Vivendi alle prese con guai Bolloré. In assemblea Elliott promette a TIM deciso cambio di rotta
Oltre al fondo Elliott, ora ad agitare i piani alti di Vivendi ci sono anche i guai del suo azionista di maggioranza, Vincent Bollorè. Nello stesso giorno dell’assemblea dei soci di TIM, è arrivata infatti la notizia dello stato di fermo del finanziere bretone, che si trova in queste ore in custodia cautelare a Nanterre, nella periferia occidentale di Parigi, per sospetta corruzione nelle attività in Africa.
Il sospetto è che, nel 2010, il Gruppo Bollorè abbia corrotto alcuni funzionari pubblici stranieri al fine di ottenere le concessioni per la gestione dei porti di Conakry (Guinea) e Lomé (Togo).
L’ipotesi è che attraverso la sussidiaria pubblicitaria Havas abbia facilitato l’elezione di alcuni funzionari africani fornendo servizi di comunicazione a prezzi scontati, per ottenere proprio la gestione di quei porti.
Immediata la reazione del titolo del Gruppo Bollorè, la holding di famiglia del finanziere, che alla borsa di Parigi soffre un tonfo superiore a -8%, a dispetto del comunicato del gruppo, in cui si legge che Bollorè avrà modo di “chiarire in modo utile alla giustizia queste questioni, già oggetto di una expertise indipendente che ha concluso la perfetta regolarità delle operazioni”.
Nel giorno dell’assemblea di TIM, la domanda tra gli operatori di mercato si fa a questo punto insistente:
Fino a che punto il caso Bolloré condizionerà la partita tra il fondo Elliott e Vivendi? D’altronde, Vivendi è stata spesso criticata dallo stesso governo italiano – recenti le affermazioni del ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda, che ha definito Vivendi un pessimo azionista – e l’ingresso a gamba tesa del fondo Elliott potrebbe ora portare altri azionisti -alcuni fondi hanno già dato il loro assist ad Elliott – a cambiare idea, stufi anche della performance del titolo. E certo i guai di Bolloré sono guai anche per Vivendi.
Amico dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, 66 anni, Bolloré si è messo in evidenza proprio qualche giorno fa con una critica piuttosto esplicita al sistema Italia. In occasione dell’assemblea degli azionisti di Vivendi, il finanziere aveva invitato l’Italia ad avere coraggio, facendo un parallelismo tra la situazione a cui fa fronte ora nelle vesti di maggiore azionista di TIM, attraverso Vivendi, e quella che caratterizzò il suo ingresso in Mediobanca.
“Gli investimenti in Italia sollevano critiche. Ma è alla fine della fiera che si contano gli animali. Fu la stessa cosa anni fa, quando entrammo in Mediobanca, dove abbiamo fatto investimenti contribuendo alla stabilità di Mediobanca e anche di Generali. Penso faccia parte delle cose della vita: bisogna essere coraggiosi”.
Oggi è intanto il giorno dell’assemblea dei soci di TIM: il vice presidente Franco Bernabè – che presiede la riunione al posto del presidente Arnaud de Puyfontaine che ha rassegnato le dimissioni insieme a tutti gli altri consiglieri – denuncia il clima acceso che si è creato tra gli azionisti del gruppo di tlc, in particolare tra Vivendi e il fondo Elliott.
Presente nell’assemblea il 56% del capitale. Dal libro soci emerge che Cassa Depositi e Prestiti ha arrotondato la sua quota in Tim al 4,78% rispetto al 4,26% dichiarato alla Consob. Stabili al 23,94% la quota di Vivendi e all’8,85% quella del fondo Elliott.
Un dato di fatto è che, a seguito della decisione del giudice di accogliere il ricorso presentato dal CDA di Tim e da Vivendi contro la scelta del collegio sindacale di integrare nell’ordine del giorno le richieste del fondo Elliott, l’assemblea odierna non affronterà la proposta di revoca e sostituzione di sei consiglieri avanzata dal fondo attivista.
La vera partita si giocherà il prossimo 4 maggio.
Ma in risposta all’appello lanciato da Bernabè che ha fatto riferimento a un “clima sbagliato con gravi ripercussioni in termini reputazionali”, e che ha auspicato che “tutti i soci operino fattivamente nel futuro”, il fondo Elliott ha ribadito la sua intenzione di inaugurare una nuova era nel gruppo, affermando che “l’assemblea del 4 maggio farà voltare pagina alla società”.
Elliott ha parlato di una governance “inadeguata” in TIM e ha puntato il dito sulla “necessità di un deciso cambio di rotta”. L’ennesima stoccata a Vivendi, che ora deve fare i conti anche con lo stato di fermo di Bolloré.