S&P alza rating su Unicredit, Intesa e Mediobanca. Ma alto stock Npl rimane un problema per banche italiane
E’ arrivato ieri sera l’upgrade di S&P su alcune big bancarie italiane. Questa azione segue il miglioramento dei rating sull’Italia, portati a ‘BBB /A-2’, con outlook stabile, reso noto da S&P Global Ratings il 27 ottobre scorso. La maggiore agenzia di rating al mondo sottolinea i miglioramenti in atto sul fronte crediti deteriorati, ma lo stock totale di Npl rimane elevato e rappresenta un fattore di maggiore rischio rispetto alle altre banche europee.
Sui crediti deteriorati su è espresso ieri anche il ministro Pier Carlo Padoan: “Resta molto da fare, il calo delle sofferenze deve essere accelerato. Il governo lavora per creare le condizioni per favorire l’uscita delle sofferenze” dai bilanci bancari.
Upgrade per Unicredit, Intesa e Mediobanca
L’agenzia di rating S&P Global Ratings (“S&P”) ha migliorato i rating di UniCredit SpA a ‘BBB’ a lungo termine e ad ‘A2’ a breve termine, l’outlook rimane stabile. Quelli su Intesa Sanapolo sono saliti a ‘BBB’ (da ‘BBB-’) per il lungo termine e ad ‘A-2’ (da ‘A-3’) per il breve termine, con outlook stabile. E quelli su Mediobanca da “BBB-” a “BBB” per il lungo termine e da “A-3” a “A-2” per il breve termine. L’outlook è stabile. Il giudizio sul profilo di credito individuale di Mediobanca (“SACP”) rimane invariato a “BBB”.
S&P si aspetta che la ripresa economica in Italia, iniziata nel 2015, si consoliderà con un +4% complessivo del PIL nel triennio 2017-2019 con il sostegno dell’aumento degli investimenti, dell’occupazione e da una politica monetaria espansiva.
Stock Npl continuerà a pesare su redditività
Sul fronte crediti deteriorati, l’agenzia di ratin se aspetta che la quantità di NPE gradualmente diminuisca a circa il 13%-14% del totale dei crediti nel 2019 contro il 18,7% stimato per giugno 2017, anche beneficiando dei piani delle banche di vendere parte di tali attività problematiche. E’ stimata la cessione di crediti deteriorati per 90-100 mld, pari a circa un terzo degli stock esistenti, nel 2017-2019 e che i nuovi afflussi rimarranno maneggevoli, in linea con quanto osservato negli ultimi 12 mesi.
Nonostante tali miglioramenti, S&P vede le banche italiane dover affrontare rischi economici maggiori rispetto alla maggior parte dei peers europei perché l’alto stock di NPE “pesa sui bilanci delle banche e sulla redditività da alcuni anni”.