Whirlpool vuole chiudere lo stabilimento Embraco in Piemonte, 500 licenziamenti in vista
Il colosso americano degli elettrodomestici Whirlpool ha annunciato la chiusura dello stabilimento piemontese della controllata Embraco. L’azione comporterà il licenziamento di circa 500 lavoratori entro l’anno. I sindacati si dicono pronti a proseguire sulla via della trattativa.
Secondo quanto annunciato dalla stessa Whirlpool, il management ha autorizzato la ristrutturazione della controllata Embraco, specializzata nel business dei compressori per frigoriferi. Ciò si tradurrà nella cessazione dell’attività nella sede di Embraco di Riva presso Chieri, nel torinese, con la chiusura definitiva e la delocalizzazione della produzione in altri centri del gruppo. Whirlpool si aspetta che il processo di ristrutturazione verrà avviato e completato nel 2018, comportando il taglio di circa 500 posti di lavoro, per la precisione 497 sulle 537 posizioni complessive. Oltre che una serie di costi: fino a circa 50 milioni di dollari relativi ai dipendenti, circa 25 milioni in costi per deterioramento di attività e circa 5 milioni di dollari in altri oneri, per un totale di 80 milioni di dollari.
L’annuncio ha sollevato le proteste dei sindacati che si dicono pronti a proseguire le trattative con Whirlpool per trovare una soluzione migliore. “Lo scenario che ci viene presentato è di gran lunga il peggiore tra quelli che si potevano prefigurare: dalla riduzione dei volumi annunciata nelle scorse settimane si passa al loro azzeramento, e quindi alla chiusura dell’attività produttiva”, ha commentato Federico Bellono, segretario generale della Fiom di Torino, facendo sapere inoltre che già in queste ore la direzione aziendale della Embraco sta svuotando gli uffici. “Adesso ci sono i canonici 75 giorni di trattativa, in cui dovremo adoperarci per fare in modo che l’azienda cambi questa decisione ha affermato Dario Basso, segretario generale della Uilm di Torino – È urgente aprire un tavolo di trattativa e servirà anche un passaggio al Mise per valutare strade alternative ai licenziamenti”.