Brexit, Ue: flextension fino a 31 gennaio. Elezioni ora più probabili? E si preme ancora per secondo referendum
I rumor diventano realtà: l’Unione europea ha deciso di concedere al Regno Unito la cosiddetta ‘flextension’, ovvero altri tre mesi di tempo, con tanto di nuova data per il divorzio, fissata al 31 gennaio del 2020. In quanto flextension, l’estensione è flessibile e permette di conseguenza al paese di lasciare il blocco europeo anche prima, in caso di ratifica del Withdrawal Agreement da parte del Parlamento britannico. Bruxelles aveva già deciso di posticipare la data di divorzio inizialmente stabilita al 29 marzo, al 30 giugno, e poi al prossimo 31 ottobre. Oggi, dopo una riunione tra gli ambasciatori europei, durata mezz’ora circa, Donald Tusk, presidente del Consiglio Ue, ha annunciato via Twitter la risposta dei 27 membri dell’Ue alla lettera che il premier britannico Boris Johnson aveva inviato la scorsa settimana. Lettera piuttosto stramba, visto che non era stata neanche firmata. Non solo: a essa era seguita una missiva in cui il premier, stavolta apponendo la propria firma, aveva detto di essere contrario a una ulteriore estensione. Così Tusk su Twitter: “L’Ue27 ha concordato sul fatto che accetterà la richiesta UK di una nuova flextension fino al 31 gennaio del 2020. La decisione sarà formalizzata attraverso una procedura scritta”.
The EU27 has agreed that it will accept the UK’s request for a #Brexit flextension until 31 January 2020. The decision is expected to be formalised through a written procedure.
— Donald Tusk (@eucopresident) October 28, 2019
A questo punto, la domanda che assilla (e non da oggi) i britannici, è la seguente: il ritorno alle urne, con elezioni generali UK a inizi dicembre, ci sarà? Sia i liberaldemocratici che il Partito nazionale scozzese avevano detto che avrebbero appoggiato l’ipotesi di elezioni anticipate, il prossimo 9 dicembre, nel caso in cui il rischio, il prossimo 31 ottobre, di una Hard Brexit, o anche no-deal Brexit, fosse stato scongiurato. E così è, vista la flextension ufficialmente concessa. Per ora Downing Street ha lasciato intendere che sta valutando l’opzione (anche se fonti vicine al governo sottolineano che Johnson potrebbe accogliere il piano), mentre i laburisti di Jeremy Corbyn, fino all’altro giorno, avevano preteso ulteriori rassicurazioni sull’esclusione di una Hard Brexit nella data spostata ora al 31 gennaio.
Macron dice sì a flextension ma a una condizione
In base ai termini della flextension – riporta il Guardian – il Regno Unito ha ora altri tre mesi per rendere concreto il divorzio dall’Ue e, allo stesso tempo, può uscire il primo giorno di ognuno di questi tre mesi, nel caso in cui il Withdrawal Agreement – l’accordo appunto di divorzio concordato con Bruxelles – venga ratificato sia da Westminster che dal Parlamento europeo. L’Ue ha insistito che non ci sarà alcuna rinegoziazione del trattato. Allo stesso tempo, il Regno Unito ha ora l’obbligo di nominare un suo candidato alla Commissione europea. In precedenza il premier aveva detto che non avrebbe presentato alcuna candidatura. La decisione di accordare agli UK la terza estensione dell’Articolo 50 segue un weekend di febbrili trattative, che includono anche una conversazione tra il presidente francese Emmanuel Macron e la controparte britannica, Boris Johnson. Parigi era infatti contraria, inizialmente, a concedere altri tre mesi di tempo. Secondo il Guardian, che ha interpellato una fonte anonima vicina all’Eliseo, Macron avrebbe infine capitolato sulla base “delle prospettive, significativamente più probabili, delle elezioni anticipate, che ora hanno l’appoggio di diversi partiti tra cui (per l’appunto) quelli dei liberaldemocratici e del Partito nazionale scozzese”. La Francia avrebbe, secondo la fonte, “insistito su questa condizione (delle elezioni anticipate) considerandola necessaria“. Intanto, nel descrivere il retroscena che ha accompagnato l’accordo preso oggi dai 27 dell’Ue, il sito Cnbc ha fatto riferimento alla bozza di un documento preparato in vista del meeting, con data 27 ottobre (ieri), in cui si legge che l’Ue concederà la terza proroga agli UK, “che termina il 31 gennaio del 2020”. “Il Consiglio europeo (presieduto da Donald Tusk- si legge nel documento – si aspetta che il Regno Unito proceda in parallelo alla ratifica (del Withdrawal Agreement), in modo che possa diventare effettivo il prima possibile”. Così intanto David Sassoli, numero uno del Parlamento europeo: “I 27 leader Ue hanno concordato su una estensione flessibile della Brexit fino al 31 gennaio del 2020. Ciò permette agli UK di disporre del tempo per capire cosa desiderino. Allo stesso tempo, il Parlamento continuerà ad analizzare il Withdrawal Agreement”. C’è da dire che, oltre alla prospettiva di un ritorno alle urne, si fa più probabile anche quella di un secondo referendum. Lo ha fatto capire Tom Baldwin, direttore delle comunicazioni per la campagna People’s Vote. Baldwin ha insistito che, nella Camera dei Comuni, esiste una maggioranza che appoggia l’opzione di indire un secondo referendum sulla Brexit. Così, parlando nella trasmissione “Today”, stando a quanto riporta il Guardian: “Più il popolo guarda all’accordo di Boris Johnson, più capisce che forse non risponde a quanto era stato promesso. E, se siamo capaci di mostrare l’accordo di Boris Johnson per quello che è davvero, credo che ci sia anche una maggioranza nell’attuale Camera dei Comuni per un referendum confermativo”. Intanto la sterlina non mostra grandi slanci, oscillando attorno a $1,2829 nei confronti del dollaro e riportando una flessione nei confronti dell’euro, con il cambio EUR-GBP in crescita dello 0,12%, a GBP 0,8647.