COVID, rumor vendetta (boomerang) Trump contro Cina: cancellare debito Usa verso Pechino e non solo
Dalla guerra commerciale alla guerra finanziaria: Donald Trump ha tutta l’intenzione di dar seguito alle sue minacce contro la Cina, responsabile a suo avviso di aver infettato il mondo intero con il coronavirus, tanto che la sua amministrazione starebbe pensando di bloccare gli investimenti, nel paese, da parte del fondo pensione federale The Thrift Savings Plan. Investimenti che sono stati decisi nel 2017 e che ora il presidente americano vuole azzerare con un ordine esecutivo. Non solo: il rumor bomba è quello riportato dal Washington Post e ripreso in un articolo da Matteo Giovannini, professore di finanza presso ICBC a Pechino ed esponente della task force cinese presso il MISE, secondo cui alcuni funzionari della Casa Bianca starebbero considerando di compensare il costo che gli Usa hanno sostenuto e stanno sostenendo nella battaglia contro il coronavirus con la cancellazione di una parte o di tutti i debiti che Washington ha nei confronti della Cina. Debiti che ammontano a 1,1 trilioni di dollari.
Giovannini ammette che la probabilità che “questo scenario diventi realtà è piuttosto bassa”. Detto questo “il rischio non può essere sottovalutato”, anche se è vero che “la minaccia dovrebbe essere considerata piuttosto come uno strumento che gli Stati Uniti vogliono utilizzare per costringere la Cina ad ammettere le proprie responsabilità nella diffusione mondiale del virus”. (Non dimentichiamo che questo è l’anno in cui Donald Trump si gioca la presidenza, con l’Election Day di novembre).
Detto questo, Giovannini spiega come un’eventuale cancellazione del debito che gli Usa devono restituire a Pechino “potrebbe portare la Cina a velocizzare il taglio delle quote che detiene nei Treasuries Usa: una mossa che il paese ha in realtà già adottato l’anno scorso quando il Giappone è diventato il principale creditore dei titoli di Stato Usa“.
Certo, al di là dei rancori e delle vendette, è possibile che Pechino voglia diversificare le proprie riserve in valuta estera visto che, dei 3 trilioni di dollari che la People’s Bank of China (banca centrale della Cina) detiene, un terzo è rappresentato da Treasuries Usa. Sicuramente, però, una eventuale cancellazione dei debiti che l’America deve restituirefornirebbe alla Cina un motivo in più per scaricare i bond americani.
Insomma: come ha scritto di recente anche Politico, facendo riferimento all’opinione di diversi analisti, una qualsiasi mossa degli Stati Uniti volta ad azzerare il debito verso la Cina – praticamente facendo default su di esso – sarebbe controproducente per gli interessi americani, in quanto, in generale, “distruggerrebbe la fiducia degli investitori nel merito creditizio Usa, dunque nella sua capacità di onorare il debito. A quel punto si assisterebbe a un balzo dei tassi di interesse Usa, fattore che renderebbe più costoso, non solo per il governo, ma anche per le aziende e i consumatori rifinanziare i loro debiti).
TRUMP MEDITA STOP INVESTIMENTI FONDO FEDERALE ALLA BORSA CINESE
Tornando ai rumor sul fondo pensione federale, Trump starebbe pensando di vietare il trasferimento di una somma pari a 50 miliardi di dollari in un fondo internazionale che replica l’MSCI All-Country World Index, l’indice di riferimento dell’azionario globale. Di quest’indice fa parte anche la borsa cinese, insieme ai listini azionari di altri mercati emergenti.
Le indiscrezioni sullo stop al fondo erano trapelate già giorni fa, quando alcune fonti avevano riferito una frase proferita dal presidente: “Non possiamo permettere che questo piano vada avanti“. D’altronde sono giorni che Trump, in vista delle elezioni presidenziali di novembre di quest’anno, ripete di essere in possesso di prove cruciali che dimostrerebbero come la pandemia del coronavirus avrebbe avuto origine nell’istituto di virologia di Wuhan, l’epicentro del virus che ha infettato la Cina e tutto il mondo.
Le fonti hanno riportato anche le dichiarazioni di Mike Waltz, deputato repubblicano della Florida, secondo il quale procedere con il piano di investimenti significherebbe “inviare decine di miliardi di dollari alla borsa cinese aiutando le aziende che sono direttamente attive nel settore della difesa della Cina e anche nello spionaggio”.
Ora, da una lettera a cui ha avuto accesso in via esclusiva Fox Business, si legge che il consigliere alla sicurezza nazionale Robert O’Brien e il presidente del National Economic Council Larry Kudlow hanno scritto a Eugene Scalia, segretario al Lavoro Usa che la Casa Bianca chiede che il Thrift Savings Plan non investa nell’azionario cinese una somma che, secondo gli accordi precedentemente raggiunti, ammonterebbe fino a $4 trilioni. QUI IL CONTENUTO DELLA MISSIVA.
Fox Business riporta anche il contenuto di una seconda lettera, in cui Scalia scrive a Michael Kennedy, presidente del board del fondo pensione federale, informandolo della missiva ricevuta e aggiungendo che Kudlow e O’Brien hanno “manifestato forti preoccupazioni riguardo agli investimenti pianificati, facendo riferimento sia al rischio legato agli investimenti che alla sicurezza nazionale”.