Effetto Thunberg spaventa? Non solo H&M, storce il naso anche Weidmann (Bce): non acquistare troppi green bond
Verrebbe da dire che l’idea della lotta per salvare l’ambiente e il pianeta piace a tutti ma, anche, che non mancano i “se” e i “ma”.
E non solo per il caso H&M, con il ceo Karl-Johan Persson che, in un’intervista rilasciata a Bloomberg, ha detto che l’eco-attivismo lanciato da Greta Thunberg potrebbe avere conseguenze terribili sia a livello sociale che per l’industria del fast fashion. Ma anche per le dichiarazioni che sono state proferite qualche ora fa dal falco tedesco, presidente della Bundesbank e membro del Consiglio direttivo della Bce, Jens Weidmann.
Oltre alla solita litania anti-bazooka monetari di Mario Draghi – della serie, “l’utilizzo del Quantitative easing dovrebbe essere limitato a situazioni eccezionali” – Weidmann ha sottolineato che alla Banca centrale europea non dovrebbe essere affidato alcun ruolo specifico nella lotta per la salvaguardia e la sostenibilità dell’ambiente.
Una risposta velata a Christine Lagarde, prossima a varcare la soglia dell’ufficio della presidenza della Bce, finora occupato da Draghi? Proprio l’ex direttrice del Fondo Monetario Internazionale, che prenderà le redini dell’istituzione il prossimo 1° novembre, dopo l’uscita di scena di Draghi prevista per il 31 ottobre, aveva sottolineato, infatti, come fosse una priorità, per le banche centrali e le autorità di controllo, comprendere come contribuire a mitigare i cambiamenti climatici.
E invece no, ha detto il tedesco Weidmann.
“Una politica monetaria che si impegni su obiettivi ambientali rischia di essere oberata – ha detto, nel corso di una conferenza – E, nel lungo periodo, la sua indipendenza potrebbe essere messa in discussione”.
Acquistare un numero sproporzionato di green bond così come suggerito da alcuni esponenti della Bce, insomma, violerebbe a suo avviso il principio della neutralità del mercato. Nessuna preferenza, dunque, tanto meno con lo strumento del QE verso cui il banchiere tedesco già non nutre particolari simpatie, dovrebbe essere accordata ai green bond.
“Degli incentivi per la protezione dell’ambiente – ha sottolineato Jens Weidmann – se ne deve occupare la politica”.
Sta intanto facendo parlare di sé anche il numero uno della nota catena di negozi di abbigliamento H&M.
I comportamenti dettati dalla necessità e dal desiderio di rispettare il clima, ha avvertito Karl-Johan Persson, confermando praticamente di temere l’effetto Greta Thunberg, rischiano di provocare effetti dirompenti, portando i consumatori “a smettere di fare cose, a smettere di consumare, e a smettere di volare”.
Il riferimento è stato al fenomeno, che si sta facendo più diffuso, del consumer shaming, ovvero della vergogna a consumare, ad acquistare beni che possano risultare nocivi per l’ambiente.
“Il risultato – ha avvertito l’AD di H&M – è che questi sforzi “potranno avere un impatto piccolo (da sottolineare piccolo) sull’ambiente, provocando però conseguenze terribili a livello sociale”. “La questione del clima – ha detto ancora Persson – è incredibilmente importante. Rappresenta una minaccia enorme, che noi tutti dobbiamo prendere seriamente: politici, aziende, individui”.