Fmi avverte Italia su incertezza politica e debito. Alert commercio globale: sparati primi colpi di guerra
Arrivano gli aggiornamenti delle stime del Fondo Monetario Internazionale sulla crescita dell’economia globale e, accanto alle note positive, come di consueto non mancano gli avvertimenti. Avvertimenti sul rischio di una guerra commerciale Usa-Cina e sulle ripercussioni che avrebbe a livello globale. Ma avvertimenti, anche, che riguardano singoli paesi, come l’Italia, in questo momento di incertezza politica, in cui grande assente è un governo che abbia pieni poteri. Insieme alla Spagna, l’Italia deve ridurre inoltre il debito: l’istituzione di Washington lo scrive nero su bianco nel World Economic Outlook:
“In Italia e Spagna, elevati ratio dei debiti sovrani, uniti a trend demografici sfavorevoli, richiedono un miglioramento del bilancio strutturale primario, al fine di consentire che il debito imbocchi saldamente la strada dei ribassi”, si legge nel rapporto dell’Fmi.
Tra l’altro, guardando alle stime sulla crescita del Pil dell’Eurozona, si nota come l’Italia sia l’unico grande paese del blocco che, nel 2018, assisterà a una espansione dell’economia inferiore al 2%. Certo, l’Fmi ha rivisto al rialzo le stime sul prodotto interno lordo italiano, atteso per quest’anno a +1,5% rispetto al +1,4% delle previsioni precedenti.
Ma i numeri impallidiscono se messi a confronto con l’outlook atteso per l’Eurozona intera, che per il 2018 è stato rivisto anch’esso al rialzo dal 2,2% al 2,4%.
Per il 2019 si prevede per l’Italia una crescita dell’1,1%, quasi la metà rispetto al +2% dell’Eurozona.
Attenzione poi al paragone con il Regno Unito. L’economia britannica, si legge nel World Economic Outlook, farà peggio dell’Eurozona in generale, esclusa proprio l’Italia. Il Pil UK è atteso infatti in crescita dell’1,6% nel 2018, e dell’1,5% nel 2018.
A livello globale, l’Fmi lascia invariate le stime sul Pil al tasso del 3,9%, sia per il 2018 che per l’anno prossimo. Non manca però un avvertimento netto sul destino dell’espansione globale e in particolare sui pericoli di una guerra commerciale, come afferma lo stesso Maurice Obstfeld, responsabile economista del Fondo Monetario Internazionale.
In particolare, rivolgendosi in modo piuttosto diretto al presidente Usa Donald Trump, Obstfeld ricorda che “queste iniziative (alludendo ai dazi) faranno poco per cambiare il deficit delle partite correnti complessivo o multilaterale degli Usa, che si deve principalmente al livello della spesa aggregata, che continua a eccedere le entrate totali”.
Tra l’altro, proprio “le recenti misure fiscali degli Stati Uniti (riferimento alla riforma fiscale di Trump) amplieranno il deficit” americano.
L’istituzione di Washington ribadisce che, attraverso l’imposizione dei dazi, si rischia di “fare a pezzi” l’ordine del commercio globale.
“I primi colpi di una guerra commerciale potenziale sono stati sparati”, ha detto Obstfeld, e “il conflitto potrebbe intensificarsi se le politiche fiscali degli Stati Uniti faranno crescere il deficit commerciale Usa, senza che interventi dell’Europa e dell’Asia volti a ridurre i loro surplus”.
A tal proposito, da segnalare che l’Fmi ha rivisto al rialzo l’outlook sul Pil Usa al 2,9% nel 2018, +0,2% rispetto alle stime di gennaio, prevedendo per il 2019 una espansione del 2,7%, anch’essa superiore all’outlook precedente.
Il Fondo ha riconosciuto che il miglioramento dell’outlook si spiega con i benefici dei tagli alle tasse che sono contenuti nella riforma fiscale di Trump, approvata a dicembre. Tuttavia, lo stesso ritiene che la crescita economica Usa sarà inferiore rispetto alle attese dopo il 2022, sia a causa dell’aumento del deficit, che per la fine degli effetti dei vantaggi fiscali.