Crisi energetica e venti di recessione penalizzano le borse europee. Indici PMI confermano la fase di contrazione dell’economia
Inizio di settimana sostanzialmente negativo sui listini occidentali con quelli europei che stanno risentendo sia dell’attuale crisi energetica sia dell’inasprimento delle politiche monetarie, con probabili ripercussioni negative sull’economia. In questo contesto gli operatori attendono l’evento più importante della settimana: il simposio annuale di Jackson Hole, che si terrà dal 25 al 27 agosto. È infatti da evidenziare come, proprio un anno fa, in occasione dell’evento, Jerome Powell annunciò il cambio di rotta della politica monetaria della Fed (Powell parlerà questo venerdì).
“Se negli Usa potremmo aver visto il picco dell’inflazione grazie anche ad un mercato immobiliare che sta rapidamente raffreddandosi (le quotazioni delle case sono diminuite per la prima volta dal 2012, stando ai dati di Zillow), il discorso in Europa è ben diverso” affermano gli analisti di MPS Capital Services, secondo cui nel Vecchio Continente “lo scenario di perdurante stagflazione, data la profonda crisi energetica, sta prendendo sempre più forza. In questo contesto il mercato sta prezzando un rialzo di 50pb da parte della BCE a settembre e di 75pb da parte della Fed con una probabilità del 85%”.
Recessione in Europa entro fine anno (eToro)
“La crisi energetica è difficile da gestire e con ogni probabilità trascinerà il continente in recessione entro la fine dell’anno, protraendo il suo impatto fino al 2023” afferma Ben Laidler, global markets strategist di eToro, che quindi non vede una rosea aspettativa per l’economia del Vecchio Continente appesantita dai prezzi record del gas naturale, dal razionamento energetico incombente, dalla stagflazione e dallo spettro della recessione.
I prezzi del gas naturale nell’UE sono ai massimi storici e il continente sta lottando per riempire gli stoccaggi invernali da quando la Russia ha utilizzato la dipendenza dell’Europa dal gas come arma, riducendo le esportazioni. Questi picchi, secondo il manager di eToro, “stanno guidando la crisi del costo della vita per i consumatori, mentre i governi cercano riparo, costretti ad aumentare il sostegno fiscale. Molti pregano per un inverno mite o per la tolleranza russa e intanto si rincorrono le voci che chiedono il razionamento, una misura che sarà il prossimo piano di emergenza della Germania”.
Indici PMI confermano la fase di contrazione
Segnali di rallentamento dell’economia sono arrivati oggi dalla rilevazione di agosto degli indici PMI dell’Eurozona. I dati hanno confermato che la crisi energetica sta pesando sia sul settore manifatturiero (confermata la contrazione) che su comparto dei servizi (in rallentamento sotto le attese).
“Gli ultimi dati PMI della zona euro indicano un’economia in contrazione nel terzo trimestre dell’anno” afferma Andrew Harker, Economics Director presso S&P Global Market Intelligence, secondo cui “Le pressioni sul costo della vita fanno sì che la ripresa del settore dei servizi, dopo l’abolizione delle restrizioni per la pandemia, si sia affievolita, mentre l’industria manifatturiera è rimasta impantanata nella contrazione ad agosto, con un altro accumulo record di scorte di prodotti finiti, poiché le imprese non sono state in grado di liberarsi dei prodotti in un contesto di calo della domanda. Questo accumulo di scorte suggerisce che non ci sono molte prospettive di miglioramento della produzione manifatturiera nell’immediato futuro”.
“Il calo della produzione – prosegue Harker – si osserva ora in una serie di settori, dai materiali di base alle aziende automobilistiche, dal turismo alle società immobiliari, mentre la debolezza economica va espandendosi. Anche la ricostruzione della forza lavoro dopo la pandemia sta perdendo vigore, con le aziende sempre più riluttanti ad assumere personale aggiuntivo, visto il calo degli ordini e la relativa debolezza del clima aziendale. Le imprese continuano almeno a registrare aumenti più contenuti dei costi, aumentando a loro volta i prezzi di vendita a un ritmo più contenuto. Ciò dovrebbe contribuire ad alimentare un rallentamento dell’inflazione dei prezzi al consumo nei prossimi mesi dell’anno, anche se sembra che qualsiasi alleggerimento della situazione dell’inflazione arrivi troppo tardi per fornire un reale sostegno alla domanda. Il resto del 2022 si prospetta quindi come un periodo di difficoltà per le imprese dell’Eurozona”.