Caos Lettonia, banchiere centrale Rimsevics non si dimette: contro di me cospirazione banche e minacce di morte
Classe 1965, Ilmars Rimsevics ha fatto il suo ingresso nella Banca centrale della Lettonia nel luglio del 1992 nelle vesti di vice governatore per poi diventare, nel dicembre del 2001, numero uno dell’istituzione.
Nel gennaio del 2014, con l’adesione della Lettonia all’euro, Rimsevics è diventato ufficialmente anche membro del Consiglio direttivo della Bce. Una carriera brillante, interrotta bruscamente lo scorso sabato 17 febbraio, con il suo arresto da parte della Commissione anti-corruzione del paese, la KNAB.
Il governatore è stato interrogato per sette ore, mentre la sua abitazione e il suo ufficio presso la Banca centrale sono stati ispezionati dai funzionari dell’agenzia.
Rilasciato su cauzione nella giornata di ieri, Rimsevics ha parlato ai giornalisti da Riga, capitale della Lettonia, nel corso di una conferenza stampa e ha detto chiaramente che non si dimetterà. “Ho deciso di non rassegnare le mie dimissioni – ha detto, stando a quanto riportato da Bloomberg – Non sono colpevole”.
In una Lettonia ancora nel radar degli investitori e delle banche dopo le rivelazioni sul ruolo ricoperto nello schema imponente di riciclaggio di denaro sporco noto con il nome “Laudromat”, Rimsevics è stato accusato di aver tentato di estorcere del denaro ai manager della banca lettone Norvik Banka. Accuse che, insieme al suo arresto, hanno fatto piombare la Lettonia nel caos, dopo l’altra notizia bomba arrivata nelle ultime ore: la decisione della Bce di congelare tutti i pagamenti di un’altra banca lettone, ABLV, a causa del deterioramento della sua liquidità verificatosi a seguito delle accuse del Tesoro Usa su presunte operazioni di riciclaggio di denaro sporco.
Il doppio scandalo ha gettato nello scompiglio il mondo finanziario e politico del paese baltico, con il premier Maris Kucinskis che ha indetto una riunione di emergenza per discutere sia il caso Rimsevics che quello ABLV. Kucinskis ha chiesto ripetutamente a Rimsevics di farsi da parte, ma la richiesta, stando alle prime dichiarazioni del banchiere, è rimasta inascoltata.
Nel corso della conferenza stampa, il banchiere centrale ha detto anzi che le accuse che sono saltate fuori nelle ultime ore fanno parte di un piano orchestrato dalle banche Norvis Banka e ABLV Banka contro di lui. Non solo: oltre a parlare dell’esistenza di una cospirazione contro di lui, Rimsevics ha detto di aver ricevuto minacce di morte.
Il caso è scoppiato con la causa legale che Norvik Banka, controllata dal cittadino britannico di origini russe Grigory Guselnikov – presidente e maggior azionista dell’istituto – ha depositato presso la Commissione di arbitrati della Banca Mondiale.
In un documento di 39 pagine, Norvik ha accusato un “alto funzionario lettone” di aver tentato ripetutamente “di estorcere denaro” dall’istituto, vendicandosi contro di esso quando il denaro non arrivava. A confermarlo all’Associated Press sarebbero stati alcuni funzionari di Norvik. Nel documento, il nome del banchiere centrale non appare.
Tuttavia, sia l’AD di Norvik Banka Oliver Bramwell che Guselnikov hanno confermato all’AP che quell'”alto funzionario” sarebbe il banchiere centrale Ilmars Rimsevics. Guselnikov, in particolare, ha riferito che Rimsevics ha regolarmente preteso il pagamento di tangenti tramite terzi a partire dal 2015, minacciando di colpire Norvik Banka con regole più severe nel caso in cui non avesse versato le somme. Sono queste, avrebbe detto il banchiere centrale, “le regole del gioco” in Lettonia.
Guselnikov ha riferito di aver visto per la prima volta Rimsevics nel 2015, a seguito di un incontro con un uomo di nome Renars Kokins che, presentatosi come esperto di affari legali e politici della Lettonia, lo aveva invitato a un meeting in una villa alla periferia di Riga e a cui si presentò anche il banchiere centrale.
Rimsevics fu molto chiaro, e disse al manager che lo avrebbe aiutato, in quanto il responsabile delle attività di regolamentazione era una persona a lui fedele. Tutto quello che bisognava fare era “cooperare” con Kokins. Dopo dieci minuti circa, Rimsevics lasciò la stanza. A quel punto Kokins fece sedere Guselnikov, estrasse una penna e scrisse su un foglio: “100.000, al mese”.
Kokins, ricorda Guselnikov, non pronunciò la parola “pagamento”, spiegandogli comunque che tutte le banche lettoni erano solite “cooperare” in questo modo. Guselnikov decise di non pagare ma, racconta, continuò a essere tallonato, tanto che, sottolinea oggi, “è stato un incubo durato anni”.
“Non è facile capire come uscire da questo ambiente senza accusare danni alla propria reputazione. E’ per questo che ho deciso di dire la verità al pubblico e di ricorrere alle vie legali. Potrò perdere la banca, i miei soldi, ma non farò mai parte di tutto questo”.
Ma il banchiere centrale non ci sta e continua a ripetere che le accuse sono solo frutto di una macchinazione orchestrata dalle banche per il suo rifiuto di erogare un prestito del valore di 1 milione di euro alla banca ABLV, alle prese con una forte crisi di liquidità dopo le accuse di riciclaggio di denaro sporco e di fondi illeciti erogati alla Corea del Nord.
Tre ore dopo la notizia della decisione della banca centrale di non soddisfare la richiesta avanzata da ABLV, ha raccontato Rimsevics, l’istituzione è stata infatti oggetto di raid da parte delle autorità.
“E’ chiaro che sto diventando scomodo per molta gente in Lettonia. Ho ricevuto minacce di morte, e ho informato di ciò le autorità preposte al rispetto della legge”, ha detto Rimsevics.