Utility: l’investimento nell’idrogeno pulito è ancora un ‘atto di fede’. S&P indica 5 ostacoli da superare
L’idrogeno pulito sta diventando sempre più un elemento cardine nella transizione energetica europea e nei piani di ripresa economica. Dallo studio H2 ITALY 2050 emerge che lo sviluppo dell’idrogeno in Italia potrebbe attivare un valore della produzione compreso tra 64 e 111 miliardi di Euro al 2050, tra effetti diretti, indiretti e indotti.
Previsto anche un impatto significativo anche in termini di contributo al PIL, con una stima al 2050 compresa tra 22 e 37 miliardi di Euro, così come all’occupazione (circa mezzo milione di posti di lavoro).
Utility si muovono, ma investimenti ancora esigui
In generale i paesi dell’Europa occidentale hanno attualmente annunciato piani per investire oltre 32 miliardi di euro in progetti sull’idrogeno nel prossimo decennio. In prima linea ci sono le utility, pronte a puntare con decisione sul business dell’idrogeno. Dalle stime di S&P Global Rating emerge però che gli investimenti aggregati delle 15 principali utility europee siano inferiori a 1 miliardo di euro all’anno per i prossimi tre anni. Ciò rappresenta un importo marginale degli investimenti annuali complessivi aggregati di circa 65 miliardi di euro all’anno da parte di queste utility, sempre secondo quanto stimato da S&P.
Ancora tanti ostacoli
S&P ritiene pertanto improbabile che la nuova tecnologia dell’idrogeno pulito trasformerà in modo significativo il mercato europeo dell’energia o avrà un impatto dirompente sui modelli di business delle utility almeno fino al 2025. “Vediamo ancora grandi ostacoli a un aumento su larga scala dell’idrogeno pulito, tra cui mancanza di competitività in termini di costi, tecnologia ancora immatura, supporto normativo insufficiente, incertezza sullo sviluppo futuro della domanda e mancanza di infrastrutture energetiche rinnovabili necessarie per produrre idrogeno pulito”, afferma Pierre Georges, analista di credito di S&P Global Ratings.
S&P ritiene comunque che le utility europee beneficeranno in ultima analisi di un aumento dei settori che utilizzano il clean hydrogen perché questo aumenterebbe in modo significativo la domanda di energia elettrica per produrre idrogeno e assegnerebbe anche un nuovo ruolo alle infrastrutture esistenti nel settore del gas, se verranno adattate per stoccare e trasportare l’idrogeno.
L’Europa punta a un aumento della capacità di elettrolisi di 40 gigawatt entro il 2030. I paesi dell’Europa occidentale hanno attualmente annunciato piani per investire oltre 32 miliardi di euro in progetti sull’idrogeno nel prossimo decennio.