Una nuova era tech: italiani più aperti alle soluzioni digitali rispetto a UK e Francia, ma innovazione deve diventare antropocentrica
Quasi il 90% degli italiani è a proprio agio nell’utilizzare le tecnologie digitali, una percentuale ben superiore al dato di Regno Unito e Francia dove è del 77%, e circa il 59% dei pensionati si è cimentato e ha capito, in seguito all’emergenza sanitaria, che le innovazioni digitali non sono difficili da utilizzare. E ancora il 34% degli italiani ha scoperto lo shopping online durante il periodo di lockdown per beni non di prima necessità e il 32% è entrato nel mondo dell’e-banking e dei suoi servizi. Numeri ai tempi del Covid-19 in cui la tecnologia è diventata un’alleata preziosa per la maggior parte degli italiani, con una spinta rilevante verso la digitalizzazione. Questa alcune tendenze che sono emerse dallo studio che Deloitte ha presentato oggi in occasione dell’Innovation Summit 2020, l’appuntamento nato per delineare come l’innovazione stia cambiando concretamente la nostra società e il nostro sistema economico. La ricerca è stata realizzata attraverso interviste a un campione di oltre 6.000 cittadini italiani ed europei, includendo il punto di vista di rappresentanti e manager di circa 20 imprese operanti in diversi settori industriali.
“Per declinare meglio le potenzialità e il valore che l’innovazione ci può fornire, è necessario leggerla attraverso una nuova prospettiva, che possiamo definire antropocentrica, che quindi mette l’uomo al centro in tutte le sue dimensioni”, commenta Andrea Poggi, Innovation Leader Deloitte North South Europe. “Questo è l’insegnamento del covid-19: abbiamo bisogno di innovazione ma di una innovazione vicina ai bisogni veri dell’uomo e capace di fornire una interazione che bilancia l’elemento virtuale e quello fisico”.
Italiani più digitali e aperti all’innovazione. Insomma, è sotto gli occhi di tutti la crisi legata al Covid sta indubbiamente avendo un deciso impatto anche sulla sfera dei comportamenti e delle abitudini, spingendo sempre più verso la sperimentazione di soluzioni digitali nuove. In questo nuovo ed sempre incerto scenario, l’innovazione è stata, e continua a essere percepita come un supporto per la quotidianità. Il trend, spiega Deloitte, è certificato da diversi dati: il 59% dei pensionati ha capito, in seguito all’emergenza sanitaria, che le innovazioni digitali non sono difficili da utilizzare e l’87% degli italiani è a proprio agio nell’utilizzare le tecnologie digitali (un dato superiore a Regno Unito e Francia dove la percentuale è del 77%).
C’è poi un altro aspetto analizzato nella ricerca di Deloitte, che viene definito il limite dell’innovazione. Se da una parte l’innovazione ha aiutato a gestire una situazione di crisi inaspettata, abilitando anche dei cambiamenti strutturali, dall’altra sono emersi alcuni limiti dell’innovazione stessa che impongono alcune riflessioni. L’innovazione è ostacolata nel suo funzionamento da alcune lacune infrastrutturali. Durante il lockdown i fattori maggiormente carenti sono stati l’accesso alla connettività veloce (secondo il 50%) e l’accessibilità digitale dei servizi scolastici (49%). Al terzo posto (46%) vi è la condivisione di dati tra le strutture sanitarie.
“Non sempre l’innovazione riesce a soddisfare i bisogni reali e spesso non funziona se non vi è un’integrazione della dimensione fisica con quella digitale, una modalità ibrida evoluta. Ad esempio, con riferimento ai comportamenti di acquisto, ben il 44% degli italiani preferisce un mix tra canale fisico e digitale, mentre solo il 28% degli italiani vuole una relazione solo digitale e solo il 18% una relazione personale in una location fisica”, ha puntualizzato Poggi.