Space economy e il caso Italia: seconda in Europa e quinta nel mondo per spesa in rapporto al Pil
Non è più solo una frontiera dell’innovazione tecnologica, ma lo è anche dell’innovazione di business, con un potenziale e opportunità che imprese, istituzioni e cittadini possono cogliere. Si tratta della Space Economy, ovvero la catena del valore che genera prodotti e servizi innovativi a valore aggiunto partendo da infrastrutture spaziali e tecnologie digitali. Le imprese che fanno però parte dell’ecosistema dello spazio – la tradizionale industria spaziale, i fornitori di servizi digitali e le aziende End User interessate alle applicazioni finali – hanno iniziato a coglierne il potenziale solo da poco. Un tema, quello dello spazio, in cui crede anche l’Italia che è è quinta al mondo e seconda in Europa per spesa in space economy in rapporto al Pil (0,55%).
“Oggi la Space Economy non è più un tema per ‘addetti ai lavori’ circoscritto all’industria spaziale. Parliamo di una vera nuova economia che coinvolge fornitori di servizi e aziende di settori molto diversi fra loro”. A dirlo Angelo Cavallo e Antonio Ghezzi, direttori dell’Osservatorio Space Economy, secondo i quali molte sono le sperimentazioni in atto, alcune anche in fase matura. Il mercato, però, si trova a uno stadio iniziale e il potenziale è ancora tutto da cogliere. Il punto della situazione su questo ambito è stato fatto oggi nel corso del convegno online “Space Economy: la nuova frontiera dell’innovazione si presenta”, durante il quale sono stati illustrati i risultati della ricerca dell’Osservatorio Space Economy della School of Management del Politecnico di Milano.
Alcuni numeri
Il punto di partenza sul mercato della space economy è che se i budget governativi dedicati allo spazio sono noti, più complesso risulta stimare le dimensioni su scala globale perché gli studi condotti finora sono limitati. Secondo la Satellite Industry Association, i ricavi generati nel 2019 dalla space economy sono pari a circa 366 miliardi di dollari, di cui il 74% (271 miliardi) riconducibile all’industria satellitare. Nel dettaglio, quasi il 34% del totale (pari a 123 miliardi) è riconducibile all’erogazione dei servizi satellitari di telecomunicazione (di cui circa 92 miliardi della televisione satellitare), navigazione e osservazione della Terra (il valore generato tocca i 2,3 miliardi). Il 36% (130,3 miliardi) è legato ai prodotti relativi all’equipaggiamento a Terra per la gestione e l’erogazione dei servizi satellitari, come infrastrutture di rete a Terra o sensori e antenne, quali ad esempio il GPS installato sui dispositivi mobili. Il 26% (95 miliardi) è invece relativo ai ricavi generati dall’industria non satellitari e comprende principalmente il valore generato dagli investimenti finanziati con budget governativi: tra i più significativi figurano i 57 miliardi degli Stati Uniti, poi i 12 miliardi dell’Europa e gli 11 miliardi della Cina.
A livello globale gli investimenti governativi nella space economy sono pari a circa 90 miliardi di dollari, di cui poco meno della metà negli Stati Uniti. Osservando il caso Italia, gli investimenti sono inferiori (1,13 miliardi nel 2018), ma lo spazio è al centro della strategia del Paese: è uno dei sette paesi a essersi dotato di un’agenzia spaziale con un bilancio superiore al miliardo, è quinta al mondo e seconda in Europa per spesa in space economy in rapporto al Pil (0,55%) ed è il terzo contribuente dell’Agenzia Spaziale Europea nel 2020 con 665,8 milioni, dietro a Germania (1311,7 milioni) e Francia (981,7 milioni). Per spingerne ulteriormente lo sviluppo il governo ha varato il Piano Strategico Nazionale Space Economy, del valore di 4,7 miliardi.
I principali trend della Space Economy
L’Osservatorio Space Economy della School of Management del Politecnico di Milano ha individuato i principali trend della space economy del futuro. Tra questi è stato primo è il progressivo abbassamento dei costi per le aziende spaziali dovuto all’allungamento della vita utile degli asset spaziali e una loro maggiore interconnessione per migliorarne le performance, come nel caso delle costellazioni di satelliti. “Il veicolo sarà sempre più riutilizzabile in missioni successive per renderlo sostenibile dal punto di vista economico e ambientale”, spiega l’osservatorio che individua nella sostenibilità un altro elemento che caratterizzerà la space economy in futuro: le tecnologie spaziali possono contribuire agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030, ad esempio aiutando a sviluppare l’internet satellitare che potrebbe creare opportunità di sviluppo inclusivo ed eliminare il divario digitale fra aree ad alta e bassa connettività.
In primissimo piano anche la questione della connettività, disponibilità di dati e digitalizzazione che rappresentano un altro elemento fondamentale per spingere la crescita della space economy, molti dei cui servizi si basano sulla capacità di raccogliere e sfruttare i dati. Un altro aspetto della digitalizzazione è la creazione di servizi e interfacce user-friendly e accessibili anche a profili meno tecnici. “Cogliere le opportunità offerte da questi trend, però, sarà possibile solo con una regolamentazione favorevole all’innovazione, che consenta alla filiera nazionale di operare in condizioni di vantaggio competitivo e di attrarre capitali”, si legge ancora nell’osservatorio.