Tariff Man colpisce ancora con l’avallo del WTO: ok aumento dazi, Italia rischia conto da 1 miliardo
Dazi del 25% su prodotti di punta del Made in Italy, come pecorino romano, parmigiano reggiano, provolone e prosciutto.
Tariff Man torna a colpire, e lo fa con l’avallo del WTO, ovvero dell’Organizzazione mondiale del Commercio. L’autorità ha dato ragione al piano di Donald Trump, volto a imporre tariffe punitive del 25% su prodotti europei valutati 7,5 miliardi di dollari, come risposta agli aiuti illegali che Bruxelles avrebbe erogato a favore del gigante francese aerospaziale Airbus.
L’annuncio del WTO ha avuto un effetto immediato sui mercati, già gelati dalla paura di una nuova escalation della guerra commerciale e di un peggioramento dell’economia mondiale. Il mondo ha sempre più paura delle mosse di Tariff Man, ovvero del presidente americano Donald Trump, che in più casi è passato dalle parole ai fatti, come dimostrano i ripetuti schiaffi commerciali sferrati alla Cina.
E’ vero che un nuovo round di trattative tra Pechino e Washington è atteso proprio per i prossimi giorni.
Ma, per ora, la luce in fondo al tunnel non si vede affatto. Tutt’altro. Più che di prove di intesa si può parlare a ragione di escalation della guerra dei dazi.
I dazi contro i prodotti europei scatteranno tra l’altro subito, il prossimo 18 ottobre, come ha annunciato il responsabile Usa per il commercio, Robert Lightizer. Il funzionario ha precisato che Trump vuole comunque trattare con l’Ue per limare le tensioni commerciali.
TRA LE VITTIME ILLUSTRI PARMIGIANO REGGIANO E GRANA PADANO
Il parmigiano reggiano sarebbe una delle vittime più illustri del made in Italy: Attualmente il prezzo del Parmigiano Reggiano si attesta in America attorno ai 40 dollari al kg. Se, a causa dei rialzi tariffari, i listini aumentano a 60 dollari al kg, il Consorzio stima una perdita di quota di mercato del 90%.
Riguardo al Grana Padano, i produttori temono una perdita record fino a -90%, di export, qualora la tassa passasse da 2,15 dollari a 15 dollari al chilo, facendo alzare il prezzo al consumo fino a 60 dollari al chilo.
In generale, da un’analisi di Coldiretti, emerge che l’Italia potrebbe pagare un conto da 1 miliardo, a causa dell’ok del WTO all’aumento delle tariffe fino al 100% del valore attuale.
Secondo la Coldiretti, i dazi potrebbero colpire per circa la metà dell’importo il cibo ma anche la moda, i materiali da costruzione, i metalli, le moto e la cosmetica se gli Stati Uniti decideranno di mantenere le stesse priorità della black list indicata dal Dipartimento del Commercio statunitense e pubblicata nel Registro Federale. In pericolo – spiega la Coldiretti – sono soprattutto i formaggi, per le pressioni della lobby dell’industria casearia Usa che ha scritto al Presidente degli Stati Uniti Trump per chiedere di imporre dazi alle importazioni di formaggi europei al fine di favorire l’industria del falso Made in Italy che ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni dal Wisconsin alla California fino allo Stato di New York. Quello americano è, dopo la Germania, il secondo mercato estero per Parmigiano Reggiano e Grana Padano.
Un altro esempio è rappresentato dalla Mozzarella di Bufala Campana Dop che negli Usa costa 41,3 euro al chilo, che salirebbe a 82,6 euro al chilo nel caso fossero applicati dazi pari al 100% del prodotto. Attualmente il dazio sulla mozzarella è di 2 euro al chilo. Per l’olio extravergine d’oliva venduto negli States il prezzo salirebbe da 12,38 euro al litro a 24,77 euro al chilo (attualmente non c’è dazio sull’olio). E pure la pasta aumenterebbe sulle tavole americane a 3,75 euro al kg rispetto agli attuali 2,75 euro al kg. Per penne e spaghetti il dazio è in media di 6 centesimi al kg. E in pericolo c’è pure il Prosecco, il vino italiano più esportato all’estero che ha visto gli Stati Uniti – ricorda Coldiretti – diventare nel primo semestre del 2019 il principale mercato davanti alla Gran Bretagna, grazie a un aumento in valore del 41%. Il prezzo negli States volerebbe da 10-15 euro a bottiglia a 20-30 euro a bottiglia. In gioco – continua la Coldiretti – ci sono dunque settori di punta dell’agroalimentare nazionale in Usa a partire dal vino che con un valore delle esportazioni di 1,5 miliardi di euro nel 2018 è il prodotto Made in Italy più colpito, l’olio di oliva le cui esportazioni nel 2018 sono state pari a 436 milioni, la pasta con 305 milioni, formaggi con 273 milioni, secondo lo studio della Coldiretti.