Visco: Italia in recessione in caso di stop gas russo, inflazione tornerà al 2% solo nel 2024
Bankitalia prevede una recessione in Italia soltanto in caso di interruzione delle forniture di gas da parte della Russia. L’ha detto il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel suo discorso all’Abi (Associazione bancaria italiana) di oggi.
Le conseguenze della crisi energetica per l’Italia
Secondo il governatore di Bankitalia, In uno scenario avverso caratterizzato da un arresto delle forniture dal terzo trimestre di quest’anno, solo parzialmente sostituite da altre fonti, il Pil registrerebbe una contrazione nella media del biennio 2022-2023, per tornare a crescere nel 2024. Si avrebbero “ricadute dirette di tale interruzione sui settori a più elevata intensità energetica, ulteriori rialzi nei prezzi delle materie prime, un più deciso rallentamento del commercio estero, un peggioramento della fiducia e un aumento dell’incertezza“.
Lo scorso gennaio Bankitalia si attendeva una espansione del prodotto superiore al 3 % nella media del biennio 2022-23, nello scenario di base elaborato in giugno, nel quale si ipotizzava che le tensioni associate alla guerra si protraggano per tutto il 2022 ma si escludeva una sospensione delle forniture di gas dalla Russia. La crescita itlaliana ora è stata rivista al ribasso, del 2% nel complesso del biennio, su valori prossimi a quelli dell’area dell’euro. Nonostante ciò, sarà in linea nel biennio 2022-2023 con quella dell’area euro.
Le tensioni geopolitiche stanno avendo un impatto marcato anche sull’economia italiana che, insieme a quella tedesca, è tra quelle maggiormente dipendenti dalle importazioni di materie prime dalla Russia. Sulla situazione attuale, Visco ha affermato:
“L’economia mondiale attraversa una fase di profonda incertezza. L’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia sta avendo gravi ripercussioni sulla produzione manifatturiera e sugli scambi commerciali e sta sospingendo l’inflazione, che riflette, in particolare in Europa, il protrarsi dell’eccezionale rincaro delle materie prime energetiche e, in minor misura, di quelle alimentari. Le prospettive risentono anche delle continue difficoltà nelle catene internazionali di approvvigionamento di beni intermedi, da ultimo acuite dalle restrizioni introdotte dalla Cina per contrastare la diffusione delle infezioni da Covid-19”.
Le prospettive dell’inflazione
Bankitalia è preoccupata dall’inflazione: “In giugno i prezzi al consumo sono aumentati nell’area dell’8,6 % rispetto allo stesso mese dello scorso anno. La loro dinamica continua a essere alimentata dall’incremento dei corsi del petrolio e, soprattutto, del gas che dalla metà di giugno, in seguito alle ulteriori riduzioni delle forniture dalla Russia, sono bruscamente saliti da 80 a oltre 180 euro per megawattora, erano pari a circa 30 euro un anno fa, quando i flussi dalla Russia già erano diminuiti, e a poco più di 10 prima della pandemia”.
Palazzo Koch poi ha formulato delle previsioni sull’andamento dell’inflazione, che “resterebbe molto elevata nella media di quest’anno, già nel 2023 mostrerebbe una decisa flessione, per tornare attorno al 2 % nel 2024. Le più recenti previsioni delle maggiori istituzioni internazionali e degli analisti privati, nonché quelle desumibili dalle quotazioni delle attività finanziarie indicizzate ai prezzi al consumo, confermano che le aspettative a lungo termine rimangono sostanzialmente in linea con la definizione di stabilità monetaria della Banca centrale europea”.
Le prossime mosse Bce
Un altro dettagli emerso dall’intervento di Visco é la posizione della Bce, qualora non dovessero manifestarsi miglioramenti delle prospettive di inflazione. Secondo il numero uno della Banca d’Italia l’elevata inflazione porterà la Bce a rialzare i tassi ufficiali di 25 punti base nella riunione del 21 luglio prossimo, un incremento anche maggiore potrebbe essere appropriato in settembre se le prospettive d’inflazione di medio termine non dovessero migliorare. Visco ha ricordato inoltre come la Bce è al lavoro a un nuovo programma per proteggere l’Eurozona dalla frammentazione finanziaria.
La Bce è impegnata contro le reazioni “non giustificate dei mercati ma il pieno successo della politica monetaria dipenderà anche dall’impegno condiviso, nei fatti, nelle proposte e nelle richieste di interventi di bilancio, a mantenere i debiti pubblici su un percorso che ne continui ad assicurare la piena sostenibilità.” ha detto Visco secondo cui “alla Bce si deve affiancare una chiara determinazione delle autorità fiscali a mantenere le finanze pubbliche in un percorso di riequilibrio”.
Piccole banche a rischio
Secondo Visco “a fronte di una situazione equilibrata per la maggior parte delle banche, permangono in alcuni casi elementi di fragilità, soprattutto in relazione alla capacità di generare flussi di reddito idonei a coprire i rischi, finanziare gli investimenti in innovazione, remunerare il capitale. Per alcune banche – rileva – meno proattive e connotate da carenze manageriali, gli aspetti di debolezza individuati possono mettere a repentaglio la sostenibilità del modello di attività, fino a degenerare in situazioni di crisi, di conseguenza è stato loro chiesto di valutare con tempestività ogni azione volta al superamento delle criticità, incluse ipotesi di aggregazione con altri intermediari.”
Visco si è rivolto alle banche per quando riguarda il nodo dividendi. Il numero uno di Bankitalia ha rimarcato che “Le politiche di distribuzione degli utili e degli accantonamenti devono tenere opportunamente conto dell’elevata incertezza e dei consistenti rischi verso il basso che permeano l’evoluzione del quadro macroeconomico”. parole che fanno eco al monito lanciato una settimana fa da Andrea Enria, numero uno della vigilanza Bce.