Bruschi cali per oro e petrolio, ma Piazza Affari non batte ciglio e tocca nuove vette
Nuovi segnali di forza per i mercati azionari in avvio di ottava, mentre soffrono le commodity complice il rischio che il tapering da parte della Fed arrivi prima del previsto alla luce del boom dell’occupazione statunitense.
Nuovi top per il Ftse Mib, volano Unipol e Stellantis
Piazza Affari veleggia ai nuovi top annui nonostante la debolezza stamane di banche e oil. Il Ftse Mib, reduce dal +1,3% di venerdì che ha spinto l’indice il area 26 mila, allunga ancora fino a 26.088 (+0,34%) aggiornando i massimi pluriennali dal lontano 2008. Gli investitori continuano a cavalcare l’onda lunga dei forti dati arrivati dal mercato del lavoro statunitense. A luglio gli Stati Uniti hanno creato evidenziato una crescita dei posti di lavoro ai top in quasi un anno (+943mila unità) e il tasso di disoccupazione è diminuito più rapidamente del previsto. Il presidente della Fed di Dallas, Robert Kaplan, ritiene che la banca centrale dovrebbe iniziare a ridurre al più presto i suoi acquisti di asset. Il positivo report occupazionale di luglio conferma che il mercato del lavoro statunitense è sul sentiero giusto per tornare ai livelli pre-pandemici e c’è chi vede la Fed annunciare già nel meeting di settembre la riduzione degli acquisti con il tapering che potrebbe prendere il via già a dicembre o a inizio 2022.
Tra i singoli titoli del Ftse Mib si segnala stamattina il rally di Unipol (+1,96%). Bene anche Stellantis (+1,02%) che vola di slancio oltre i 18 euro. Oggi AlphaValue ha alzato il rating su Stellantis a buy. Promozione anche per Pirelli (+1,46%) su cui JPMorgan ha portato la raccomandazione a neutral.
Tra i segni meno si segnala invece Interpump (-0,95%) e i titoli bancari (-1,8% Bper e -1,24% Banco BPM) che ritracciano dopo l’exploit di venerdì. Male anche il trio formato da Tenaris (-0,9%), Saipem (-0,31%) ed ENI (-0,42%) con il calo del petrolio che si fa sentire su tutto il comparto oil europeo.
Flash crash per oro e argento
Forte volatilità nella notte per i metalli preziosi tra rischio tapering e rialzo del dollaro Usa. C’è stato un tonfo di 60 dollari in pochi minuti per l’oro con gli investitori che temono che la Federal Reserve presto inizi a ritirare i suoi massicci stimoli monetari. Il prezzo del lingotto spot è arrivato a perdere oltre il 4% e l’argento è crollato fino al 7% con i dati sull’occupazione USA migliori del previsto che hanno fatto scattare l’allarme tra gli investitori.
Timori che si riflettono anche sul dollaro Usa. Il biglietto verde si è spinto al massimo da quattro mesi sull’euro propio sulla prospettiva di un tapering della Federal Reserve.
A luglio gli Stati Uniti hanno creato evidenziato una crescita dei posti di lavoro ai top in quasi un anno (+943mila unità) e il tasso di disoccupazione è diminuito più rapidamente del previsto. Il presidente della Fed di Dallas, Robert Kaplan, ritiene che la banca centrale dovrebbe iniziare a ridurre al più presto i suoi acquisti di asset.
Soffre anche il petrolio
Tra le commodity si segnala stamani anche la debolezza proninciata del petrolio con Brent e WTI entrambi in calo del 3 per cento circa con quotazioni scese rispettivamente in area 68,6 e 66,2 $ al barile. Sullo sfondo rimane anche la questione relativa al diffondersi della variante Delta e ai possibili contraccolpi sulla ripresa economica con nuove restrizioni decise da Cina e Australia.