Tria, incontro con Centeno (Eurogruppo): ‘per evitare procedura infrazione Ue manovra dovrebbe essere suicida’
L’incontro avviene a Roma: da un lato Giovanni Tria, ministro dell’economia, interlocutore italiano probabilmente preferito (insieme a Mario Draghi e ad Andrea Enria) di Bruxelles. Dall’altro c’è Mario Centeno, presidente dell’Eurogruppo, la cui riunione, tenutasi lunedì scorso, ha avuto per oggetto proprio la legge di bilancio del governo M5S-Lega.
In quell’occasione, l’Eurogruppo ha pubblicamente appoggiato l’opinione della Commissione europea (praticamente la bocciatura) sulla manovra.
Il ministro Tria tuttavia non si scompone, così come non si è scomposto qualche ora prima durante l’audizione che ha tenuto presso le commissioni bilancio di Camera e Senato. Dice anzi di più, a dispetto del richiamo alla responsabilità che era arrivato qualche giorno fa anche dal numero uno della Bce, Mario Draghi:
“Per evitare” una procedura di infrazione Ue per deficit eccessivo, avverte il titolare del Tesoro, “dovremmo fare una manovra di restrizione fiscale violentissima, dovremmo andare a un deficit dello 0,8% del Pil che, per una economia in forte rallentamento, sarebbe un suicidio. Non credo che nemmeno la Commisione Ue se la aspetti”.
Niente da fare, dunque, per il collega Centeno, che poco prima aveva detto nella conferenza stampa congiunta con Tria, a Roma, di sperare nella presentazione di una manovra “migliorata”.
Ma davvero Giovanni Tria rimarrà ancorato sulle sue posizioni? Qualcosa – che secondo l’esecutivo giallo-verde equivale a una sorta di apertura – ci sarà.
Il ministro ha detto infatti che, nel nuovo progetto di bilancio che l’Italia presenterà alla Commissione europea entro martedì 13 novembre (data di scadenza per la risposta alla bocciatura Ue della manovra) “chiariremo alcune condizioni e porremo condizioni che assicurino che da lì (2,4% del Pil, ovvero target sul deficit-Pil su cui si basa la manovra) come saldo non ci si sposta, e poi terremo conto del mutamento progressivo della situazione economica e di quello che sta accadendo in Italia”.
Quello insomma che l’Italia dell’esecutivo giallo-verde si appresta a fare, non è cambiare i contenuti della manovra ma, piuttosto, cercare di garantire a Bruxelles che quel target sul deficit-Pil inciso nella nota di aggiornamento del Documento di bilancio (NaDef) , pari al 2,4%, non sarà sforato. In realtà, l’Ue non crede affatto a un tale scenario già da adesso, se si considera che per il 2019 prevede un target ancora superiore, pari al 2,9%.
Già nel corso della sua audizione alle Commissioni di Camera e Senato, Tria aveva ribadito che il governo intendeva “confermare nei suoi capisaldi fondamentali” il contenuto della manovra. Manovra che tra l’altro, a suo avviso, avrebbe dovuto essere anche più espansiva, al fine di stimolare la crescita dell’economia italiana.
“Ci rendiamo conto che i problemi rilevati richiederebbero una manovra espansiva forse più incisiva di quella programmata – aveva detto – ma è stato necessario trovare un corretto equilibro tra stabilità finanziaria e stabilità sociale, perché entrambe sono necessarie”.
A tal proposito, Tria aveva precisato che non c’era nessun pericolo patrimoniale, confermando le rassicurazioni arrivate nelle ultime settimane da altri rappresentanti del governo:
“Non ci sarà nessuna patrimoniale. Una operazione del genere si confermerebbe infatti una “operazione suicida”.
Poi, la precisazione con Centeno:
“Quando dico che i pilastri non cambieranno significa che le condizioni che osserviamo ci suggeriscono di non cambiare l’impianto della manovra. Le caratteristiche fondamentali saranno ribadite, saranno ribadite le ragioni, continueremo a discutere considerando che il deterioramento delle aspettative sulla economia italiana ci conferma la bontà della nostra manovra, ma sentiamo anche le ragioni della Commissione europea che tutela il rispetto delle regole”.
Tuttavia, senza voler sottovalutare l’Ue, Tria ha affermato anche di non ritenere scontato l’arrivo di una procedura d’infrazione sull’Italia da parte di Bruxelles.
“Nel passato ci ritenevano adempienti perché per il futuro veniva dato un aggiustamento strutturale basato sull’aumento dell’Iva. Quindi veniva abbastanza chiaramente rimandato un problema nel futuro. Il futuro è arrivato e lo dobbiamo affrontare noi; quindi questa politica fiscale che veniva data per sfuggire alla procedura sul debito la dobbiamo affrontare noi“, spiega il ministro.
Dal canto suo, Centeno ha cercato di utilizzare tutti gli strumenti di persuasione di cui l’Ue dispone: La ripresentazione del progetto di Bilancio, ha suggerito, “offre all’Italia l’opportunità di disperdere i dubbi”, che la manovra, nella sua versione originale, ha alimentato “sui mercati e tra i partner europei”, scatenando anche “un certo allarme sui costi di finanziamento del debito” che alla fine vengono pagati dalle imprese e dalle famiglie.