Fiammata tassi Btp e rischio frammentazione euro. Oggi riunione emergenza Bce, in arrivo scudo anti-spread?
La Bce di Christine Lagarde ha colto l’SOS lanciato dai BTP e dai debiti sovrani dell’area euro ed è pronta, magari, a sfornare un bazooka anti-spread o a dire/fare qualcosa che possa placare le turbolenze che si sono scatenate sui mercati?(Sul dire c’è da dire che i mercati sono piuttosto stufi di sentire solo parole, vogliono ormai i fatti,) Investitori e trader sull’attenti, dopo le indiscrezioni che sono state riportate prima da Il Corriere della Sera e poi riprese da varie agenzie di stampa.
I mercati, nella giornata di oggi mercoledì 15 giugno, potrebbero dover essere alle prese con ben due shock: un nuovo ennesimo shock da parte della Bce, e già si scommette che sia positivo, dopo il trauma del Bce-Day; e uno shock firmato dalla Fed di Jerome Powell. Così Il Corriere nel riportare la notizia della riunione di emergenza del Consiglio direttivo indetta per la giornata di oggi.
Indetta, come ha riferito il portavoce dell’istituzione con sede a Francoforte, per discutere delle attuali condizioni di mercato: il riferimento è al forte sell off che ha colpito in particolare i debiti sovrani dell’area euro, dopo il mancato lancio di un bazooka anti-spread da parte della banca centrale europea, lo scorso giovedì, nel Bce-Day.
“Questa mattina si terrà un vertice di emergenza del Consiglio direttivo della Banca centrale europea. L’incontro, che dovrebbe essere una riunione formale del Consiglio stesso, è stato convocato per discutere la situazione di tensione sul mercato dei titoli di Stato di questi giorni. Secondo alcuni osservatori vicini ad alcuni dei responsabili delle banche centrali nazionali, la riunione sarebbe fissata alle 11. Sul tavolo vari temi tra cui sicuramente almeno la distribuzione dei reinvestimenti dei titoli dei vari Paesi, già comprati negli anni scorsi, che vengono a scadenza. La Bce potrebbe formalizzare che questi re-investimenti vengano fatti in misura più che proporzionale a favore dei Paesi in difficoltà sul mercato. Probabilmente nella Bce non era stata prevista la violenta reazione, soprattutto contro i titoli italiani, all’annuncio di giovedì scorso con cui la presidente Christine Lagarde ha di fatto varato una stretta monetaria dall’estate per rispondere all’aumento dell’inflazione nell’area euro”.
L’impegno a evitare la frammentazione dell’euro è stato intanto ribadito poco fa proprio dalla Bce, per voce di Isabel Schnabel, che ha detto che “non c’è dubbio che, se e quando necessario, possiamo progettare e implementare nuovi strumenti per garantire la trasmissione della politica monetaria e quindi il nostro mandato primario di stabilità dei prezzi”.
Il diffondersi delle indiscrezioni ha scatenato la reazione immediata dell’euro, scattato in avanti nei confronti delle principali valute.
Sono crollati inoltre subito i tassi sui BTP e lo spread BTP-Bund, dopo i balzi continui degli ultimi giorni, che avevano portato i tassi sui BTP decennali a schizzare fino a oltre il 4%, al record dal 2013 e lo spread BTP-Bund a volare verso quella che da tempo viene considerata la soglia pericolo, che porterebbe la Bce a intervenire con un bazooka anti-spread.
Ed è boom di buy a Piazza Affari, con l’indice di riferimento Ftse Mib che vede trionfare le banche, bastonate nei giorni scorsi post Bce a causa dell’abbraccio mortale con i BTP, il cosiddetto doom loop.
La Bce si appresta a rispondere al grido di aiuto dei mercati, azionario e dei debiti sovrani, sfornando finalmente un nuovo bazooka anti-spread?
La tensione sui mercati è fin troppo alta anche nel mercato primario, come ha dimostrato anche l’asta Btp di ieri, che ha visto il titolo a 3 anni assegnato al rendimento del 3,04%, livello più alto da luglio del 2012 e raddoppiato rispetto all’1,5% dell’ultimo collocamento; il Btp a 7 anni ha invece segnato un rendimento al massimo storico del 3,75% e i due Btp a 30 anni allocati rendimenti rispettivamente del 4,23% e del 4,2%.
Giovedì scorso la Bce di Lagarde ha scioccato i mercati, preannunciando un rialzo dei tassi di 25 punti base a luglio, un successivo rialzo a settembre probabilmente di entità superiore e ulteriori strette monetarie, per mettere un freno all’impennata dell’inflazione nell’area euro. A tutti questi annunci, non ha fatto da contraltare alcun bazooka anti-spread, fattore che ha mandato in tilt soprattutto i debiti sovrani dei paesi del Sud Europa, considerati più vulnerabili, Italia e Grecia in primis.
Nuovi interrogativi sono sorti sulla sostenibilità del debito italiano senza il salvagente della Bce che ha sorretto i BTP per tutti questi anni, con il piano di QE tradizionale APP, ovvero piano di acquisti di asset. Vari esponenti della politica italiana sono scesi in campo per criticare aspramente l’operato della Bce, in primis il leader della Lega Matteo Salvini, che ha commentato così del boom dei tassi sui BTP:
“L’Italia è sotto attacco – ha detto Salvini -“Francoforte o Bruxelles vorrebbero fare dell’Italia una nuova Grecia portandosi via il malloppo, noi chiediamo al governo di reagire”. Ancora prima, erano risuonate altre dichiarazioni al vetriolo: “Alla Bce dicono che non compreranno più titoli di Stato italiani. Vuol dire che c’è qualcuno che sta speculando contro l’Italia e vorrebbe svenderci come la Grecia“.
Diametralmente opposto il commento dell’ex presidente del Consiglio Mario Monti, proprio colui che capitanò l’Italia nel periodo più buio della crisi dei debiti sovrani del 2011. Il senatore ha parlato di uno spread ‘fatto in casa’, portando sotto i riflettori anche l’accattonaggio dei partiti. “Un conto sono richieste motivate, un altro l’accattonaggio. La dignità non fa parte anch’essa dell’interesse nazionale?”, aveva fatto notare l’ex premier.
L’operato della Bce, in particolare la decisione di ricorrere al rialzo dei tassi come strumento per combattere l’inflazione, è stato invece criticato dal braccio destro del presidente del Consiglio Mario Draghi, l’economista Francesco Giavazzi, che ha sottolineato come l’inflazione dell’area euro sia diversa da quella americana, in quanto non provocata dalla domanda domestica, ma dai prezzi del gas. Di conseguenza, a suo avviso, “i governi dovrebbero imporre un tetto ai prezzi del gas”, ha detto ancora, precisando di aver parlato a titolo personale, e non per conto del governo Draghi.
Oggi, i mercati dovranno fare i conti anche con il fattore Fed. Alle 20 ora italiana, la Federal Reserve annuncerà infatti la propria decisione sui tassi: nelle ultime ore sono circolate alcune indiscrezioni, riportate inizialmente dal Wall Street, secondo cui il Fomc – braccio di politica monetaria della banca centrale Usa – valuterà probabilmente l’opzione di procedere a una stretta di 75 punti, per arginare l’impennata dell’inflazione, che non dà segnali di aver toccato il picco.
Agli inizi di maggio, la Federal Reserve ha alzato i tassi di 50 punti per la prima volta in 20 anni, portandoli al range compreso tra lo 0,75% e l’1%. Dai verbali relativi a quella riunione è emerso che “la maggior parte dei partecipanti ha rilevato che ulteriori rialzi dei tassi di 50 punti base sarebbero appropriati nei prossimi due meeting”.
Ma ora, oltre a parlare di una stretta di 75 punti base, c’è anche chi vede un rialzo shock di 100 punti base.
Mentre il WSJ che ha riportato che il Fomc “probabilmente considerà un aumento di 75 punti base”, rispetto alla guidance attesa fino alla scorsa settimana di 50 punti base, secondo Bloomberg, la banca centrale guidata da Jerome Powell potrebbe spingersi anche più in là nel tentativo di porre un arginare alla fiammata dell’inflazione al ritmo più forte degli ultimi 40 anni, propendendo per una stretta shock di ben 100 punti base. Una mossa che sarebbe avallata dalla corsa delle pressioni inflazionistiche, che prosegue tuttora, come confermato dall’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti e, proprio ieri, anche dall‘indice dei prezzi alla produzione anche in questo caso di maggio