Tutte le promesse di Salvini in manovra calcolata a 42 mld. Lui: decifit può aumentare, ‘regola 3% non è Bibbia’
Legge di bilancio, rapporti con Bruxelles, gasdotto TAP, TAV: l’approccio di M5S e Lega si mostra diverso su un bel po’ di questioni che il governo si appresta ad affrontare.
Nel fine settimana, diverse sono state le dichiarazioni arrivate dagli esponenti di entrambi i partiti, in particolare sulla manovra, a seguito del supervertice che si è svolto lo scorso venerdì a Palazzo Chigi. Supervertice in vista di un nuovo incontro che, riporta La Repubblica, si terrà dopodomani 8 agosto.
Il governo dovrebbe poi fissare i nuovi target sui conti pubblici entro il 30 settembre e presentare infine la legge di bilancio a Bruxelles entro il prossimo 15 ottobre.
C’è da dire che Di Maio si è mostrato nelle ultime ore in una posizione meno conflittuale con l’Ue rispetto a quanto fatto, invece, da Salvini. Che, per esempio, ha affermato di non escludere un aumento del deficit per finanziare le riforme auspicate:
“Faremo di tutto per non aumentarlo. Ma se si tratta di aiutare imprese e famiglie i vincoli europei si possono superare. La regola del 3% non è la Bibbia”.
Tra l’altro oggi La Repubblica scrive che la manovra di Matteo Salvini costa 42 miliardi e che il ministro dell’economia Giovanni Tria dovrà adattarsi.
Nel quotidiano si legge che le misure che Salvini auspica, (modifiche alla legge Fornero, ma anche il taglio di 20 centesimi sulle accise dei carburanti, flat tax per le partite IVA) presenterebbero un costo di quasi 42 miliardi, 20 miliardi in più da quanto messo in preventivo da Tria.
Una chiara sfida lanciata a Bruxelles da parte del leader della Lega, a fronte di un Di Maio decisamente più mite:
“Non c’è bisogno di nessuno strappo con l’Unione europea ma un dialogo decisivo e sincero per riuscire ad ottenere delle cose”.
Ancora: “abbiamo in mente un progetto ambizioso di legge di bilancio, con cui porteremo avanti tutte le politiche di dialogo con l’Ue sia tutte le politiche di spending review e di riorganizzazione della spesa pubblica”.
Detto questo, è stato lo stesso Salvini a frenare sull’inclusione immediata, nella legge di bilancio, di tutte le promesse sbandierate nella campagna elettorale e scritte nero su bianco nel contratto di governo:
“Per carità, nessuno pretende di cambiare il mondo in quattro mesi. Dovrà esserci un avvio, un inizio, di tutte queste cose”. Così ha risposto il ministro dell’Interno e vicepremier interpellato dal Foglio, riguardo a una manovra che possa includere subito la flat tax, il reddito di cittadinanza e l’abolizione della Fornero.
“C`è un governo con un arco temporale di cinque anni. E’ chiaro che la manovra di autunno dovrà mandare segnali di rottura rispetto al passato“. Noi, ha continuato, vogliamo “mantenere i conti in ordine ma scommettiamo sulla crescita del paese”, e dunque “faremo il possibile per rispettare tutti i parametri, numeri e numeretti”.
Detto questo, intervistato da un giornalista di Agorà, Salvini ha promesso agli italiani che l’Iva non aumenterà: “L’Iva non aumenterà, è escluso”, ha detto.
Sulla questione del gasdotto Tap, la tensione si è intensificata con il messaggio postato su Facebook di Barbara Lezzi, ministro per il Mezzogiorno, che ha confermato il suo no all’opera. Così nel messaggio su FB:
“Caro Matteo Salvini, in Italia servono le infrastrutture ed in particolar modo ne hanno estremo bisogno il sud e le aree interne del centro-nord. È la carenza di questo genere di investimenti che ha provocato una perdita ulteriore di posti di lavoro al sud di 300.000 unità durante gli anni della crisi. Non si è mai osservato il riparto della quota ordinaria degli investimenti per popolazione. Al sud spetterebbe almeno il 34% e siamo a poco meno del 29%. Strade sicure, ferrovie, scuole, ricerca, università, bonifiche, anti-dissesto idrogeologico, energia pulita. Questi sono gli investimenti che L’Italia aspetta“.
Di Maio cerca di mediare, fiducioso nella possibilità che alla fine si trovi un accordo. Ma c’è anche il caso TAV, con Salvini che ribadisce il suo via libera alla realizzazione dell’opera, anche se con le dovute cautele:
“Lì il discorso è più lungo. Bisogna calcolare fino all’ultimo centesimo. Aspetto i risultati degli studi. In linea di massima, culturalmente sono più per fare che per disfare. Se non fare la Tav ci costasse due, tre o quattro miliardi, è chiaro che andrebbe fatta”.
Mentre Di Maio afferma: “Sulla Tav il M5S “non ha pregiudizi, ma va ricordato che si tratta di spendere 10 miliardi per andare da Torino a Lione in un paese in cui spesso i cittadini non hanno autobus, strada e metro nelle periferie. Facciamo in modo di discuterne in modo tale da risolvere le cose non a mezzo stampa”.