‘Cancellare debiti pubblici Eurozona’. L’appello alla Bce da più di 100 economisti, incluso Thomas Piketty
Questa volta non è solo l’Italia: sono più di 100 gli economisti europei che lanciano un appello alla Bce affinché cancelli il debito pubblico dei paesi dell’Eurozona che detiene, sulla scia delle varie operazioni di Quantitative easing che ha lanciato per blindare i titoli di stato, BTP in primis.
Gli economisti, tra cui Thomas Piketty, Laurence Scialom e Gaël Giraud, hanno inviato una lettera con la loro richiesta ad alcuni quotidiani tra i più importanti in Europa. Nel caso dell’Italia, la pubblicazione è avvenuta su Avvenire che ha segnalato come la proposta dei ‘debiti da rimettere’ fosse stata presentata anche dall’economista Leonardo Becchetti, firmatario tra l’altro della seguente missiva.
La lettera, che Avvenire riporta, è chiara: La Bce lo può fare, la Bce lo deve fare. E lo deve fare tanto più in questo momento di urgenza, al fine di agevolare la ripresa dalla crisi scatenata dalla pandemia del coronavirus-Covid-19.
Una eventuale cancellazione dei debiti pubblici, hanno sottolineato gli economisti, insieme all’impegno di spendere la somma con investimenti nella transizione green e in progetti sociali, creerebbe tra l’altro un pacchetto di stimoli di quasi 2,5 trilioni di euro. Un’altra occasione da non perdere, praticamente.
Ma veniamo ad alcuni punti della lettera:
“Il dibattito sulla cancellazione dei titoli di debito pubblico detenuti dalla Bce conosce un forte interesse pubblico in Francia, ma anche in Italia, nel Lussemburgo, in Belgio, nei corridoi delle istituzioni europee, presso gli stessi rappresentanti della Bce e dei diversi ministeri delle finanze della zona Euro. Questo dibattito è sano ed utile. Per la prima volta dopo molto tempo, la posta in gioco monetaria è oggetto di dibattito pubblico. La moneta cessa per un momento di essere un oggetto sottratto alla deliberazione collettiva e consegnato ad una banca centrale indipendente dai poteri pubblici, ma dipendente dai mercati finanziari. I cittadini scoprono, con sconcerto per alcuni di loro, che quasi il 25% del debito pubblico europeo è oggi detenuto dalla loro banca centrale. Dobbiamo a noi stessi il 25% del nostro debito. Se rimborsiamo questa somma, dovremo trovarla altrove prendendola nuovamente in prestito per far girare il debito invece di investirla oppure aumentando l’imposta oppure abbassando la spesa. Eppure ci sarebbe un’altra soluzione. In quanto economisti, responsabili e cittadini impegnati nei diversi paesi, è nostro dovere sollecitare l’opinione pubblica sul fatto che la Bce potrebbe offrire agli Stati europei i mezzi per la loro ricostruzione in chiave ecologicamente sostenibile, ma anche riparare la frattura sociale, economica e culturale dopo la terribile crisi sanitaria che stiamo attraversando”.
Ma la Bce lo può fare? La risposta è sì. Nessuno vuole prendere alla leggera l’intervento che la banca centrale europea dovrebbe lanciare.
“Non intendiamo prendere alla leggera il tema dell’annullamento del debito pubblico, quand’anche riferito solo a quello detenuto dalla Bce – sottolineano gli economisti – Sappiamo che eventi di cancellazione del debito sono momenti storici del tutto eccezionali e fondativi. Tale fu il caso della conferenza di Londra del 1953, quando la Germania beneficiò della cancellazione di due terzi del suo debito pubblico che le permise di ritrovare il cammino della prosperità ancorando il suo futuro nello spazio europeo”.
Ma, si chiedono gli esperti, “l’Europa non attraversa forse una crisi di dimensioni eccezionali che giustificherebbe misure altrettanto eccezionali? Per fortuna, e diversamente dal caso storico citato, abbiamo la fortuna di avere un creditore che non ha certo paura di perdere il suo denaro: la Bce. La nostra proposta è semplice: sigliamo un accordo tra gli Stati europei e la Bce. Quest’ultima si impegnerà a cancellare il debito pubblico che detiene (o a trasformarlo in debito perpetuo senza interessi), mentre gli Stati si impegneranno a investire lo stesso importo nella ricostruzione ecologica e sociale”.
E sulla fattibilità del perdono del debito pubblico gli economisti scrivono che “non vi è dubbio che la Bce possa permettersi una simile azione”. Ovvero?
“Come riconosciuto da un gran numero di economisti, anche tra coloro che si oppongono ad una tale risoluzione, una banca centrale può funzionare con fondi propri negativi senza difficoltà. Può addirittura emettere moneta per compensare queste perdite: ciò è previsto dal protocollo n°4 accluso al trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Inoltre, giuridicamente e contrariamente a quanto affermano alcuni responsabili delle istituzioni, in particolare in seno alla Bce, l’annullamento non è esplicitamente proibito dai trattati europei. Tutte le istituzioni finanziarie a livello mondiale possono deliberare una rinuncia ai loro crediti – e la Bce non fa eccezione – d’altro canto, il temine ‘annullamento’ non figura né nel trattato né nel protocollo sul sistema europeo delle banche centrali (Sebc). Potrebbe dunque essere interpretata come contraria allo spirito del trattato, ma non si potrebbe esser detto lo stesso di una misura oggi molto ben accettata come il Quantitative Easing voluto da Mario Draghi?
Cancellazionde debiti, stavolta non è solo l’Italia a chiederlo
Stavolta non è solo l’Italia a chiederlo: l’appello arriva da economisti di tutta Europa
Il caso cancellazione debiti da parte della Bce ha visto protagonista l’Italia appena qualche mese fa. L’opzione era stata rilanciata dai Cinque Stelle, in particolare dal sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri del governo Conte bis, Riccardo Fraccaro, che aveva auspicato la cancellazione, da parte della banca centrale, del debito pubblico accumulato dall’Italia nel corso della crisi scatenata dalla pandemia del coronavirus COVID-19.
“La Bce azzeri i BTP acquistati durante la pandemia o ne estenda la scadenza all’infinito”, aveva proposto Fraccaro, dopo che la stessa presidente dell’istituzione di Francoforte, Christine Lagarde, aveva gelato il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, spiegando come la cancellazione rappresenterebbe una violazione dei trattati Ue.
Un no molto chiaro, successivamente, era arrivato anche da Fabio Panetta, esponente del board esecutivo della Bce, che aveva paventato effetti destabilizzanti con una tale misura.
Della questione se n’era parlato molto, in quei giorni, e a scendere in campo erano stati anche Giampaolo Galli, economista presso l’Osservatorio dei Conti Pubblici Italiani e docente di Economia Politica e Lorenzo Codogno, ex capo economista del dipartimento del Tesoro italiano in un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore anche in inglese.
Galli e Codogno avevano chiaramente smentito l’assunto secondo cui l’Italia ci avrebbe soltanto guadagnato, presentando due punti chiave. Galli e Codogno avevano ricordato, tra le altre cose, che “esiste una grandissima mole di evidenza empirica e teorica che quando le banche centrali stampano moneta per soddisfare le esigenze degli Stati la gente tende a perdere fiducia nella moneta”. Ma il dibattito non si è mai spento. E, nelle ultime ore, è tornato di nuovo alla ribalta.