Brexit: azzerate le norme Ue. Mentre in UK è alert inflazione (e consumi): sterlina-dollaro a record un anno
Focus sul Regno Unito, con la Brexit che compie un nuovo cruciale passo in avanti: la Camera dei Comuni ha approvato infatti il Great Repeal Bill, la legge quadro che cancellerà lo European Communities Act del 1972, ovvero l’insieme delle norme e direttive europee che hanno disciplinato la vita stessa dei cittadini britannici negli ultimi anni.
Norme e direttive che saranno spazzate via al momento del divorzio effettivo, ovvero in base alle previsioni nel 2019, quando scadranno i due anni di trattative tra gli UK e Bruxelles avviate con l’attivazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona.
Con 326 a favore dell’abolizione, e 290 contrari, il Regno Unito di Theresa May ha deciso praticamente di dire addio al potere legislativo dell’Ue, riconquistando del tutto la propria sovranità nazionale (il tutto diventerà comunque effettivo tra due anno almeno, con il concretizzarsi della Brexit).
Dal Regno Unito arriva anche un’altra notizia che allerta i mercati: il tasso di inflazione è balzato ad agosto al 2,9%, rispetto al 2,6% di luglio: un rialzo importante, che fa impallidire i numeri dell’inflazione dell’Eurozona e degli Usa, che arrancano nel loro tentativo di avvicinarsi al 2%, e che è uno schiaffo anche per i britannici, visto che al momento i salari salgono, sì, ma a un ritmo inferiore, pari al 2,1% circa. Preoccupa anche la componente core dell’inflazione, che è balzata al massimo in sei anni, al 2,7%.
Immediato il balzo della sterlina, che testa il record in un anno nei confronti del dollaro Usa, volando fino a $1,3280, al livello più alto dalla metà di settembre del 2016. A sostenere le quotazioni della sterlina sono le aspettative degli analisti che, con un’inflazione a questi livelli, scommettono sempre di più su un imminente rialzo dei tassi di interesse da parte della Bank of England.
Di fatto l’inflazione del paese -misurata dall’indice dei prezzi al consumo – è tornata ai livelli di maggio di quest’anno, che corrispondono al record dal giugno del 2013, ovvero in quattro anni.
Se poi si va a esaminare il trend di alcune componenti, si comprende come la tensione sulla sterlina stia salendo: su base annua, per esempio, l’inflazione misurata dai prezzi degli articoli di abbigliamento e footwear è volata di ben il 4,6%: Simon French, economista della City presso Panmure Gordon, fa notare al Guardian che si tratta del record dagli ultimi giorni dell’amministrazione Thatcher.
Proprio i prezzi degli articoli di abbigliamento – saliti tra luglio e agosto del 2,4% in media -, insieme a quelli energetici – hanno contribuito al rialzo delle pressioni inflazionistiche. Balzo anche per i prezzi dei biglietti aerei (si tratta comunque di un’alta stagione per il turismo), volati +10,9%.
C’è poi la previsione di Royal Bank of Scotland, che mette ancora più all’angolo la Bank of England: secondo gli analisti di RBS, infatti, l’indice dei prezzi al consumo del Regno Unito salirà oltre la soglia del 3% questo autunno.
Ranko Berich, responsabile della divisione di analisi di mercato presso Monex Europe, commenta il dato sottolineando di temere pesanti ripercussioni sulle spese dei consumatori nei prossimi mesi, e dunque sul trend del Pil. “Il record +4,6% dei prezzi dell’abbigliamento e del footwear indica che i retail stanno trasferendo gli aumenti dei costi direttamente ai consumatori”.