Bussola mercati tra inflazione, tassi e Ucraina. Non solo finanziari ed energetici, i preferiti di Equita
La volatilità potrebbe regnare ancora sui mercati. I listini stanno continuando di fatto a consolidare le buone performance della vigilia grazie alle minori tensioni sul fronte Ucraina, con una possibile de-escalation militare. Ma queste tensioni hanno aggiunto una ulteriore incertezza a un quadro già complesso in cui oltre al tema geopolitico ci sono altri due elementi da tenere in scacco i mercati: ovvero l’inflazione e l’aumento dei tassi. Proprio stasera è fissato l’appuntamento con la Federal Reserve (Fed), e in particolare con la pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione del Fomc, il braccio operativo di politica monetaria della banca centrale Usa. Dalle minute il mercato si attendono maggiori spunti sui prossimi rialzi, magari già a partire dalla riunione di metà marzo.
Inflazione, aumento tassi e crisi Russia-Ucraina: le tre preoccupazioni del mercato
“Siamo in una fase in cui il mercato azionario è volatile e fragile, e questo è evidente dalle oscillazioni intraday. Le preoccupazioni del mercato sono legate a: inflazione, aumento dei tassi dalla parte delle banche centrali, e Russia. I timori sono maggiori sul mercato del credito e high-yield, anche perché in uno scenario dove c’è un’economia forte, con inflazione in aumento e tassi che salgono, le obbligazioni soffrono. Solo uno scenario di forte rallentamento economico potrebbe aiutare il mercato obbligazionario”, commenta Luigi De Bellis, co-responsabile ufficio studi Equita, soffermandosi sulle attuali situazioni dei mercati. Una fase di volatilità sui mercati che, secondo l’esperto, è destinata a durare ancora per alcune settimane, ma che non intacca la sua view sui mercati che resta costruttiva.
Finanziari, energetici e i titoli legati al re-opening: ecco le preferenze settoriali
Ma in questo scenario quali sono le preferenze settoriali per Equita? “Rimaniamo positivi sui titoli finanziari che beneficiano di un contesto economico solido e inclinazione della curva dei tassi, ed energetici grazie a delle dinamiche positive attese sull’offerta/domanda di petrolio”, spiega De Bellis che soffermandosi sul settore industriale indica una preferenza verso “l’esposizione a titoli con forte posizionamento competitivo e pricing power“. Equita continua poi a favorire alcuni titoli legati al re-opening, mentre resta sottopeso su quelli legati alla tecnologia/digitale (dopo la forte performance del 2021 e perché maggiormente esposti al rischio de-rating). Esposizione sostanzialmente neutrale nell’ambito utilities.
Inflazione e Fed: possibili scenari
C’è poi sul tavolo l’ampio tema inflazione e di conseguenza banche centrali. Con le riaperture, l’attesa è quella di un raffreddamento delle aspettative di inflazione. “La Fed guarda l’indice cpi, che sta ancora salendo, ma è un ‘lagging indicator‘ – spiega ancora De Bellis -. Riteniamo che con la graduale uscita dalla pandemia l’attenuazione delle limitazioni legate alla pandemia, alcune strozzature dell’offerta e rigidità delle catene di approvvigionamento si ridurranno, portando ad un raffreddamento delle pressioni inflazionistiche”.
Intanto dopo la fiammata dell’inflazione Usa a gennaio, gli economisti di Goldman Sachs e quelli di Bank of America, prevedono per quest’anno ben sette rialzi dei tassi da parte della Fed. “Stiamo rivedendo al rialzo le nostre stime su quanto farà la Fed, per includere sette strette monetarie consecutive di 25 punti base, in ognuna delle riunioni del Fomc successive del 2022 – si legge nella nota di Goldman Sachs – Continuiamo a prevedere che il Fomc (il braccio di politica monetaria della Fed) alzi i tassi altre tre volte di 1/4 di punto percentuale tra il primo e il terzo trimestre del 2023, fino a raggiungere il tasso terminale del 2,5%-2,75%, in anticipo”.
Sul fronte banche centrali, i mercati stanno cercando di adattarsi al cambio di paradigma, e questo potrebbe mantenere alta la volatilità nelle prossime settimane. Secondo la view di Equita, è un processo che richiederà ancora un po’ di tempo, ma vediamo un contesto macroeconomico e, di conseguenza, per gli utili societari ancora solido. “Inoltre, nei precedenti cicli di rialzo dei tassi d’interesse dagli anni ’50 ad oggi, i mercati, in quasi tutti i casi, hanno registrato delle performance positive dopo una prima fase di correzione”, spiegano da Equita che aggiungono che la vera domanda da porsi è quanto durerà l’attuale ciclo economico espansivo, che nello scenario base di Equita non vedono esaurirsi nel 2022 e che sarà quindi in grado di compensare la contrazione dei multipli legata al rialzo dei tassi.
Tensioni Russia- Ucraina, su cosa spostare l’attenzione
Le tensioni Russia-Ucraina stanno entrando in una settimana potenzialmente decisiva. “Un deterioramento in Ucraina potrebbe alimentare le preoccupazioni per le pressioni sui prezzi dell’energia in caso di interruzione delle forniture di energia russa. E’ ovvio che un conflitto creerebbe un risk-off sugli asset rischiosi (soprattutto mercati emergenti), un rally del treasury e pressione sulle valute soprattutto emerging market”, afferma De Bellis ricordando che l’economia russa è una frazione degli Stati Uniti e della Cina e potrebbe essere relativamente contenuta in termini di dimensioni e importanza relativa. Tuttavia, quando si tratta di idrocarburi, la Russia è una superpotenza: è tra i tre maggiori produttori mondiali di petrolio (circa 10-11%) e il secondo produttore mondiale di gas (circa 18-20%).
Sul mercato petrolifero non si può non citare il peso della Russia. Si tratta infatti del più grande produttore di petrolio all’interno dell’Opec+ e, insieme all’Arabia Saudita, è il membro più influente del gruppo di produttori, che controlla il 50%+ della produzione globale di petrolio. Tanto che dal 2016, da quando ha unito le forze con l’Arabia Saudita attraverso l’Opec+, è diventata una voce influente nel fissare il livello dei prezzi del petrolio.
La Russia riveste poi una veste importante in termini di fornitore di energia per l’Europa: fornisce quasi il 30% del petrolio, del gas e anche del carbone europei (attraverso una vasta rete di gasdotti). “Eventuali sanzioni per l’approvvigionamento energetico russo avrà significative conseguenze dirette e indirette per l’economia globale ed europea, difficili da quantificare – precisa il co-responsabile dell’ufficio studi di Equita -. L’impatto diretto verrebbe ovviamente dal picco immediato e considerevole dei prezzi dell’energia in un momento in cui l’economia globale sta già facendo fatica con materie prime e alta inflazione. Una delle conseguenze non volute delle sanzioni potrebbe essere un’ulteriore inclinazione della politica energetica russa verso la Cina”.