Brexit, big europee dell’auto tremano a ipotesi ‘no deal’: sarebbe un terremoto
Una Brexit senza accordo avrebbe degli effetti catastrofici, sarebbe un terremoto. Questo l’allarme lanciato dai rappresentanti europei del settore automotive (23 le associazioni di categoria che hanno firmato l’appello, tra cui l’italiana Anfia) che parlano di ripercussioni “gravi” per il comparto europeo dell’auto in caso di un’uscita di Londra dall’Unione europea senza avere in tasca un accordo con Bruxelles. Nessun giro di parole, ma un appello comune e diretto quello che arriva dai costruttori europei dell’auto nella settimana in cui la Corte Suprema del Regno Unito potrebbe esprimersi sulla legittimità della decisione del primo ministro Boris Johnson di prolungare la sospensione del Parlamento.
Secondo le associazioni il libero scambio commerciale è cruciale per garantire il successo del settore, profondamente integrato a livello paneuropeo. E l’applicazione delle tariffe WTO sulle vetture e sui van “potrebbe costare 5,7 miliardi di euro all’industria e ai consumatori sia europei sia britannici“. Il settore automotive è uno dei motori dell’economia della zona euro, con la produzione di 19,1 milioni di veicoli l’anno e impiegando 13,8 milioni di persone nel settore allargato – uno su 16 della forza lavoro dell’UE.
L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea senza accordo comporterebbe quello che viene definito dall associazioni “un cambiamento sismico nelle condizioni commerciali, con miliardi di euro di tariffe che minacciano di avere un notevole impatto sulle scelte e la convenienza dei consumatori da un lato e dall’altro della Manica”. La fine del commercio senza barriere potrebbe portare a un’interruzione dannosa del modello operativo “just-intime” dell’industria, con il costo di un solo minuto di interruzione della produzione nel Regno Unito pari a 54.700 euro.
Il messaggio principale che arriva dai produttori del settore è quello di agire in fretta e fare tutti gli sforzi possibili per arrivare a un ritiro regolato del Regno Unito dall’UE. Christian Peugeot, Presidente di CCFA, sottolinea: “La Brexit non è solo un problema britannico, siamo tutti coinvolti all’interno della filiera automotive europea e anche oltre. Sia come esportatori verso il mercato britannico, sia come produttori locali – e ricopriamo entrambi i ruoli – saremo inevitabilmente, colpiti in maniera negativa”. Un hard Brexit andrebbe a sommarsi alle sfide che il comparto sta già affrontando, e che stanno impattando sulla domanda: ovvero i sintomi di rallentamento dell’economia mondiale e le tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina. “Per questo – suggerisce Alfred Franke, presidente SDCM – ogni sforzo dovrebbe essere fatto per assicurare che l’uscita della Gran Bretagna dall’UE sia preceduta da un accordo appropriato, che ci protegga da una potenziale catastrofe”.