanno raccolto maggiori finanziamenti complessivi.