Smartworking: il 60% degli italiani pronto a cambiare lavoro pur di non rinunciarvi
L’arrivo di settembre non segnerà solo la fine del periodo comunemente associato alle ferie, ma per molti anche quello della fine del lavoro da remoto. Un rientro non privo di preoccupazioni per i lavoratori. Tanto che il 60% degli intervistati si dice pronto a cambiare lavoro pur di non rinunciarvi e oltre il 70% vorrebbe che continuasse a essere parte integrante della nuova vita lavorativa, anche in misura minore. E’ ciò che emerge dalla ricerca di Wyser, condotta per sondare gli umori in vista della fine dello smartworking forzato.
Del resto, gli italiani a casa stavano bene, come dimostrato dalle ragioni per le quali ricominciare da capo la vita da ufficio sembra sarà un po’ difficile: il 50% troverà pesante ritornare ad affrontare la routine pre-lockdown, tra i mezzi pubblici affollati e il traffico sulle strade, mentre il 30% soffrirà il trantran mattutino con la sveglia anticipata e il pensiero dell’abbigliamento. Passare fuori casa la maggior parte delle ore della giornata, come era norma fino allo scorso gennaio, sarà fonte di grande disagio per 1 lavoratore su 3 (33,3%) e dover continuamente prestare attenzione e rispettare le limitazioni e le misure vigenti renderà meno piacevole e spontaneo interagire con gli altri (19,2%).
Ben il 30% degli intervistati, infatti, teme il mancato rispetto delle normative vigenti in fatto di sicurezza e, più in generale, di andare incontro a un nuovo lockdown (32%). Sebbene solo il 35,9% dei professionisti abbia ricevuto chiare comunicazioni rispetto alle modalità del rientro, la quasi totalità degli intervistati (80%) si dice fiduciosa rispetto alla capacità della propria azienda di dotarsi delle necessarie misure di sicurezza.
“Ritengo che una comunicazione chiara e trasparente tra azienda e dipendenti sia imprescindibile in questo momento più che mai- sottolinea Carlo Caporale, amministratore delegato di Wyser – così come delle misure di welfare per rendere meno impattante sulla psiche e sulla routine dei lavoratori questa nuova fase”. Purtroppo, però, come risulta dalla ricerca, solo un’azienda su tre ha comunicato, a oggi, quali iniziative saranno adottate a tale scopo: l’ideale sarebbe diramare ogni tipo di informazione utile entro il periodo di ferie o di chiusura.
In linea generale comunque lo smartworking forzato ha innescato una rivoluzione sulle modalità di lavoro che difficilmente riuscirà a tornare indietro. Le aziende saranno disposte a rispondere a questa nuova esigenza?