Ethereum meglio di Bitcoin? Per Goldman Sachs possibile Amazon delle informazioni
Nel suo ultimo report dedicato alle criptovalute “Crypto: A new asset class?”, la divisione di ricerca di Goldman Sachs si concentra sul Bitcoin ma anche sull’Ethereum, facendo un parallelismo interessante. “Una piattaforma di blockchain come l’Ethereum potrebbe diventare un grande mercato per chi vende informazioni di fiducia, così come fa oggi Amazon con i beni di consumo“.
Il report di Goldman Sachs suggerisce insomma che l’Ethereum, al momento la seconda criptovaluta al mondo con una capitalizzazione di mercato di $250 miliardi circa – rispetto ai $660 miliardi del Bitcoin – abbia “una chance elevata” di superare il Bitcoin nella funzione di “riserva di valore dominante”, in quanto Amazon dell’informazione.
Di fatto, l’ecosistema dell’Ethereum è rappresentato da una piattaforma decentralizzata per la creazione e pubblicazione di contratti definiti intelligenti, i cosiddetti ‘smart contracts’: questa piattaforma offre diversi strumenti per la creazione di nuove applicazioni.
C’è da dire che il sorpasso del Bitcoin da parte dell’Ethereum, in termini di ritmo di crescita dei prezzi, sta già avendo luogo, se si considera che, negli ultimi 12 mesi, il prezzo è volato del 1000% circa, rispetto al +300% del Bitcoin.
A sostenere il valore della seconda moneta digitale è stata la popolarità crescente della finanza decentralizzata, che punta a utilizzare la tecnologia dell’ethereum per creare anche prodotti che sostituiscano strumenti di finanziamento convenzionali, come i prestiti e gli interessi.
A tal proposito, Jeff Currie, responsabile globale della divisione di commodities di Goldman Sachs, ha scritto nel report che, nel caso dell’Ethereum, “sia i termini del contratto smart, dunque del contratto intelligente (il considetto codice) che lo stato del contratto (che sia stato eseguito o meno) sono informazioni che vengono validate nel blockchain dell’Ethereum. Il risultato è che la controparte del contratto non può rivendicare il trasferimento dei fondi senza che nel network sia presente un consensus che certifichi che il contratto ha avuto una effettiva esecuzione”.
Partendo da questo assunto Carrie ritiene ch “gli asset cripto che avranno un valore maggiore saranno proprio quelli che aiuteranno a verificare le informazioni più cruciali dell’economia”.
E, nel corso del tempo, continua l’esperto di Goldman Sachs, “la natura decentralizzata del network smorzerà le preoccupazioni legate all’immagazzinare dati personali sul blockchain. Un profilo digitale potrà contenere dati personali quali la proprietà degli asset, la propria cartella clinica e anche diritti di proprietà intellettuale. Visto che queste informazioni sono immutabili – nel senso che non possono essere modificathe senza che ci sia un consensus – l’informazione di fiducia potrà essere poi tokenizzata e scambiata”.
Ed è qui che Carrie parla dell’Ethereum come di un possibile “grande mercato per chi vende informazioni di fiducia, così come fa Amazon oggi con i prodotti dei rivenditori”.
L’ipotesi si fa ancora più concreta se si considera, fa notare l’esperto, che “l’Ethereum 2.0 dovrebbe aumentare la propria capacità a 3.000 transazioni al secondo (tps), e che lo sharding – che dovrebbe poi aumentere il sistema Proof of Stake (PoS) dell’Ethereum 2.0 attraverso la verifica parallela delle transazioni – potrà far salire ulteriormente la capacità fino a 100.000 transazioni al secondo”.
Per avere un’idea di ciò che significherebbe, Carrie ha ricordato che Visa ha una capacità di 65.000 transazioni al secondo ma che tipicamente riesce a esegurne solo a 2.000.