Tria-Conte: no patrimoniale e manovra bis. Ministro: ‘critici godono per cattive notizie come tricoteuses a ghigliottina’
Niente patrimoniale. Lo dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore. Lo dice anche il ministro dell’economia Giovanni Tria, che ha ripreso tra l’altro una frase proferita dal ministro degli Affari europei Paolo Savona, ora candidato dal governo per la presidenza della Consob, laddove, parlando anche dell’ipotesi di una manovra correttiva, ha affermato:
Manovra bis? “Una fissazione, non è il momento”.
Da segnalare che era stato lo stesso Savona, settimane fa, a escludere la necessità di una manovra correttiva, parlando anche lui di fissazione e anche di una malattia mentale.
In risposta ai critici che continuano a vedere l’Italia sull’orlo dell’abisso, incapace di risollevarsi, Tria ha paragonato i cosiddetti ‘gufi’ alle “tricoteuses attorno alla ghigliottina, quelle popolane che lavoravano a maglia e applaudivando durante le esecuzioni”.
Il ministro ha continuato, lamentandosi del fatto che, “appena arriva una notizia cattiva sull’economia, tutti godono: sono delusi che non ci sia stato il downgrade, e dicono che ci sarà la prossima volta”.
“Si può odiare questo governo”, ha fatto notare, ma “siamo tutti italiani e non si possono dire delle cose contro l’andamento dell’economia italiana: se le cose vanno male, vanno male per tutti”.
Tria è stato fermo anche riguardo all’ipotesi di un aumento dell’Iva nel 2020: “Follie, speculazioni giornalistiche”.
Linea compatta con il governo, dunque, se non fosse per quella frase sulla Tav che ha fatto infuriare Luigi Di Maio, e che ora sta alimentando speculazioni anche sul futuro della sua poltrona.
Anche Conte, nell’intervista al Sole 24 Ore, ha rimandato al mittente le speculazioni su una patrimoniale o su una manovra correttiva:
“Ho già escluso la patrimoniale ed è prematuro opinare eventuali interventi o formulare valutazioni così negative già nel mese di febbraio. Posso garantire la massima attenzione da parte del Governo sulla tenuta dei conti pubblici. Anche grazie alle misure di monitoraggio e quelle di blocco dell’erogazione della spesa contenuta nella legge di bilancio. Mi riferisco ai due miliardi della clausola di salvaguardia. Alle stime e alle previsioni vogliamo rispondere con la concretezza delle azioni a sostegno del lavoro e a sostegno dell’impresa. Il quadro di finanza pubblica non lo miglioriamo stringendo la cinghia ma premendo sull’acceleratore”.
Interpellato sul fatto che i “numeri parlano però di 8-9 miliardi che mancano all’appello per il quadro di crisi economica più i 23 miliardi di clausole Iva da disinnescare, per un totale di 32 miliardi”, il premiert ha risposto:
“Pensiamo a una revisione completa del sistema di tax expenditures. Con la prima manovra economica abbiamo avuto poco tempo, invece con la nuova manovra avremo più tempo per operare questa revisione e affidarci al piano di investimenti per evitare l’incremento dell’Iva”.
Il premier ha anche illustrato il suo piano di crescita per l’Italia, spiegando in particolare il contenuto dei decreti Investitalia e Strategia Italia, varati al fine di sbloccare i cantieri dei grandi lavori:
“Investitalia è una struttura di missione formata da tecnici e funzionari che hanno il compito di coordinare, presso la presidenza del Consiglio, la realizzazione del piano di investimenti al fine di renderlo più efficace. Strategia Italia è la cabina di regia che svolge il coordinamento politico e amministrativo, in collegamento con il Cipe. Con queste strutture creiamo l’autostrada a tre corsie per la crescita: investimenti, innovazione e semplificazione. E’ come se mettessimo a disposizione di un guidatore una Ferrari. Finora nessuno ha premuto l’acceleratore, ora il Governo vuole rimettere il turbo all’Italia sul fronte delle infrastrutture”. Affrontati anche altri temi, come l’ambizioso piano di privatizzazioni dell’immobiliare, per cui Conte non ha escluso la partecipazione della Cassa depositi e risparmi, e come anche la possibilità di una fusione tra Leonardo e Fincantieri che, ha detto, non rientra al momento nell’agenda di governo.