TIM: titolo torna a infiammarsi a Piazza Affari. KKR smentisce rumor, ma il mercato scommette su novità decisive in vista cda
Nuovo scatto a Piazza Affari per il titolo TIM, dopo la parentesi negativa di ieri che lo ha visto scendere di oltre il 4%, sulla scia della dichiarazione del principale azionista Vivendi, che ha rimandato al mittente KKR la proposta di acquisto di 0,505 euro per azione, reputandola non sufficiente.
Le quotazioni del gruppo di tlc entrato nel mirino del fondo americano di private equity balzano sul Ftse Mib fino a oltre +9%, in attesa del cda in calendario dopodomani, venerdì 26 novembre.
Il caso vuole tra l’altro che il cda si riunisca proprio il giorno in cui il presidente del Consiglio Mario Draghi e il presidente francese Emmanuel Macron apporranno la firma al Trattato del Quirinale.
Il 26 novembre potrebbe essere il giorno della resa dei conti tra la gestione attuale di TIM, in mano al ceo Luigi Gubitosi, e proprio i francesi di Vivendi, che scalpitano per un cambio ai vertici del gruppo. All’ordine del giorno del cda straordinario ci sono la “strategia e l’organizzazione” dell’azienda.
Non è prevista per ora la discussione sulla proposta di KKR, di cui il cda ha preso atto domenica scorsa, diramando un comunicato sulla manifestazione di interesse ricevuta dal fondo: ma l’ordine del giorno potrebbe cambiare fino a 12 ore prima dell’evento, e il consiglio prima o poi dovrà pronunciarsi, non tanto sulla congruità del prezzo, come scrive oggi il Sole 24 Ore, quanto sul fatto se il progetto portato dal fondo Usa sia “nell’interesse dell’azienda, che nessuno comunque ha messo in vendita visto che oltretutto le quotazioni pre offerta erano a livelli da depressione storica”.
Dal canto suo, KKR ha smentito l’intenzione di rivedere al rialzo la proposta, dopo le indiscrezioni riportate da Blooomberg, secondo cui il gruppo di private equity si sarebbe già attivato per sondare l’eventualità di aumentare l’offerta da 0,505 euro per azione a 0,70-0,80 euro. D’altronde, prima che il prezzo dell’Opa venga eventualmente rivisto al rialzo, KKR deve dare il via alla due diligence e, secondo fonti vicine al dossier, TIM non avrebbe messo ancora a disposizione del fondo la documentazione contabile.
Bloomberg ha riportato, anche, che nell’arena delle società di buyout si ritiene che il prezzo giusto da offrire per rilevare TIM debba essere di almeno 0,90 euro.
Altri fondi di private equity potrebbero fare uno scatto in avanti da un momento all’altro e presentare offerte considerate più appetibili, soprattutto agli occhi dei francesi di Vivendi.
Tra i fondi interessati a TIM ci sarebbero – secondo le indiscrezioni stampa emerse negli ultimi giorni – il fondo Cvc Capital Partner, che ha visto la luce negli anni ’90 con uno spin-off di Citibank e che, secondo quanto riportato oggi da Repubblica, insieme a Nomura e Advent. Altri interessati sarebbero il fondo britannico Bain e la svedese Eqt.
E’ pur vero che Kkr beneficia del fatto di aver fatto la prima mossa, contattando tra l’altro in anticipo il governo, secondo i rumor che circolano in queste ore. Kkr è già azionista, inoltre, della controllata di TIM FiberCop, con una quota pari al 37,5%.
Riguardo al piano che KKR avrebbe, indiscrezioni sono emerse oggi con un articolo del Sole 24 Ore, i cui punti salienti sono stati riportati dalla nota odierna di Equita SIM:
“Il sole24ore fornisce oggi alcune indiscrezioni che possono aiutare a capire i contorni della proposta di KKR. Secondo il giornale, che ricorda come il CdA non debba esprimersi sulla congruità del prezzo (per altro per ora indicativo) ma sul fatto che la proposta sia nell’interesse dell’azienda, il piano di KKR prevede lo scorporo della rete per offrirla ‘a termine’ a CDP dopo qualche anno, a processo completato. Questa ipotesi ci sembra più credibile rispetto a indiscrezioni che ipotizzano un intervento sulla rete ex-ante (separazione prima dell’OPA) o un’accelerazione sul progetto rete unica. KKR infatti manterrebbe la piena esposizione all’asset infrastrutturale, il focus primario del fondo, garantendo gli investimenti necessari nei prossimi anni e poi offrendo un percorso che punta alla rete unica, con tempistiche coerenti con il complesso esame del regolatore europeo”.
Per la precisione il Sole 24 Ore ha scritto che “a quanto risulta, il progetto (di KKR), è centrato sullo scorporo della rete per offrirla ‘a termine’ alla Cdp, orientativamente dopo qualche anno, a riassetto completato. In questo scenario sarebbe poi la Cdp a decidere se tenere due partecipazioni distinte nella rete Telecom e in Open Fiber oppure se realizzare la ‘rete unica’, a questo punto totalmente scollegata da Telecom. L’obiettivo cioè è di replicare il modello Terna, applicato nel campo dell’elettricità, alla rete portante delle tlc italiane”.
La nota di Equita va avanti, ricordando che, “in merito all’offerta, ieri sera Bloomberg riportava indiscrezioni di KKR pronta a rilanciare sul valore indicativo proposto, in area 0,70-0,80 per azione e fino a 0,90, in modo da superare le obiezioni di Vivendi. KKR ha poi ‘smentito’, dicendosi totalmente focalizzato sull’offerta presentata al board nei termini comunicati domenica (0,505 per azione)”.
“A nostro avviso – si legge ancora nella nota della SIM milanese- il punto critico è verificare se l’offerta avrà il gradimento del CdA. In caso positivo, pensiamo che possa emergere spazio negoziale sulla valutazione. Sul tema governance, appare ancora incerto se il CdA confermerà il supporto al CEO (Luigi Gubitosi). Vivendi secondo più fonti sembra intenzionata a proporre un cambio di management, ma la richiesta sarà formalizzata solo se Vivendi sarà stata in grado di trovare supporto della maggioranza del board. Il Messaggero ipotizza inoltre che il CdA possa avocare a sé alcune deleghe tra cui la gestione della trattativa con KKR. Il cambio di management a nostro avviso sarebbe un ulteriore elemento di complessità per l’offerta KKR”.
Da segnalare che Equita SIM ha un rating “hold” sulle azioni ordinarie di Tim, con target price a 0,32 euro e un rating ancora a “hold” sulle azioni di risparmio, con target price a 0,34 euro.
Vale la pena segnalare anche il commento arrivato sul dossier TIM dagli analisti dell’agenzia di rating tedesca Scope: “se Telecom Italia dovesse cambiare proprietà, allora un takeover da parte di un fondo di private equity sarebbe il modo più probabile di farlo”, fanno notare gli esperti.
In Europa gli esempi non mancano, con i casi degli investitori “Xaviel Niel e Patrick Drahi che hanno reso private le holding degli operatori di tlc tra le più importanti in Francia, come Free e SFR, rispettivamente nell’ultimo anno, dopo un periodo in cui i titoli avevano sottoperformato. KKR aveva cercato in precedenza di acquistare KPN NV in Olanda”.
Jacques de Greling, analista di Scope, ha messo in evidenza che “il mercato italiano delle tlc è particolarmente sfidante, in quanto tra i più maturi in Europa, con pochi segnali che indicano che il lungo periodo di indebolimento della crescita stia arrivando alla fine”.
“KKR è potenzialmente ben posizionata in Italia – ha continuato Greling, facendo notare che la società è azionista di FiberCop (controllata da TIM) con una quota del 37,5%.
“In secondo luogo – ha sottolineato l’analista – il management di Telecom Italia fa fronte a una pressione intensa per dare una svolta al business, dopo i due recenti profit warning, e con il prezzo del titolo che è scambiato a un valore inferiore alla metà di quello a cui Vivendi, principale azionista con una quota del 24%, lo aveva acquistato. Terza cosa, la prospettiva di una Telecom Italia che trovi un cavaliere bianco nelle vesti di un altro operatore telefonico europeo è pari a zero. Le fusioni tlc cross-border tra aziende di grandi dimensioni offrono risparmi sui costi trascurabili e nessun guadagno in termini di fatturato in Europa”.
De Grieling ha continuato, ricordando che “Telecom Italia è riuscita a sventare i precedenti tentativi di diversi partner industriali di imprimere una svolta al business, come della spagnola Telefonica e di Olivetti, che hanno preceduto Vivendi in qualità di grandi azionisti”.
“Detto questo, affinché questa operazione si realizzi (quella dell’Opa di KKR), è necessario che KKR ottenga il consenso di Vincent Bolloré, azionista di controllo di Vivendi, e del governo italiano – che ha una golden share e che ha una partecipazione indiretta attraverso Cassa Depositi e Prestiti – per il quale l’infrastruttura della rete di Telecom Italia rimane un asset strategico“.