Tari gonfiata in alcuni comuni, scattano i rimborsi. Cifra potrebbe superare i 2 miliardi
E’ caos sul fronte Tari in Italia. In alcuni comuni la tassa rifiuti sarebbe stata gonfiata a seguito di alcuni errori di calcolo. Le amministrazioni comunali avrebbero conteggiato in maniera sbagliata la quota variabile del tributo, comportando prelievi decisamente superiori al dovuto, anche il doppio in alcuni casi. In particolare, la quota variabile della Tari sarebbe stata conteggiata riguardo a ogni pertinenza (cantine, box, solai), mentre la formula corretta prevede che si applichi una sola volta per ogni abitazione, comprese le pertinenze.
Al momento non si conosce con esattezza quante e quali amministrazioni si siano rese protagoniste di errori nella determinazione della Tari, alimentando un clima di incertezza tra i cittadini. Alcuni comuni inizialmente coinvolti nei presunti errori di calcolo sulla tassa rifiuti, come Napoli e Genova, si sarebbero smarcati, dichiarando di operare nel pieno rispetto delle norme. Immediata la reazione di alcune associazione a difesa dei consumatori. “Chiediamo agli 8000 comuni italiani di pubblicare entro 48 ore da oggi sui propri siti internet le modalità di calcolo della tassa rifiuti applicate sul propri territorio – ha proposto il presidente di Codacons, Carlo Rienzi – Ciò al fine di determinare con esattezza quali amministrazioni abbiano interpretato in modo errato le norme, e consentire agli utenti di ottenere rimborsi per le maggiori somme pagate”.
Se verrà accertato l’errore, scatterà il rimborso che, secondo le diverse associazioni, dovrà essere automatico e non su richiesta dei residenti, applicabile anche attraverso sconti sulle prossime bollette Tari e comprensivo di interessi legali dalla data del pagamento della tassa ad oggi. “E’ evidente che la Tari gonfiata va immediatamente restituita dai comuni colpevoli, senza che il contribuente sia costretto a procedere a complicatissimi calcoli per accertare se è incappato o meno nell’errore”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Quindi, come già promesso da alcuni sindaci, devono essere i comuni stessi, con un provvedimento di autotutela, a rifare i calcoli e a restituire spontaneamente ed automaticamente i soldi indebitamente percepiti, senza che il cittadino sia costretto a presentare domanda di rimborso o, peggio ancora, a ricorrere in Commissione tributaria.
Una valanga di risarcimenti però potrebbe abbattersi sui comuni italiani, al punto che le casse delle amministrazioni potrebbero correre rischi elevatissimi di default. Si calcola che la cifra complessiva dei rimborsi possa superare i 2 miliardi di euro. E di fronte a questi numeri, c’è già chi avanza l’ipotesi che le amministrazioni alzeranno a tutti le tariffe Tari nei prossimi anni per compensare l’uscita dei rimborsi o spalmeranno le cifre dovute sugli altri cittadini, chiedendo versamenti superiori anche in maniera retroattiva, per il 2017 e il 2016.