Una crescita da zero virgola molto vicina allo zero, Ue stronca stime governo. Su reddito cittadinanza effetto ‘marginale’
Un downgrade pesante che, oltre a colpire l’Italia, colpisce l’intera Eurozona. La Commissione europea ha annunciato oggi di aver rivisto al ribasso il target di crescita dell’area euro. Per l’intero blocco, Bruxelles stima ora una crescita del prodotto interno lordo dell’1,3% nel 2019, rispetto al +1,9% previsto a novembre. Downgrade significativo, comunque inferiore a quello che colpisce l’outlook sul Pil italiano, che viene sforbiciato di ben 1 punto, dal precedente +1,2% atteso ad appena +0,2%.
Taglio delle stime anche per la Germania, l’economia numero uno in Europa: in questo caso, l’espansione è prevista a un tasso dell’1,1%, rispetto al +1,5% del 2018 e al +1,8% precedentemente atteso per quest’anno.
La Commissione ha tagliato l’outlook per le principali economie del blocco dell’Eurozona, avvertendo che sia la Brexit che il rallentamento dell’economia cinese rischiano di rendere l’outlook peggiore.
Dal comunicato, tuttavia, emerge anche che l’outlook sull’Italia è il più basso sia del blocco dell’Eurozona che dell’intera Unione europea. Insomma, l’Italia si conferma ancora ultima della classe, e la notizia negativa è che il divario con la crescita media dei paesi europei è anche atteso in rialzo, dallo 0,9% nel 2018 all’1,1% nel 2019 per scendere a 0,8% nel 2020. Solo nel 2015 la distanza rispetto alla media Eurozona è stata superiore, a 1,2%, stesso livello del periodo 2010-2014.
Downgrade anche sul Pil del 2020, atteso ora in espansione dello 0,8%, 4 decimali di punto in meno rispetto alle previsioni di novembre. Nel caso dell’Italia viene fatto notare, ancora che, Brexit e rallentamento Cina a parte, la crescita sconta le incertezze politiche e l’aumento dei tassi, problemi praticamente interni.
“I rendimenti sui bond sovrani sono migliorati ma si trovano tuttora a livelli significativamente più alti rispetto a un anno fa”, si legge nel comunicato. E tra l’altro proprio il pesante downgrade del Pil italiano torna a rinfocolare la febbre dello spread, che vola oltre 280 punti base, a fronte di tassi che si riavvicinano alla soglia del 3% e al Ftse Mib di Piazza Affari che reagisce con un calo superiore a -1%.
Il Commissario Ue Pierre Moscovici, nel commentare la decisione di Bruxelles, non ha risparmiato pesanti osservazioni sull’efficacia delle misure lanciate dal governo M5S-Lega.
Moscovici ha avvertito che, “in un certo senso, i fatti parlano, ad ogni modo non sembra che l’espansione keynesiana che era stata ipotizzata in Italia si stia materializzando in maniera importante, cosa che dovrebbe suggerisce una riflessione”.
Tra l’altro Moscovici ha anche fatto notare che “il calo dello spread BTP-Bund dimostra che la manovra (del governo M5S-Lega) andava cambiata” e che “abbiamo fatto bene nei negoziati (con Roma) ad apportare le modifiche”.
“Immaginiamo cosa sarebbe successo se non l’avessimo fatto”, ha tenuto a puntualizzare.
E, se è vero che le sfide esterne pesano sul Pil, è vero anche che l’Eurozona fa fronte a nodi interni:
“Non ci sono solo spiegazioni esterne” al rallentamento della crescita dell’economia, ha sottolineato. “Incidono anche fattori interni, come la frenata dell’auto in Germania, le tensioni sociali in Francia e la forte incertezza sulle politiche di bilancio in Italia“. In più, Bruxelles non prevede neanche un grande impatto sui consumi da parte della misura tanto voluta dal M5S, alla fine inserita nel decretone insieme a quota 100: il reddito di cittadinanza.
L’Ue parla infatti di un effetto solo marginale:
“Il consumo privato dovrebbe sostenere la crescita del Pil, aiutato da un aumento del reddito disponibile reale a causa del calo dei prezzi del petrolio, e marginalmente supportato dall’introduzione del reddito di cittadinanza“.
Si apprende che il reddito di cittadinanza dovrebbe per ora incidere sul Pil per uno 0,1%: è vero, riconosce Bruxelles, che l’effetto potrebbe aumentare negli anni successivi, con la stabilizzazione della misura.
Ma quest’impatto positivo rischia di essere “in parte smorzato da un deterioramento delle prospettive occupazionali”, visto che “gli investimenti delle imprese dovrebbero rallentare drasticamente nel 2019 e restare in sordina nel 2020″. Si prevede un effetto solo marginale sui consumi.
Il commento arriva tra l’altro all’indomani della nota dell’Fmi, che ha bocciato sia il reddito che quota 100.
Nel suo rapporto Articolo 4 sull’Italia, l’Fmi ha sottolineato che il governo “sta prendendo in considerazione modifiche che ribalterebbero alcune riforme e ridurrebbero l’età effettiva di pensionamento, cambiamenti che aumenterebbero ulteriormente la spesa pensionistica, gravando ancora di più sulle nuove generazioni e lasciando meno spazio per le politiche pro-crescita”. Secondo l’FMI è inoltre “improbabile che l’ondata prevista di pensionamenti creeranno altrettanti posti di lavoro per i giovani”.
Riguardo al reddito di cittadinanza, si tratta, secondo l’istituzione di Washington, di un “’incentivo molto alto, fissato al 100% della linea di povertà relativa in confronto al 40-70% indicato nelle buone pratiche internazionali”.
Il risultato è che la misura bandiera dei Cinque stelle, finisce per penalizzare le famiglie numerose. “Soprattutto, sebbene i benefici siano finalizzati ai poveri, quelli aggiunti si riducono troppo rapidamente al crescere dei componenti del nucleo familiare, penalizzando le famiglie più numerose mentre i pensionati sono trattati in modo preferenziale”.
Il Fondo quindi auspica a che vengano fatti “controlli adeguati”, “essenziali per un efficace controllo dei destinatari del reddito”.
Il downgrade Ue sul Pil italiano finisce con il mettere in allarme quasi tutti.
Non gli esponenti del governo, però. Con un video postato su Facebook, il vicepremier e leader del M5S Luigi Di Maio afferma, infatti, di essere ” molto fiducioso su quello che stiamo facendo”.
Si tratta di qualcosa, aggiunge, che “aiuterà la nostra economia. Non cederemo a questo racconto catastrofista sull’Italia dopo che per la prima volta dopo tanti anni si mettono più soldi su sanità, welfare, si mandano in pensioni prima le persone e si fanno investimenti nelle impese e nelle infrastrutture. Non cedo a questo racconto catastrofista sull’Italia che si sta facendo in queste ore”.
Fiducia anche da parte del ministro dell’economia Giovanni Tria, che parla intervenendo alla Camera sui numeri del Pil snocciolati la scorsa settimana dall’Istat. Numeri che hanno confermato che il paese è scivolato nel quarto trimestre dell’anno in recessione tecnica:
“L’economia ha bisogno di certezze e di garanzie. Dare certezze agli investitori non significa solo offrire un quadro normativo e regolatorio stabile e prevedibile ma anche seguire un processo decisionale rispettoso degli impegni presi che rifugge da scelte episodiche e sappia tener fede agli accordi contrattuali. E’ tempo di agire e fare in modo che non permangano incertezze sul fatto che l’Italia promuove e incoraggia gli investimenti e lo sviluppo delle infrastrutture. Dobbiamo dare un segnale concreto e chiaro in direzione dello sviluppo per un’immediata ripartenza”.
“Sono convinto he l’economia italiana abbia tutte le possibilità non solo di continuare a crescere ma anche chiudere il gap con gli altri Paesi Ue”.
Dal canto suo Salvini commenta con l’ennesima stoccata all’Unione europea:
“Questi professoroni non hanno mai beccato una previsione negli ultimi dieci anni, anzi dicevano che andavano bene le riforme di Monti e della Fornero, che noi invece stiamo smontando”. Su quota 100, il ministro afferma che si tratta di “una riforma strutturale, positiva che guarda lontano: il diritto alla pensione per tanti italiani significa diritto al lavoro per tanti giovani”.
“Questi erano i signori che ci dicevano che sulle banche andava tutto bene e i risparmi degli italiani ne sanno qualcosa. Noi tiriamo dritti per la nostra strada: niente tasse e più lavoro, se a Bruxelles non va bene il fatto che stiamo risarcendo i risparmiatori, Bruxelles se ne farà una ragione”.