Emergenza siccità mette in ginocchio la Germania, evitare la recessione diventa un miraggio
Quest’estate sta vedendo aggravarsi lo shock energetico in Europa con caldo ed emergenza siccità che stanno aggravando la situazione in paesi chiave quali la Germania.
La siccità che sta causando un rapido calo del livello dell’acqua di fiumi quali il Reno, ostacolando il trasporto di beni energetici e costringendo probabilmente le utility a utilizzare più gas in un momento in cui l’offerta di energia dalla Russia continua a essere ridotta.
Il livello dell’acqua in un punto chiave del Reno, il fiume più importante dell’Europa occidentale per il trasporto di carburante e altri beni industriali, ha raggiunto un nuovo minimo questa settimana, rendendo antieconomico il transito di molte chiatte.
Una situazione che pone un grosso rischio per l’economia tedesca. In aggiunta gli impianti industriali sulle rive del Reno avranno sempre più problemi a utilizzare l’acqua per il raffreddamento.
Nel 2018, il basso livello dell’acqua ha ridotto di circa 0,3 punti percentuali la crescita del PIL tedesco in due trimestri. Tuttavia, all’epoca, il periodo di bassa marea arrivava solo alla fine di settembre. Questa volta, i livelli dell’acqua bassi sono arrivati prima. “A peggiorare le cose, i corsi d’acqua sono essenziali per il trasporto del carbone, che a sua volta è necessario per compensare meno gas dalla Russia. Ciò significa che, a meno che il tempo non porti un sollievo sostanziale, i bassi livelli dell’acqua causeranno più danni economici rispetto al 2018”, spiega Carsten Brzeski, Global Head of Macro di Ing, che prevede che i bassi livelli dell’acqua ridurranno di almeno 0,5 punti percentuali di crescita del PIL nella seconda metà dell’anno.
“Al lungo elenco di rischi e sfide si possono aggiungere due nuovi fattori di rischio: bassi livelli dell’acqua e una tassa sul gas. Ci vorrà un miracolo economico perché la Germania non cada in recessione nella seconda metà dell’anno”, sentenzia Brzeski.
Nuova impennata del prezzo del gas
L’ondata di caldo che sta interessando l’Europa contribuisce ad aumentare la domanda complice un maggior utilizzo di climatizzatori. Il futures TTF, benchmark europeo del prezzo del gas, sale oggi del 6,5% toccando quota 234,5 €/MWh, sui massimi da marzo, dando seguito al rally della vigilia (+6,8%). Da inizio anno l’impennata dei prezzi è del 220% con quotazioni tornate a correre negli ultimi due mesi (il 10 giugno il gas TTF viaggiava in area 82 €/MW) complice il calo dei flussi dalla Russia. I prezzi sono circa 12 volte superiori alla media stagionale degli ultimi cinque anni.
Inoltre, il caldo che sta colpendo anche l’Asia rischia di alimentare la domanda di GNL da parte di paesi quali Corea del Sud e Giappone e tale concorrenza potrebbe aggravare ulteriormente la crisi energetica in Europa.
Persiste il nodo turbina, Berlino accusa ancora Mosca
I prezzi dell’energia in Europa sono aumentati vertiginosamente dopo che la Russia ha tagliato le forniture di gas, anche attraverso il principale gasdotto Nord Stream, colpendo l’economia della regione.
La crisi del gas vede persistere lo stallo tra Germania e Russia sul nodo legato alla turbina del gasdotto Nord Stream, che è rimasta bloccata in transito dopo che sono stati eseguiti lavori di riparazione in Canada. Mosca ha tagliato le spedizioni al 20% della capacità il mese scorso, citando problemi tecnici. Di contro Berlino fa presente che il problema turbina non esiste. Il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, ha dichiarato ieri che la Russia sta usando la turbina come
“scusa” per tagliare le forniture all’Europa. “La turbina è disponibile”, ha tagliato corto Habeck.