Ex numero uno FDIC: Bitcoin non da vietare, alla fine è come dollaro. Ma Carney (BoE): basta anarchia criptovalute
Sheila Bair, ex numero uno dell’Agenzia federale americana di assicurazione sui depositi, fa notare che, alla fine, il Bitcoin non è molto diverso dal dollaro.
“Non credo che dovremmo vietarlo – dice – Neanche i biglietti verdi che sono nelle vostre tasche hanno un valore intrinseco”. La verità – ha continuato in un’intervista rilasciata a Barron’s, è che “il valore si basa su quello che gli altri pensano che sia. E questo vale per tutte le monete“.
Non la vede evidentemente in questo modo il numero uno della Bank of England, Mark Carney che, in un discorso sul Futuro della Moneta, auspica una maggiore regolamentazione per porre fine a quella che definisce “anarchia” delle monete digitali.
Bair non crede invece che, in generale, le criptovalute abbiano bisogno di una maggiore supervisione.
“La regolamentazione dovrebbe concentrarsi sulla buona trasparenza, sulla conoscenza, tentando di combattere le frodi e assicurandosi che (la moneta) non venga utilizzata per attività illecite. Che sia il mercato a stabilire quanto (le criptovalute) valgono. Ed è ciò che sta accadendo ora”.
Secondo l’ex numero uno dell’FDIC, ciò che potrebbe provocare la prossima crisi finanziaria non è tanto il Bitcoin, quanto piuttosto, di nuovo, il ricorso eccessivo al credito da parte dei consumatori americani.
“Terrei d’occhio i debiti accumulati sulle carte di credito. Sono due anni che assistiamo al problema subprime auto, e le valutazioni dei prestiti utilizzati per finanziare i leveraged buyout sono elevate – sottolinea Bair -. Un qualsiasi tipo di prestito che sia garantito da un asset sopravvalutato dovrebbe preoccupare. E’ quanto accaduto al mercato immobiliare. Ancora, al debito corporate non è stata data la giusta attenzione. Si tratta di un debito finanziato dal mercato, piuttosto che dalle banche, ma le banche sono ancora esposte a esso. E poi esiste il rischio cibernetico. Abbiamo impiegato così tanto tempo a varare le riforme successive alla crisi (finanziaria), da avere poco tempo per affrontare il rischio cibernetico sistemico. Ma ora le autorità di regolamentazione sono molto concentrate sulla questione”.
Sarà anche vero, ma per ora le autorità di controllo Usa sembrano focalizzate soprattutto sul Bitcoin & simili.
Mercoledì è arrivata la notizia della decisione della Sec di lanciare un’indagine sul mercato delle operazioni di raccolta fondi tramite ICO (initial coin offerings). La Commissione Usa che vigila sui mercati ha anche inviato diversi mandati di comparizione ad aziende e individui in qualche modo coinvolti in transazioni Ico che potrebbero non essere legali.
E oggi il governatore della Bank of England ha affermato che “è arrivato il momento di applicare all’ecosistema delle criptovalute gli stessi standard che applichiamo al resto del sistema finanziario” e, contrariamente a quanto detto da Bair, ha sottolineato che “l’estrema volatilità” delle monete digitali riflette l’assenza di qualsiasi tipo di valore intrinseco del Bitcoin.
La criptovaluta numero uno al mondo, intanto, è riuscita nella giornata di ieri a tornare sopra la soglia di $11.000, salendo nei massimi intraday di quasi $700 a $11.052,30. Il Bitcoin ha poi terminato la seduta a $10.951, valore di chiusura più alto dallo scorso 20 febbraio. I prezzi hanno recuperato più dell’80% dal minimo dello scorso 6 febbraio, pari a $6.050. Stamattina i prezzi sono risaliti sopra la soglia gli 11.000 dollari ma faticano a mantenere tale traguardo.