Bce, piccoli passi verso uscita QE? Ma Draghi ora ha il grattacapo Trump. E la Fed già mette le mani avanti
Qualche piccolo passo verso l’uscita dal QE, nella giornata di oggi, la Bce potrebbe farlo. E’ quanto ritengono gli analisti intervistati da Reuters sottolineando che, dalla riunione odierna del Consiglio direttivo della banca centrale, non emergeranno grandi novità. Gli stessi, al contempo, indicano tuttavia che Mario Draghi potrebbe apportare lievi modifiche alla forward guidance. Se non solo l’inflazione, ma anche il contesto geopolitico fosse diverso, forse per Draghi sarebbe più facile iniziare lentamente a staccare la spina del Quantitative easing.
Ma questa riunione di febbraio viene a cadere proprio nel momento in cui l’arena del commercio globale è in fibrillazione, dopo la decisione di Donald Trump di lanciare dazi doganali del 25% sulle importazioni Usa di acciaio e del 10% su quelle di alluminio.
Da quell’annuncio, arrivato una settimana fa, è stato tutto un sussseguirsi di botta e risposta con i principali partner commerciali, di minacce di ritorsioni da parte di diverse economie, quella dell’Ue compresa, e anche della Cina, di notizie che hanno scosso i mercati, come quella delle dimissioni del consigliere economico top della Casa Bianca, Gary Cohn.
Anche la Federal Reserve ha lanciato l’allarme protezionismo. In particolare, nelle ultime ore, parlando ai giornalisti in Florida, il numero uno della Fed di Atlanta, Raphael Bostic, membro votante del Fomc, ha avvertito che la guerra commerciale di Trump potrebbe azzerare un qualsiasi effetto positivo della riforma fiscale targata sempre Trump, che ha alimentato tante speranze di crescita negli Stati Uniti.
“Alcuni sviluppi della politica commerciale hanno introdotto elementi di incertezza su come l’economia (Usa) performerà, dunque sto optando per un atteggiamento davvero attendista al momento”.
Alla domanda sulla possibilità di due-tre o anche tre-quattro strette monetarie della Fed, nel corso di quest’anno, Bostic è stato diplomatico: “Ogni opzione è sul tavolo”.
Il funzionario non ha risparmiato di dire tuttavia che i timori commerciali potrebbero tradursi in prezzi azionari più bassi, con gli investitori che sarebbero pronti ad apportare aggiustamenti alle loro aspettive in merito alla crescita dei profitti. E, in sostanza, ha fatto capire come la Fed potrebbe tornare forse sui suoi passi, in caso di conseguenze negative sull’economia alimentate dal protezionismo di Trump: conseguenze negative che quasi tutti danno per certe.