Elezioni Francia, Macron VS Le Pen al ballottaggio come nel 2017. Ma grandi le differenze
Emmanuel Macron contro Marine Le Pen: saranno loro i due candidati alle elezioni presidenziali francesi che si sfideranno al ballottaggio del prossimo 24 aprile.
Come da attese, il presidente francese Macron si è aggiudicato la vittoria del primo turno delle presidenziali ma, altrettanto come da attese, lo scarto con la rivale Le Pen si è confermato decisamente ridotto, soprattutto se si fa un paragone storico con il 2017, anno in cui sempre i due si sfidarono per la conquista dell’Eliseo fino all’ultimo.
La storia si ripete, ma con profonde differenze.
“Déjà vu?”, si chiedono e chiedono Charlotte de Montpellier e Antoine Bouvet, rispettivamente economista senior di Francia e Svizzera e strategist senior dei tassi di ING.
“A prima vista – spiegano – sembrerebbe così, ma la situazione è ben diversa. Così come nel 2017, Emmanuel Macron (27,6%) e Marine Le Pen (23,4%) sono i due vincitori del primo turno delle elezioni presidenziali francesi, i due dunque che si fronteggeranno nel secondo turno del 24 aprile. Il candidato di estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon si è confermato terzo e anche piuttosto vicino (22% dei voti). Al quarto posto c’è il polemista di estrema destra Eric Zemmour con il 7% dei voti. Sembra vicina anche la fine per i due partiti tradizionali che hanno governato la Francia per 50 anni (dal 1945 al 2017). Valérie Pécresse (Républicains neogollisti) ha ricevuto meno del 5% dei voti e Anne Hidalgo (Partito socialista, sinistra) ha avuto meno del 2%. Il candidato dei verdi, anche, Yannick Jadot, ha incassato meno del 5% dei voti”.
Da ING sottolineano che Emmanuel Macron ha riportato una buona performance nel primo turno delle elezioni, un po’ meglio rispetto a quanto era stato suggerito dai sondaggi, e con il risultato migliore riportato da un presidente in carica da François Mitterand nel 1988. Questo non significa però che il dado sia stato tratto e che Macron vincerà facilmente nel secondo turno contro Marine Le Pen, come nel 2017. Di fatto, l’incertezza è più alta rispetto alle ultime elezioni. Zemmour ha già dato istruzioni ai suoi elettori di votare per Le Pen e, con il 30% dei voti a favore di Zemmour e Le Pen, il centro destra non è stato mai così potente in Francia. In più, l’immagine di Le Pen è molto diversa da quella mostrata nel 2017, visto che sembra molto meno estremista e più accettabile per una gran parte della popolazione francese. Le Pen ha condotto, anche, una campagna (elettorale) eccellente. Macron deve invece difendere il suo operato da presidente uscente, fattore che rende la sua posizione molto più difficile rispetto a quella del 2017, quando incarnava comunque, in qualche modo, il nuovo”.
Dai sondaggi il testa a testa è innegabile:
Macron avrebbe un vantaggio molto ridotto, compreso tra il 54% e il 51% delle intenzioni di voto (ovvero, tra i 12 e i 15 punti meno rispetto al 2017)” e, a questo punto, “inizierà una nuova campagna, con le prossime due settimane che saranno cruciali, e che includeranno anche il dibattito televisivo in calendario mercoledì prossimo, 20 aprile”.
ING continua, facendo notare che “il fattore più importante per Macron e Le Pen sarà riuscire ad attrarre gli elettori di Mélenchon. Quest’ultimo ha chiesto ai suoi elettori di non votare per l’estrema destra di Le Pen, ma senza dare un appoggio esplicito a Macron”.
In questo contesto, “visto che una buona parte degli elettori di sinistra osteggia fortemente la presidenza (di Macron) è probabile che gli elettori di Mélenchon si dividano tra i due (candidati). Un’altra questione importante sarà l’affluenza, dal momento che molti di sinistra e ambientalisti preferirebbero rimanere a casa piuttosto che votare per uno di loro”.
Tutto questo significa che, se il primo turno delle presidenziali “ha dato un verdetto simile a quello atteso, il secondo turno rimane molto incerto. Con tutta probabilità, Macron vincerà ma con un margine di vittoria molto più stretto. E non si può escludere una presidenza di Le Pen”.
Elezioni Francia, lo dice Macron stesso: ‘Niente è stato deciso’
La cautela mostrata da Macron subito dopo la vittoria al primo turno delle elezioni presidenziali francesi è più che giustificata:
“Niente è stato ancora deciso, e la battaglia che porteremo avanti nei prossimi 15 giorni sarà decisiva per la Francia e l’Europa”, ha detto Macron ai sostenitori, invitandoli tutti a votare il prossimo 24 aprile per impedire che l’estrema destra finisca con il comandare la seconda economia più grande dell’Unione europea. Dai sondaggi Ifop – si legge ancora nell’analisi di ING – emerge una battaglia serrata tra i due, con il 51% a favore di Macron e il 49% per Le Pen: ma lo scarto è talmente risicato che la vittoria potrebbe andare a uno come all’altra se si considerano anche i margini di errore. Dagli altri sondaggi è emersa una previsione lievemente più favorevole per Macron, fino al 54%. Ma si tratta di un gap ancora molto ridotto, soprattutto rispetto al 2017, quando Macron riportò a casa una vittoria contro Le Pen, aggiudicandosi il 66,1% dei voti. Incredibile la rimonta di Le Pen che, nelle ultime settimane, ha focalizzato la propria campagna elettorale sull’inflazione e dunque sul costo della vita, proponendosi paladina dei deboli, pronta a unire una nazione stanca delle élite. La candidata ha optato per una strategia che ha pagato bene, totalmente diversa da quella del 2017, in cui aveva agitato lo spettro della Frexit, ergendosi come nemica dell’Unione europea e dell’euro. Stavolta, i toni sono stati decisamente più dimessi, tanto che ING spiega che proprio questo elemento ha fatto sì che la reazione dei mercati fosse meno contenuta rispetto a quella di cinque anni fa, quando “lo spread Francia-Germania si allargò fin oltre gli 80 punti base, rispetto ai 55 punti base di questa volta”.
Le Pen ha beneficiato stavolta anche della contrarietà alla guerra in Ucraina provocata dalla Russia di Vladimir Putin , manifestata da molti francesi. E’ piaciuta agli elettori, tra le altre, anche la seguente frase:
“L’eventuale soluzione di tagliare le importazioni di petrolio e gas (dalla Russia) sarebbe una tragedia per le famiglie francesi. Mi dispiace dirvelo, ma la mia priorità è difendere il potere di acquisto delle famiglie francesi”, ha detto la leader del partito di estrema destra Rassemblement National (Raggruppamento Nazionale o Raduno Nazionale, fino al 2018 noto con il nome di Fronte Nazionale).
Detto questo, aggiungiamo noi, lo shock Marine Le Pen sul mercato dei titoli di stato francesi si è sentito eccome.
Spread Francia-Germania: tassi Oat ritracciano da record 7 anni
Lo spread Oat-Bund a 10 anni ha testato venerdì scorso il record degli ultimi due anni, fino a 56 punti base, a fronte di tassi decennali schizzati fino al massimo degli ultimi sette anni, ovvero dal 2015, all’1,30%.
Oggi il rendimento Oat a 10 anni retrocede all’1,28%, e lo spread rallenta a 48 punti base, a conferma di come la vittoria di Macron al primo turno abbia comunque calmato un po’ gli animi degli investitori stranieri che guardano alla Francia.
In ripresa anche l’euro, che recupera attorno a quota $1,0880, dopo essere capitolato venerdì scorso al minimo in più di un mese nei confronti del dollaro.
In attesa di scoprire cosa succederà alla Francia – e, di conseguenza, anche all’Europa – gli strategist di ING scrivono che il risultato di Macron del primo turno, migliore delle attese, è stato accolto con un rally in stile sospiro di sollievo degli asset francesi.
Elezioni Francia, ‘investitori si preparino a maggiore volatilità’
“Tuttavia, gli investitori non dovrebbero cullarsi in una falsa sensazione di sicurezza. Macron è il favorito, ma le due settimane che porteranno al ballottaggio saranno caratterizzate, a nostro avviso, da una maggiore volatilità, almeno fino a quando i sondaggi confermeranno il testa a testa dei due candidati entro il margine di errore. Il prossimo livello critico per gli investitori sarà il dibattito televisivo del prossimo 20 aprile”. I due esperti di ING sottolineano anche che, in generale, “i bond sovrani fanno fronte anche a una Bce più vicina a normalizzare la politica monetaria, ricetta per una maggiore volatilità nel breve termine”.
La parola ‘incertezza’ riassume anche l’outlook degli economisti di Barclays.
Tre le conclusioni a cui il team della banca britannica è pervenuto:
- Sul fronte politico: l’opinione pubblica è rimasta molto volatile fino alla fine, con cambiamenti significativi nelle ultime settimane e anche negli ultimi giorni della campagna (elettorale), fattore che ha avvantaggiato tre candidati: Macron, Le Pen e Mélenchon, che hanno incassato risultati migliori rispetto a quelli che i sondaggi suggerivano due mesi fa. Il quadro politico francese è stato totalmente ridisegnato, con l’emergere di tre poli: la sinistra radicale, il riformismo pro-europeo e liberale, e l’estrema destra nazionalista. I vecchi due partiti (gollisti e socialisti) sono praticamente scomparsi. Il ballottaggio sarà un testa a testa molto più netto rispetto a cinque anni fa, e chiunque vinca potrebbe far fatica ad assicurarsi la maggioranza assoluta in Parlamento, nel mese di giugno, elemento che costringerà probabilmente il prossimo governo a scendere a compromessi. Prevediamo che la campagna di due settimane si concentrerà sull’economia e, in particolare, sul potere di acquisto, sulla politica estera e sulla politica europea”.
- Dal punto di vista economico: Ci sono ora due possibili progetti economici per il paese. Da un lato, se rieletto, Macron continuerà probabilmente a portare avanti le riforme a favore delle aziende ma porrà maggiore enfasi, anche, sull’ecologia e sulla transizione green e sulla riduzione delle diseguaglianze. Ciò comporterà probabilmente conseguenze sulla crescita e sull’occupazione, ma solo una lieve riduzione del deficit pubblico. L’elezione di Le Pen, invece, comporterebbe l’adozione di politiche improntate al protezionismo, una perdita di competitività e di appetibilità agli occhi degli investitori stranieri e la persistenza di forti squilibri nei conti pubblici.
- Europa: se rieletto continuerà a premere per una maggiore integrazione europea, facendo nuove proposte per sviluppare grandi investimenti richiesti per la transizione ecologica e quella digitale, per lo sviluppo di nuove industrie europee (incluse nell’area energetica) e per una politica di difesa comune. L’elezione di Le Pen, invece, sospenderebbe il processo di integrazione Ue e potenzialmente scatenerebbe una crisi istituzionale, nel caso in cui passasse il suo referendum volto a esonerare la Francia da alcune leggi sul mercato unico e Ue”.