Falla nei chip: allarme sicurezza per computer, smartphone e tablet. Intel nell’occhio del ciclone
E’ scattato l’allarme per la sicurezza dei dati contenuti in miliardi di computer, smartphone e tablet nel mondo, a causa di un errore di progettazione nei chip prodotti dalle maggiori società tecnologiche globali negli ultimi dieci anni. A scoprirlo e a renderlo noto è stato un gruppo di ricercatori informatici, tra cui Project Zero di Google. E la conferma è arrivata dalla stessa Intel.
Il gruppo ha ammesso una vulnerabilità di sicurezza nei suoi chip che potrebbe consentire agli hacker di rubare dati sensibili a quasi tutti i dispositivi informatici moderni, come computer, smartphone e tablet. Il problema, anzi i problemi, perchè le falle sarebbero di due varianti (ribattezzate Metldown e Spectre), riguarderebbero i processori di Intel, Arm e Amd, prodotti negli ultimi dieci anni e installati in miliardi di apparecchi e server in tutto il mondo. La stessa Intel ha però cercato di rassicurare i consumatori, precisando che il problema non sarebbe così grave da rappresentare una vera minaccia alla sicurezza dei dati e facendo sapere che sta lavorando con le altre società dei chip e diversi fornitori di sistemi operativi per risolvere questo problema in modo rapido.
Sì perché questi processori “fallati” da questo errore di progettazione ora necessitano di un aggiornamento, già rilasciato o in via di lancio. Entro la fine della prossima settimana Intel prevede di rilasciare gli update necessari per oltre il 90% dei processori introdotti negli ultimi cinque anni. Inoltre, molti fornitori di sistemi operativi e di cloud e produttori di dispositivi hanno già aggiornato i loro prodotti e servizi. L’inconveniente sarebbe quello di possibili rallentamenti temporanei dei dispositivi.
Intel giù a Wall Street, la società sapeva? Sospetti sul capo Krzanich
Dalle indiscrezioni che circolano sui media americani, sembra che le società coinvolte sapevano del problema già da alcuni mesi. E in questo quadro diventa sospetta l’azione del capo di Intel, Brian Krzanich, che lo scorso ottobre avrebbe venduto un pacchetto importante di azioni della società per un controvalore di 39 milioni di dollari, rimanendo con soli 250mila titoli in portafoglio, il minimo previsto dal regolamento interno. Sulla vicenda, starebbe indagando la Sec, la Consob americana, per capire se si tratta di insider trading, ossia se l’amministratore delegato abbia approfittato di notizie riservate per salvare il suo capitale. Perché in effetti dopo la notizia il titolo Intel è andato giù a Wall Street: solo ieri ha perso l’1,83% e da inizio anno ha già ceduto il 3,8% in un mercato che invece corre sfrenato.