Causa forza maggiore: Ucraina costretta a chiudere transito 1/3 gas russo destinato all’Europa
Prezzi del gas attentamente monitorati sui mercati europei, dopo l’annuncio arrivato dal gestore del sistema di trasporto in Ucraina, relativo alla decisione di fermare, a partire dalla giornata di oggi, il transito del gas attraverso il punto di Sokhranivka.
La sospensione, che l’operatore ucraino GTSOU ha motivato con cause di forza maggiore, riguarda circa un terzo del gas russo destinato all’Europa.
L’operatore di trasmissione del gas ha affermato che la guerra rende impossibile che alcune zone della rete vengano raggiunte in condizioni di sicurezza, in particolare quelle della regione di Luhansk controllate dalle forze russe. In particolare, stando all’annuncio, i russi starebbero interferendo con alcune operazioni tecniche avviate nell rete del gas, mettendo a repentaglio “la stabilità e la sicurezza dell’intero sistema di trasporti ucraino”.
Un terzo del gas russo che ha come destinazione l’Europa non sarà di conseguenza più accettato nel punto di ingresso di Sokhranivka.
Per ora, nessuna fiammata dei prezzi in Europa, con le quotazioni che, sul mercato di Amsterdam, oscillano attorno a quota 98 euro al Mwh, rimanendo sotto la soglia psicologica dei 100 euro, che era stata superata all’inizio della seduta. E’ la prima volta che la guerra tra Russia e Ucraina, mette in evidena Bloomberg in suo articolo, ha ripercussioni sulle forniture fisiche di gas all’Europa: un evento che alimenta la paura europea di rimanere a secco di forniture, vista la sua forte dipendenza dal gas russo.
Così commenta Roberto Letizia di Equita Sim, nella nota sull’oil sector pubblicata oggi:
“Come emerso ieri pomeriggio, e in virtù dell’occupazione Russa delle centrali di compressione nei territori occupati, l’Ucraina potrebbe essere costretta ad interrompere le forniture di gas sulla rotta di Sokhranivka, che attualmente trasferisce in Europa 32,6 milioni di metri cubi al giorno, o circa 1/3 delle forniture Europee”.
La nota continua aggiungendo che, “secondo le indicazioni giornalistiche, si tratta in realtà di un braccio di ferro tra le 2 nazioni e non di problemi tecnici agli impianti che sembrerebbero funzionare regolarmente. Questa mattina verranno verificate eventuali interruzioni. Secondo le indicazioni Russe riportate dai quotidiani, non ci sono sospensioni di immissione sulle reti coinvolte”.
Detto questo, “l’interruzione delle forniture è ovviamente un elemento negativo per il mercato. Gli stoccaggi dovrebbero essere in grado di compensare eventuali mancanze nei prossimi mesi ma l’incremento dei prezzi di breve (future già aumentato a 100€/MWh vs 93€/MWh dei giorni scorsi) ha conseguenze negative sia sul lato domanda, sia sul fronte margini nei mercati retail (Enel, Iren, Hera, Acea, Ascopiave) per le difficoltà a trasferire sui consumatori gli aumenti di prezzo e per gli eventuali razionamenti nelle forniture che potrebbero essere richieste nel medio/lungo termine in caso di interruzioni prolungate. Le potenziali interruzioni di gas aumentano invece il valore strategico/economico degli assets renewables (Erg, Falck, Alerion, Enel ed in misura minore A2A, Iren) come alternativa energetica.
L’operatore ucraino ha spiegato che, al fine di rispettare gli accordi sul transito del gas russo, trasferirà in via temporanea la capacità non disponibile dal punto di transito di Sokhranivka a quello di Sudzha, che si trova in un territorio sotto il controllo dell’Ucraina.
“La società ha informato ripetutamente Gazprom sulle minacce sul transito di gas a causa delle azioni delle forze di occupazione russe, e ha spiegto la necessità che le forze smettano di interferire con l’operatività degli impianti, ma questi appelli sono stati ignorati“, ha detto ancora GTSOU, stando a quanto emerge dal comunicato. Dal canto suo, stando a quanto riportato da Reuters, il gigante dell’energia russo Gazprom ha sottolineato che la proposta di GTSOU di trasferire tutti i volumi al punto di interconnessione di Sudzha è “impossibile da un punto di vista tecnico”.