Tassi Bce: frenata economia allontana primo rialzo
La politica monetaria della Banca centrale europea (Bce) rimarrà accomodante ancora a lungo, nonostante il piano di Quantitative Easing (QE) si stia avviando verso la conclusione. Il piano di acquisto di asset da parte dell’istituto di Francoforte terminerà a fine anno, come programmato, aprendo ufficialmente la strada alla normalizzazione della politica monetaria anche in Europa (dopo gli Stati Uniti), vale a dire a un rialzo dei tassi di interesse. Ma non nell’immediato. Anzi. Si allontana l’ipotesi di un aumento del costo del denaro nei prossimi mesi, probabilmente ben oltre l’estate 2019, viste le prospettive economiche più deboli per l’Eurozona. E così si allontana il rischio di ricadute per mutui e prestiti.
QE terminerà a fine anno, e dopo?
Nella riunione odierna, l’ultima del 2018, la Bce ha confermato tassi a zero e prospettiva di stop agli acquisti di asset a fine anno. Nel dettaglio, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,40%. Contemporanemanete il piano di QE terminerà con la fine dell’anno. Nel corso della conferenza stampa successiva all’annuncio di politica monetaria, Draghi ha ribadito che “la politica monetaria rimarrà accomodante”, anche se questo mese ci sarà la fine del QE, aggiungendo che la Bce sta “pensando a un altro strumento a sostegno della liquidità”. Per quanto riguarda i tassi di interesse di riferimento, la Bce ha ribadito che si manterranno su livelli pari a quelli attuali almeno fino all’estate del 2019.
Quadro economico più debole del previsto
Un quadro economico più debole del previsto per l’Eurozona allontana a oltre l’estate del 2019 l’ipotesi di rialzo dei tassi da parte della Bce. L’istituto ha tagliato le stime sulla crescita del Pil dell’Eurozona a +1,9% per il 2018 e al tasso di un +1,7% per il 2019, quindi in rallentamento. Invariata la previsione di un +1,7% per il 2020. Considerata la debolezza di alcuni dati macroeconomici, “è possibile una crescita del Pil più debole”, ha ammesso lo stesso Draghi, che vede nella domanda interna un sostegno per l’economia. Tra i maggiori rischi invece, Draghi ha citato la geopolitica, facendo riferimento anche al protezionismo, ai mercati emergenti, alla volatilità dei mercati. Per questo motivo, il presidente dell’Eurotower ha affermato che il Consiglio direttivo della Bce “rimarrà pronto a effettuare aggiustamenti della propria politica monetaria in qualsiasi momento”, se necessario.
Inflazione verso il target del 2%, ma stimoli ancora necessari
Tagliate anche le stime sull’inflazione dell’Eurozona relative al 2019, a un +1,6%, mentre è stata alzata quella relativa al 2018 all’1,8%. Confermati outlook 2020 e 2021 rispettivamente all’1,7% e 1,8%. “L’inflazione nell’Eurozona continuerà a convergere verso il nostro obiettivo, ma gli stimoli monetari sono ancora necessari”, ha detto il numero uno della Bce.