Tria avalla taglio Irpef e rompe tabù su aumento Iva, ma a decidere sarà la politica
Niente scontri titanici con i due viceremier anche se le diversità di vedute continua a trasparire dalle parole di Giovanni Tria. Il ministro delle Finanze bolla come fantasiose le ricostruzioni giornalistiche e apre a un taglio dell’Irpef, mentre non esclude a priori un aumento dell’Iva.
Nessun tabù sull’Iva quindi in vista delle scadenze autunnali con clausole di salvaguardia per 23,1 miliardi che se non disinnescate farebbero scattare l’aumento dell’Iva.
Nell’intervista concessa a Il Messaggero il ministro del Tesoro afferma che “su questo argomento mi limito a dire che nel 2006 ho ricevuto un premio giornalistico per un articolo nel quale spiegavo le virtù di un’imposta più spostata sui consumi che sulle persone. E qui mi fermo, perché si tratta di una posizione scientifica non di una decisione politica”, argomenta Tria che aggiunge: “In ogni caso nel Def vi sono indicazioni sui tagli di spesa che, insieme a un Pil che ci aspettiamo in crescita, potranno aiutare senza aggiungere squilibrio ulteriore al debito”.
Taglio Irpef necessario
Il Def ha fatto solo un accenno in materia di flat tax. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, rimarca come il taglio dell’Irpef “è un atto di giustizia necessario, soprattutto per i ceti medi che per anni hanno subito gli effetti dannosi di un fiscal drag, soprattutto negli anni di alta inflazione, da tutti contestato ma che nessuno ha mai provveduto ad attenuare”. “Quindi sicuramente interverremo, il come lo vedremo in autunno”, aggiunge Trai in un’intervista concessa a Il Messaggero.
Rilettura positiva delle stime dell’FMI
Sul Def appena approvato il ministro asserisce che ci sono vari modi per leggere i numeri contenuti nel Def: “E se le dicessi che quello 0,2% implica che nell’ultimo trimestre la crescita su base annua deve raggiungere l’1,2%? Dobbiamo calcolare che i nuovi provvedimenti produrranno effetti visibili solo nel secondo semestre. E poi ci sono i raffronti del Fmi, che ci confortano”. Tria pone l’accento sul fatto che il Fondo, rispetto alle previsioni di crescita 2019 indicate ad ottobre, ha apportato un taglio dello 0,6% per l’Eurozona, per l’Italia dello 0,9% e per la Germania dell’1,1%. Inoltre, “se confrontiamo questi numeri con la correzione relativa al 2020, vedrà che l’Italia è in posizione ancora meno critica: a fronte di un ulteriore taglio dello 0,2% per Eurozona e Germania, nessuna correzione per l’Italia. Ancora più significativa è la previsione sul differenziale di crescita con la Germania che, tradizionalmente attorno all’1%, è previsto ridursi nel 2020 allo 0,5%”.