Appuntamenti del 2019: spiccano Brexit, scelta successore Draghi ed elezioni europee
Sarà senza dubbio un 2019 molto importante per l’Europa con le elezioni in programma a primavera (23-26 maggio) che promettono di lasciare in dote un Parlamento europeo con nuovi rapporti di forza. Sui mercati si guarda soprattutto a quanto forte sarà l’avanzata dei movimenti populisti ed euroscettici.
Tre mesi per evitare una Brexit senza accordo
Prima delle urne verrà sciolto il difficile nodo Brexit con due date importanti da segnare sul calendario: il 21 gennaio c’è la deadline per la presentazione dei piani da parte del Regno Unito per gestire la situazione in caso di mancato accordo sulla Brexit; il 29 marzo invece scocca l’ora dell’Uscita del Regno Unito dall’Unione Europea con i mercati che nell’ultimo mese stanno guardando sempre più allo scenario di una Hard Brexit, ossia l’uscita dall’UE senza un accordo con l’Ue alla luce delle difficoltà del governo May a far approvare l’intesa raggiunta con Bruxelles.
Già prima dell’estate dovrebbero arrivare delle scelte molto pesanti in posti chiave dell’Unione Europea. Il prossimo anno scadono infatti i mandati del del Presidente della Commissione Europea, Claude Juncker, e soprattutto quello del presidente della Bce, Mario Draghi.
Successore Draghi, ecco i papabili
Il mandato del banchiere italiano finisce il 31 ottobre 2019 e sul nome del futuro governatore della Bce la partita è ancora più che aperta. Il nuovo governatore della Banca Centrale Europea viene nominato dal Consiglio Europeo, l’assemblea dei capi di stato e di governo dell’Unione, che delibera a maggioranza qualificata su raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea sentito il parere del Parlamento europeo e del Consiglio direttivo della BCE. Mario Draghi, in carica dal 1° novembre 2011, fu nominato nel giugno dello stesso anno quindi la scelta del nuovo governatore dovrebbe arrivare a ridosso della metà del 2019.
Tra i favoriti per la conquista dell’ambita poltrona di Draghi ci sono Erkii Liikanen e Olli Rehn (rispettivamente l’ex governatore e quello attuale della Banca Centrale della Finlandia), Jens Weidmann (governatore della Bundesbank), Philip Lane (governatore della Banca centrale d’Irlanda), Francois Villeroy (governatore della Banca centrale francese) e Benoit Coeure (membro del consiglio direttivo della Bce). “È chiaro che esistono soluzioni di continuità alle politiche di Draghi e altri scenari che potrebbero portare a un cambio radicale dell’atteggiamento accomodante dell’Istituto di Francoforte – argomentano gli strategist di IG – . In linea generale, ci aspettiamo che sia Draghi a fare il primo rialzo dei tassi d’interesse, chiudendo così un ciclo avviato ben 8 anni prima”.
L’eredità che lascerà Mario Draghi è molto pesante e inoltre il suo addio arriverà nel bel mezzo di un momento chiave nella politica monetaria della Bce, con il quantitative easing archiviato con la fine del 2018 e il primo rialzo dei tassi che non è detto arrivi con ancora Draghi alla presidenza. Molto dipenderà da come si svilupperà la congiuntura europea del corso dei prossimi trimestri dopo i segnali di debolezza che si sono susseguiti ultimamente inducendo la bce a rivedere al ribasso le stime di crescita. La forward guidance rimane di tassi fermi a quota zero almeno fino all’estate 2019, ma alcuni strategist si attendono che il costo del denaro non verrà toccato fino a inizio 2020.
L’ultima riunione di politica monetaria guidata da Draghi sarà il 24 ottobre 2019, mentre il meeting di esordio del nuovo governatore sarà il 12 dicembre.