Università: tasse in leggero calo ma comunque alte, la più cara è La Sapienza di Roma
Il peso della cultura si fa sentire sul portafoglio familiare, con tasse che rimangono onerose, seppur in leggero calo. E’ ciò che emerge dall’ultimo Osservatorio Nazionale Federconsumatori che ha realizzato l’indagine annuale sui costi delle università italiane.
Nel caso in cui, il reddito familiare dello studente rientri nella I fascia (con reddito ISEE 6.000 euro), il costo medio annuo registrato è di 302 euro. Per quanto riguarda invece gli importi massimi, si arriva a una media di oltre 2.500 euro all’anno. Cifre che risultano in leggera diminuzione rispetto al 2017 se si considerano gli importi minimi e che invece sono in crescita per quanto riguarda la tassazione per la fascia più alta. E’ bene precisare però che alcuni costi risultano inferiori rispetto a quelli rilevati lo scorso anno non tanto in ragione di una effettiva riduzione delle tasse imposte dalle singole università ma a causa di una rimodulazione della tassa regionale per il diritto allo studio: in Campania, ad esempio, fino allo scorso anno l’imposta era uguale per tutti e ammontava a 140 euro, mentre ora l’importo si determina in base alla condizione economica (120 euro per un reddito ISEE fino a 20.220,00 euro, 140 euro per un reddito compreso tra 20.220,01 e 40.440,00 e 160 euro per tutti gli altri).
Fatta questa precisazione, si rileva che il decremento più consistente si rileva nella III fascia (ISEE 20.000 euro), in cui gli importi diminuiscono del 7%. Nella I, II e IV fascia i costi scendono rispettivamente del -4,5%, del -4% e del -3,7%. Gli importi massimi invece mostrano la tendenza opposta, con un aumento del +3,15%.
Come nel 2017, anche quest’anno il primato di ateneo più caro va all’Università La Sapienza di Roma, dove gli studenti appartenenti alla prima fascia di reddito pagano 590,50 euro nelle facoltà scientifiche e 563,50 euro nelle facoltà umanistiche. Seguono l’Università di Bari (416,78 euro per la prima fascia) e l’Università Federico II di Napoli (391,00 euro per la prima fascia). Si conferma inoltre un’altra evidenza già riscontrata lo scorso anno: le rette più care si registrano nelle università del Sud dove, sempre per la prima fascia di reddito, i costi superano del +7,3% la media nazionale. Infine, negli atenei che applicano importi differenti in base alla facoltà di appartenenza, gli iscritti ai corsi di studio dell’area scientifica pagano tra il 4,42% e l’8,65% in più rispetto a chi sceglie una facoltà umanistica, a seconda della fascia di reddito.
Oltre alle tasse bisogna poi fare i conti con altre esigenze, soprattutto di natura abitativa. In molte realtà gli studentati non bastano a soddisfare la domanda e gli studenti fuori sede hanno notevoli difficoltà sia a trovare una soluzione abitativa che a sostenere le spese per l’alloggio. Senza contare la questione dell’evasione fiscale. Come sottolinea l’Osservatorio di federconsumatori, il fenomeno, ancora molto diffuso, si traduce nell’erogazione di contributi a chi evade a scapito di chi invece ne avrebbe legittimamente diritto.