Tria difende la Manovra, ma porterà ad aumento pressione fiscale già dal 2019
Il testo della Manovra è passato alla Camera dopo l’infuocata discussione di ieri in commissione Bilancio della Camera. Al centro della polemica il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, attaccato dalle opposizioni, in particolare il Pd, per i riferimenti all’operato dei governi precedenti.
Il testo della Manovra è così approdato alla Camera che dovrà approvarlo entro il 31 dicembre per evitare l’esercizio provvisiorio del bilancio.
Tria nega riduzione spesa per investimenti
Il ministro Tria ha difeso l’impostazione della manovra che riduce la spesa corrente nel 2019 senza ridurre gli investimenti. Versione in disaccordo con quanto riferito sempre in commissione Bilancio dall’Upb che vede le variazioni introdotte nell’iter parlamentare determinare un’inversione di segno nell’effetto netto complessivo sulla spesa per investimenti e contributi agli investimenti nel 2019: da un aumento di 1,4 miliardi inizialmente previsto si passa a una riduzione di circa un miliardo.
Capitolo tasse. Altro punto caldo è quello fiscale con l’Upb che stima per il 2019 una pressione fiscale in aumento al 42,5% del Pil dal 42% del 2018. Pressione fiscale che negli ultimi anni era scesa costantemente. Il presidente dell’Upb, Giuseppe Tesauro, rimarca che negli anni successivi, se non considerate le clausole di salvaguardia, si arriva al 42,8% nel 2020 e al 42,5% nel 2021.
L’Upb non vede come scenario base quello di una recessione, ma avvisa che il rischio c’è. Rispetto al quadro macroeconomico programmatico della NADEF e recepito nel DPB – quadro non validato dall’UPB – il nuovo scenario macroeconomico ipotizzato dal Governo – sottolinea Pisauro – registra una revisione al ribasso delle previsioni di crescita: dall’1,2 all’1,0 per cento nel 2018; dall’1,5 all’1,0 per cento il prossimo anno. Per l’Upb, “il quadro di finanza pubblica per il 2019 presenta caratteri di transitorietà (causa interventi una tantum) e, soprattutto, come testimoniato dalla creazione di un accantonamento di 2 miliardi a garanzia della tenuta del saldo, di incertezza”.