Effetto guerra commerciale, crescita Cina al minimo dal 1990. E gli analisti non si fidano neanche dei dati ufficiali
Effetto guerra commerciale, l’economia cinese rallenta nel 2018 riportando il tasso di crescita peggiore dal 1990, dunque in ben 28 anni.
Dai dati ufficiali diramati da Pechino, risulta che il Pil è salito l’anno scorso al ritmo del 6,6% su base annua, in linea con le previsioni, ma in rallentamento rispetto al 2017, quando l’espansione. La frenata è evidente nel quarto trimestre del 2018, con il tasso di crescita che si è ridotto ulteriormente al 6,4% dal 6,5% del terzo trimestre, in linea comunque, anche in questo caso, con le attese.
Non manca inoltre il solito scetticismo, tra gli analisti, sulla veridicità dei numeri. Così Julian Evans-Pritchard, economista senior per la Cina presso Capital Economics:
“I numeri sul Pil sono rimasti troppo stabili negli ultimi anni per poter essere una buona guida del trend economico della Cina. Per quello che vale, dal Pil emerge comunque che l’attività relativa ai servizi si sarebbe rafforzata lievemente nell’ultimo trimestre”.
Dal canto suo Ning Jizhe, responsabile della divisione di statistica, parlando con i giornalisti, ha affermato secondo Reuters che le continue dispute commerciali con gli Stati Uniti di Donald Trump hanno avuto un impatto sull’economia della Cina, anche se la situazione, ha precisato, si è rivelata gestibile. L’economia cinese, ha aggiunto, sta rallentando, ma il trend si è stabilizzato negli ultimi due mesi, grazie alla domanda interna.
Proseguono intanto le trattative Usa-Cina per scongiurare l’escalation della guerra commerciale, combattuta a colpi di dazi doganali. Al momento è tregua, dopo la decisione del presidente cinese Xi Jinping e di Trump – presa in occasione del summit del G20 dello scorso dicembre in Argentina – di concordare una sorta di armistizio di 90 giorni nell’imposizione di dazi.
A sollevare dubbi sull’affidabilità dei numeri relativi al Pil della Cina e sulla loro capacità di riflettere in modo preciso lo stato di salute dei fondamentali economici del paese, è stato anche Raymond Yeung, chief economist per la divisione mGreater China dell’Australia and New Zealand Banking Group.
In una nota, l’economista ha sottolineato che i numeri del Pil non rappresentano “un parametro accurato” della crescita economica del paese.
“Il calo dei prezzi alla produzione e dei nuovi ordini alle esportazioni indicano un indebolimento nel momentum di crescita della Cina – ha aggiunto Yeung. Proprio per questo, a suo avviso, “per celebrare quest’anno il 70esimo anniversario della fondazione della Repubblica popolare della Cina, il presidente Xi (Jinping) lancerà probabilmente un nuovo round di misure a sostegno dell’economia”.