E’ l’ora del Drexit: ultimo atto di Mario Draghi, l’addio alla Bce. Europa rimane orfana di chi l’ha salvata
Ultimo atto di Mario Draghi in attesa che si concretizzi il Drexit, ovvero la sua uscita di scena dalla Bce. Di Drexit ha parlato un articolo del Telegraph facendo notare che, se è molto probabile che il prossimo 31 ottobre, giorno in cui ogni anno si celebra la festa di Halloween, la Brexit non ci sarà, sicuramente si concretizzerà, invece, la Drexit. Sarà allora che il sipario calerà per sempre sul mandato di Mario Draghi alla presidenza della banca centrale europea, iniziata otto anni fa. Il Telegraph ricorda i momenti più cruciali che hanno definito la Bce di Mario Draghi, tra cui quello forse che più di tutti rimarrà inciso nella storia: il giorno in cui il banchiere proferì la frase Whatever It Takes promettendo che avrebbe fatto di tutto per salvare l’euro. L’ultimo atto di Mario Draghi era atteso da tutto il mondo, con toni già nostalgici, come quello dell’FT, che ha parlato di ultimo canto del Cigno. Le previsioni su quello che avrebbe detto e/o fatto oggi il banchiere centrale colomba fino alla fine sono state diverse; c’è da dire, però, che stavolta le stime sono state accompagnate dal ritratto dell’uomo e banchiere Draghi, l’italiano che ha salvato l’euro (e l’Italia) sfidando i falchi tedeschi, considerato, ora che si approssima a uscire per l’ultima volta dall’Eurotower, anche possibile futuro premier o presidente della Repubblica italiana.
#Draghi – the man who did “whatever it took” to save the eurohttps://t.co/h943zz63JF
— DW Business (@dw_business) October 24, 2019
Oggi parlano tutti di lui, con la tedesca Die Welt che, pur essendo per l’appunto tedesca, riconosce che Draghi ha fatto di tutto per salvare l’euro, ricordando la definizione che di lui ha dato il Premio Nobel per l’economia Paul Krugman, ovvero “(presumibilmente) il più grande banchiere centrale dei tempi moderni”. Banchiere centrale che lascia un’eredità fatta di luci ma anche di ombre, visto che Draghi stesso non può dire Mission Accomplished al 100%. L’ultimo atto di Mario Draghi è stato in ogni caso quello di confermare e lasciare in eredità a chi gli succederà, ovvero a Christine Lagarde, il maxi bazooka monetario lanciato lo scorso 12 settembre. La Bce, come tutti davano ormai per scontato, ha lasciato i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,50%. Ribadito il lancio a novembre del nuovo Quantitative easing. E il QE sarà per l’appunto Infinity, visto che sarà spento poco prima del primo rialzo dei tassi. Il programma di Quantitative easing (QE) sarà ripristinato a partire dal mese di novembre. Il Consiglio direttivo si attende che i tassi di interesse di riferimento della BCE si mantengano su livelli pari o inferiori a quelli attuali finché non vedrà le prospettive di inflazione convergere saldamente su un livello sufficientemente prossimo ma inferiore al 2%.
Ultimo atto Draghi: ultima conferenza stampa in Bce
Sulla sua esperienza alla Bce, e cosa gli ha lasciato: “E’ stata una esperienza molto intensa, profonda, affascinante, ma per ora non dico altro”, ha detto il banchiere italiano. Sulle critiche che gli sono arrivare puntualmente dai falchi tedeschi, Draghi ha sfoderato la massima tedesca: “Das Geschenk ist das Geschenk”, ovvero”Un regalo è un regalo”, dunque penso che lo terrò”. Il riferimento è a un articolo di Bild , il tabloid tedesco che, ai tempi del suo insediamento alla Bce, gli regalò un elmetto prussiano del 1871, un Pickelhaube, “simbolo della missione principale della Banca centrale europea, ovvero quella di garantire la stabilità dei prezzi e di proteggere i risparmiatori. Visto che Draghi, almeno secondo il quotidiano, non avrebbe ottemperato a questi compiti, l’elmetto dovrebbe essere restituito. Ma Draghi ha ricordato per l’appunto, che “Un dono è un dono”. Di seguito, la foto che lo ritrae mentre riceve l’elmetto. In realtà Bild non avrebbe però chiesto a Draghi di restituire l’elmetto, stando almeno al tweet di cui sotto.
#ECB‘s Draghi says on the request of German tabloid BILD to get back the gifted piked helmet ‘Geschenkt ist geschenkt!’ https://t.co/NiLtxpxFCG pic.twitter.com/bDX6vB0epz
— Holger Zschaepitz (@Schuldensuehner) October 24, 2019
“Il mio unico messaggio alla Germania – ha tenuto a dire Mario Draghi- è che abbiamo sempre cercato di attenerci al nostro mandato“.
.@LondonerVince What’s even more extraordinary is that @BILD haven’t asked Draghi to return the pickelhaube yet pic.twitter.com/xn6GTdx9wW
— Pawel Swidlicki (@pswidlicki) September 5, 2014
Sull’euro: “L’euro è diventato un’ape vera e propria?” Draghi non ha risposto a questa domanda, che gli è stata posta nell’ultima conferenza stampa da lui presieduta come numero uno della Bce. La domanda si è riferita a quel giorno di fine luglio del 2012, quando Mario Draghi disse che la Bce avrebbe fatto il possibile, per l’appunto “Whatever It Takes” per salvare l’euro. In quell’occasione, Draghi disse che l’euro era un calabrone (bumblebee), “mistero della natura, perché non dovrebbe volare, e invece lo fa”. “Quindi – continuò – l’euro è stato un calabrone che ha volato molto bene per diversi anni. Probabilmente c’era qualcosa nell’atmosfera, nell’aria, che ha permesso al calabrone di volare. Adesso qualcosa deve essere cambiato nell’aria, e sappiamo che cosa, dopo la crisi finanziaria. Il calabrone dovrebbe diventare una vera ape. Ed è ciò che ora sta facendo”. Sul suo futuro: tornerà in Italia e magari diventerà premier o presidente della Repubblica? (la domanda specifica è se tornerà in Italia e diventerà magari un giorno capo di Stato): “Non lo so, l’ho detto tante volte. Chiedetelo a mia moglie”. Questa frase: “Chiedetelo a mia moglie”, era stata data in risposta anche qualche minuto prima, quando Draghi era stato interpellato su cosa avesse intenzione di fare, una volta lasciato lo scranno più alto della Bce. Sull’Italia: il paese riuscirà mai a risolvere i suoi guai? La giornalista che lo interpella ricorda la frase proferita dall’ex esponente della Bce Joerg Asmussen, ex esponente del Consiglio direttivo dell’istituto, a Milano, nel 2013. Asmussen disse che il futuro dell’euro sarebbe stato deciso a Roma. Draghi ha sottolineato che le cose sono cambiate, che non è più così. “Il sostegno all’euro è ai massimi storici, la popolarità dell’euro non è stata mai così alta, anche in Italia ora tutti concordano sul fatto che l’euro sia irreversibile, anche se andrebbe fatto di più. C’è bisogno di una comunicazione più chiara, ma senza entrare nella politica”. E in molti credono che sia stato proprio merito suo se l’euro sia diventato ormai popolare. Ma in Italia lo è diventato davvero?