Corporate America sconta guerra commerciale Usa-Cina. Non solo Apple, pagano dazio anche Ford e Tesla
La notizia del giorno, nel mondo corporate e della finanza, è sicuramente l’annuncio shock di Apple che, causa il rallentamento dell’economia cinese, si è trovata costretta a tagliare l’outlook sul fatturato del primo trimestre.
Apple prevede ora per il primo trimestre dell’anno un fatturato di $84 miliardi, valore molto più basso rispetto al precedente outlook di un giro d’affari compreso tra $89 e $93 miliardi.
Gli analisti, stando al consensus di FactSet, avevano previsto un valore di $91,3 miliardi. Oltre a innescare le vendite in Asia, l’annuncio ha messo ko anche il settore tecnologico dell’azionario europeo, affossando titoli come Stm a Piazza Affari.
Ma la paura della Cina non riguarda solo Apple. Diverse sono le società dai nomi altisonanti che hanno scontato o si preparano a scontare l’indebolimento dell’economia cinese, innescato da diversi fattori, in primis dagli effetti della guerra commerciale esplosa tra Pechino e Washington.
L’armistizio deciso dai due presidenti Donald Trump e Xi Jinping e dunque la scelta di non imporre dazi doganali durante il periodo di 90 giorni delle trattative non ha certo smorzato il rischio che la Cina rallenti più del previsto.
Il sito Cnbc riporta che non mancano, di fatto, le sforbiciate alle stime sul Pil del paese, con la Chinese Academy of Social Sciences, think-tank che fa capo al governo, che ha proprio di recente tagliato l’outlook sulla crescita dell’economia prevista per quest’anno dal +6,5% al +6,3%. Sembra poco, ma a ben vedere è molto, se si considera che il timore è per un rallentamento delle spese per consumi in un paese che conta 1,4 miliardi di persone.
Citando i dati dell’Ufficio nazionale di statistica della Cina, Coresight Research ha fatto notare inoltre che le vendite al dettaglio sono cresciute a novembre dell’8,1%, al ritmo di crescita più basso in 15 anni. Sempre a novembre le esportazioni sono salite del 5,4%, rispetto al +15,5% di ottobre.
A pagare il dazio del rallentamento cinese provocato dalla guerra commerciale non è solo Apple.
Tra i titani della Corporate America che soffrono l’effetto Cina ci sono anche quelli del settore automobilistico Usa, in primis Ford, con l’AD Jim Hackett che si è lamentato di come le tariffe sull’acciaio e sull’alluminio siano costate già $1 miliardo soltanto nel corso del 2018. I guai per Ford sono stati alimentati anche dal calo delle vendite di auto in Cina che, a novembre, stando all’Associazione cinese delle aziende manifatturiere del settore, è stato di ben -14% su base annua.
Nello specifico, le vendite di Ford in Cina sono scese di oltre -30% nei primi 11 mesi del 2018 rispetto allo stesso periodo del 2017. A novembre, il bilancio è stato peggiore, pari a un crollo delle vendite di oltre -50% su base annua.
La Cina si conferma un grattacapo anche per Tesla, che sta tra l’altro ultimando la costruzione di una fabbrica nei pressi di Shanghai e che, per cercare di ovviare all’impatto della guerra commerciale sulle vendite, sta tagliando i prezzi di alcuni suoi modelli di auto.
Il colosso di Elon Musk ha reso noto di soffrire uno svantaggio in termini di costi pari al 55-60% rispetto alle aziende manifatturiere locali.
E ci sono poi quelle società retail come Tiffany che pagano le minori spese in Usa dei turisti cinesi. Lo scorso 28 novembre, ricorda Cnbc, il titolo Tiffany è precipitato del 9,6% dopo che la catena di gioiellierie ha motivato le vendite deludenti del terzo trimestre proprio con il calo dello shopping dei turisti cinesi in Usa e a Hong Kong.