Tim nega due diligence a Kkr. Si procede con piano stand alone e si valutano nuove offerte
Prosegue l’incertezza su Tim che al momento si muove in ribasso del -2,56% trovandosi ora a quota 0,303 euro. Al termine del consiglio di amministrazione di ieri, Tim ha fatto sapere di aver stabilito all’unanimità di non concedere a Kkr la due diligence richiesta. Il fondo americano ha più volte richiesto la due diligence su Tim prima di procedere con la sua offerta fatta a fine novembre 2021 di 10,8 miliardi di euro. Di fatto Tim non vuole concedere, in questa fase, al fondo di fare un’indagine approfondita di tutte le informazioni necessarie per valutare tutte le attività di Tim. Nella scorsa settimana Kkr aveva fatto sapere di non poter confermare la proposta indicativa di 50,5 centesimi ad azione senza prima aver accesso a una due diligence cosa che ora è stata ufficialmente negata. Tuttavia, per cercare di non chiudere tutte le porte, la società di telecomunicazioni fa sapere che “qualora kkr decidesse di presentare un’offerta concreta, completa e attrattiva (che contenga, fra le altre cose, anche l’indicazione del prezzo per azione ordinaria e di risparmio di Tim), il cda di Tim sarà nella posizione di riconsiderare la propria decisione nell’interesse di tutti gli azionisti”. Dall’altro lato Kkr, pur non essendo in grado di confermare i termini della manifestazione indicativa non vincolante, ha dichiarato di essere comunque disponibile a esplorare qualsiasi altra operazione nell’interesse della società, dei suoi azionisti e del Paese”. A riguardo il fondo americano negli ultimi mesi ha elencato le circostanze che hanno determinato l’impossibilità di confermare la potenziale operazione. In particolare, per il fondo americano il contesto di mercato è cambiato e il cambio di atteggiamento di Kkr è legato in primo luogo al profit warning di Tim comunicato a dicembre scorso a seguito dell’annuncio di risultati inferiori alle aspettative per l’esercizio 2021. Inoltre, non convince la nuova guidance sul piano strategico 2022-2024 che sarebbe significativamente inferiore alle stime del mercato e l’altro elemento di preoccupazione è il downgrade delle agenzie di rating con outlook negativo.
Se da una parte si stanno annullando le probabilità che si realizzi l’Opa di Kkr, dall’altra aumentano sempre più le possibilità che si concretizzi il progetto della rete unica con Tim e CdP unite nell’obiettivo di accelerare lo sviluppo dell’infrastruttura in fibra. A riguardo il 2 aprile Tim ha ufficialmente comunicato la firma di un accordo di riservatezza con Cassa depositi e Prestiti al fine di avviare le interlocuzioni preliminari riguardanti l’eventuale integrazione della rete di Tim con quella di Open Fiber, di cui CdP detiene il 60% del capitale sociale. L’obiettivo di questo progetto è una fusione delle attività di rete fissa tra Tim e la più piccola rivale Open Fiber, sostenendo in questo modo l’obiettivo del Governo di costruire una sola rete nazionale in fibra evitando di duplicare gli investimenti soprattutto in quelle aree del Paese considerate a bassa redditività. L’accordo di riservatezza firmato qualche giorno fa è funzionale ad avviare indicativamente entro il 30 aprile il protocollo di intesa (memorandum of understanding) con l’obiettivo di definire il perimetro e i principali criteri di valutazione del progetto di integrazione.
Nel piano industriale di Labriola c’è anche l’ipotesi di divisione di Tim in una società incaricata di gestire la rete (NetCo) e una seconda società (ServCo) incaricata di gestire i servizi. Tuttavia, questa soluzione potrebbe richiedere diversi mesi e servirebbe l’approvazione da parte delle autorità di regolamentazione europee.
Altro tema è l’offerta di Cvc. Il fondo britannico ha avanzato una proposta non vincolante avente oggetto l’acquisto del 49% di ServCo la nuova impresa di Tim. Il fondo avrebbe valutato l’asset per 6 miliardi di euro e Tim ritiene questa valutazione troppo bassa e su questo punto rimangono aperte le discussioni.
E come se quello attuale non fosse di per sé uno scenario abbastanza complesso ci sarebbe un altro fondo inglese interessato al dossier della ServCo, oltre a Cvc. Si tratta del fondo Apax che sta esaminando gli asset della ServCo suddivise secondo i piani di Labriola in Consumer e Enterprice.
Intanto ieri il board di Tim ha proceduto a confermare all’unanimità il direttore generale, Pietro Labriola, come amministratore delegato della società, conferendogli tutti i poteri già in precedenza attribuiti.