Sostenibilità: l’informativa climate entrerà nei bilanci e li cambierà, la fotografia di Deloitte
L’informativa climate entrerà nei bilanci e li cambierà. In generale, le aziende avranno un ruolo importante nella lotta al cambiamento climatico, anche perché esso può impattare sulla strategia, l’operatività e l’organizzazione delle imprese in maniera significativa. E’ questa la fotografia che dallo studio “Climate change” di Deloitte. Le aziende quotate in Italia mostrano una crescente sensibilità sulla informativa legata al cambiamento climatico: nel 2019 tra le 226 società quotate analizzate dalla società di revisione e assurance, il 42% delle relazioni finanziarie include un’informativa relativa al cambiamento climatico, seppur con livelli di dettaglio molto diversificati tra loro, mentre il residuo 58% non evidenzia alcuna informativa. Numeri che, secondo Stefano Dell’Orto, audit & assurance leader di Deloitte Italia, sono destinati a cambiare nel prossimo futuro. E questo perchè “la sensibilità dei consumatori, dei legislatori, degli investitori ed enti regolatori (nazionali ed europei) sta mutando velocemente: le aziende che vogliono avere un futuro dovranno adottare una strategia di sostenibilità e imparare a comunicarla dando evidenza dei conseguenti effetti in bilancio”.
Verso l’integrazione dell’informativa finanziaria e non finanziaria nei bilanci
L’aspettativa di tutti è che il mercato spinga verso una forte accelerazione di questo processo, come dimostra la lettera d’inizio anno di Larry Fink ai Ceo di tutto il mondo: secondo le stime di BlackRock, da gennaio a novembre 2020, gli investitori in fondi comuni ed ETF hanno investito globalmente $288 miliardi in asset sostenibili, con un incremento del 96% rispetto a tutto il 2019. “L’inizio di un cambiamento epocale rispetto al quale le aziende devono prepararsi a rispondere, procedendo a una chiara mappatura dei rischi e delle opportunità correlati al cambiamento climatico e definendo appropriate risposte strategiche, valutandone gli effetti e riflettendo gli stessi in bilancio e nella relativa informativa”, puntualizza Dell’Orto, secondo il quale l”e parole chiave per chi si occupa di bilancio in questa fase devono essere consapevolezza rispetto ai temi correlati al cambiamento climatico rilevanti per l’azienda e responsabilità nell’analizzarne gli effetti nel processo di generazione dell’informativa finanziaria, e nel darne disclosure”. Per il leader della società di revisione, quello che occorre fare è sviluppare una maggiore integrazione tra informativa finanziaria e non finanziaria per fornire una comunicazione completa ed esaustiva agli stakeholders in merito alla sustainability performance – elemento da ritenersi sempre più importante perun’efficace gestione del business..
Valutare rischi e opportunità generati dal ‘climate change’
La crescente richiesta di trasparenza nell’informativa con riferimento ai rischi climatici fa emergere l’esigenza di poter disporre di informazioni coerenti, comparabili, affidabili, chiare. Uno strumento utile in questo senso, secondo Franco Amelio, leader sustainability di Deloitte, è la guida TCFD (Task Force on Climate-related Financial Disclosures), con cui si individuano raccomandazioni sulla rendicontazione dei rischi e delle opportunità che il fenomeno climate change può comportare sulle performance aziendali, articolandosi in quattro aree tematiche: governance, strategia, gestione dei rischi, metriche e target tra di loro strettamente interconnesse. In particolare, la Guida TCFD classifica i rischi correlati al cambiamento climatico in due macro-categorie:
-i rischi fisici, associati a danni o interruzioni delle attività aziendali dovuti ad eventi climatici estremi (inondazioni, siccità, incendi, trombe d’aria, etc..). La consapevolezza dell’esistenza di rischi fisici con riferimento al contesto in cui l’azienda opera consente l’identificazione di rischi e di opportunità correlati, aspetti che possono influenzare le strutture produttive, le operazioni, le catene di fornitura e distribuzione, i dipendenti e i clienti di un’azienda;
-i rischi di transizione, correlati al processo di transizione dalla situazione attuale alla situazione prospettata di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5-2° C, come da accordo siglato a Parigi. Essi possono traslarsi in rischi derivanti: dalla ridefinizione del business model, all’obsolescenza degli asset, alla compliance normativa, all’accelerazione repentina dell’innovazione tecnologica.