Brusca frenata occupazione Usa ad agosto, la Fed di Powell posticiperà il tapering?
Shock dal report occupazionale Usa di agosto, comunicato oggi: la delusione è grande, per non dire enorme. Dal dato diramato dal dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti è emerso che, ad agosto, l’economia americana ha creato appena 235.000 nuovi posti di lavoro, molto peggio delle stime.
Gli economisti intervistati da Dow Jones avevano previsto una creazione pari praticamente al triplo, ovvero di 720.000 nuove buste paga.
Il tasso di disoccupazione Usa è sceso invece dal 5,4% al 5,2%, in linea con le attese.
La creazione dei nuovi posti di lavoro è stata la più bassa dal gennaio del 2021 e ha fatto seguito al boom di luglio, pari a +1,053 milioni di buste paga (dato rivisto al rialzo dal rialzo di 943.000 nuovi occupati inizialmente resi noti.
Gli analisti di Bloomberg hanno commentato così il report:
“La decelerazione delle assunzioni riflette probabillmente sia la crescita dei timori per la veloce diffusione della variante Delta del Covid-19, sia le difficoltà (delle aziende) nel reclutare i profili di cui hanno bisogno”.
Tra le altre voci, la partecipazione alla forza lavoro, che è rimasta praticamente piatta, al 61,7%, deludendo il 61,8% previsto dal consensus.
Attenzione inoltre ai salari, che hanno accelerato il passo, in crescita di ben il 4,3% su base annua e dello 0,6% su base mensile, ben oltre le attese, pari rispettivamente a +4% e +0,3%.
La conferma del rialzo dell’inflazione e della debolezza nell’occupazione sembra suonare il campanello di allarme della stagflazione, ovvero di quella situazione in cui la crescita del Pil rimane anemica a fronte di una escalation dei prezzi. Certo non si può parlare affatto di crescita anemica del Pil negli Usa: questo non impedisce tuttavia a qualche economista pessimista di interrogarsi sulla sostenibilità della ripresa.
Detto questo, l’occupazione non è messa poi così male, in generale, se si considera la revisione al rialzo dei posti di lavoro creati a luglio, che hanno superato la soglia di un milione, a cui si è unito anche l’upgrade del numero di giugno, con le buste paga riviste al rialzo a +962.000 unità, rispetto alle 938.000 unità rese note due mesi fa.
Ma un altro dato di fatto è che l’occupazione rimane ben al di sotto, in generale, dei livelli precedenti l’esplosione della pandemia Covid, visto che la forza lavoro complessiva è inferiore rispetto a quel periodo di tempo di 2,9 milioni di unità.
Il dato ripropone il dilemma del tapering da parte della Fed. Dall’attesissimo discorso proferito dal presidente della Federal Reserve Jerome Powell in occasione del simposio di Jackson Hole erano emerse indicazioni dovish.
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Con la pubblicazione del report occupazionale, ora qualche economista mette in dubbio che il tapering possa essere annunciato secondo i desiderata di Powell, ovvero entro la fine dell’anno.
Le aspettative di una Fed ancora dovish non bastano però a tranquillizzare gli investitori, con Wall Street che viaggia in ribasso dopo il dato, anche se non più di tanto, proprio per l’assist QE che si prevede durerà ancora molto; l’euro è arrivato a salire fino a $1,1906, in crescita dello 0,60%, estendendo i rialzi già incassati nei giorni scorsi in attesa di un annuncio del tapering anche da parte della Bce; il rialzo dell’inflazione misurata dai salari viene allo stesso tempo prezzato dai Treasuries Usa, con i tassi decennali che salgono all’1,329% e i trentennali che avanzano all’1,95%.
“Il rapporto di oggi riflette un forte dietrofront della crescita dell’occupazione, probabilmente a causa dell’impatto della variante Delta sull’economia Usa, sebbene agosto sia un mese anche notoriamente difficile da monitorare in modo accurato, a causa delle vacanze estive“, ha fatto notare Tony Bedikian, responsabile dei mercati globali presso Citizens.
E da ING è arrivato il commento di James Knightley, responsabile economista internazionale, che ha ricordato quanto emerso dalla Federazione nazionale Usa delle aziende indipendenti, ovvero dalla (NFIB) :
“Dai dati è risultato che le aziende vogliono assumere, ma che semplicemente non ci sono lavoratori disponibili: è per questo che i salari crescono. Di conseguenza, nel caso in cui i casi di Covid dovessero scendere nelle prossime settimane e, altro fattore importante, l’offerta di lavoro aumentare, potremmo assistere a una riaccelerazione significativa della creazione dell’occupazione”.
In tutto questo, l’economista di ING ha messo in evidenza che, “riguardo al tapering della Fed, il presidente Powell rimane più cauto rispetto a molti suoi colleghi, a causa del riaffacciarsi del Covid che lo porta, come ha detto intervenendo al simposio di Jackon Hole, a rimanere sull’attenti verso “quelle manovre che possono essere lanciate nei momenti sbagliati”.
Tra le altre frasi chiave di Powell – si legge nel report di ING – quella che afferma che “c’è ancora molta strada da fare per raggiungere la piena occupazione” prima che la Fed possa dire che la condizione di “un ulteriore progresso significativo” sia stata soddisfatta”.
Knightley ha puntualizzato che “l’occupazione Usa rimane al di sotto di 5,33 milioni rispetto al picco raggiunto nel febbraio del 2020: di conseguenza, molto probabilmente questo fattore zavorrerà l’entusiasmo di diversi presidenti dei distretti della Fed su un annuncio (del tapering) che veniva dato a settembre”.
ING ritiene che il report di oggi avalli l’outlook di “un annuncio che arrivi piuttosto a novembre, con l’inizio della riduzione degli acquisti di asset (che avviene al momento per $120 miliardi al mese) che potrebbe partire a dicembre”.