Gilet Gialli piegano Macron. Il presidente sempre più impopolare promette aumento salario minimo e taglio tasse
Emmanuel Macron si piega ai gilet gialli, proclamando “lo stato di emergenza economico e sociale” in Francia e promettendo misure sociali, tra cui l’aumento del salario minimo. Il presidente francese parla al suo popolo in un intervento televisivo, mostrandosi intransigente con la violenza – “Quando la violenza si scatena, la libertà finisce” – ma facendo anche “mea culpa”, laddove parla di una “profonda rabbia” contro il suo governo, definendola giustificata.
Tra le misure promesse da un Macron, alle prese con una popolarità ai minimi storici, c’è appunto quella di aumentare il salario minimo, precisamente di 100 euro al mese, a iniziare dal gennaio del 2019. L’incremento si affianca a quello già previsto, pari a +1,8%, per l’inizio dell’anno nuovo.
Ulteriori dettagli su altre misure sociali in cantiere saranno resi noti nelle prossime ore. Per ora Macron ha annunciato, anche, che gli straordinari non saranno tassati, e che l’aumento delle tasse previsto per i poveri e per i pensionati appartenenti alle fasce basse di reddito verrà stralciato.
Ancora, i bonus di fine anno pagati dalle aziende non saranno tassati, al fine di incentivare le aziende a premiare i propri dipendenti, mentre la contribuzione sociale generalizzata (CSG) per i pensionati che guadagnano meno di 2.000 euro verrà annullata.
Il ministro Olivier Dussopt ha riferito all’emittente BFMTV che il costo totale di tutte le misure sociali sarà compreso probabilmente tra 8e 10 miliardi di euro, com’era stato anticipato da Le Monde, che aveva parlato di un costo di 10 miliardi circa. “Stiamo apportando alcuni ritocchi e studiando il modo di finanziare” gli interventi, ha detto il ministro.
Macron ha parlato anche della necessità che si apra un dibattito sull’immigrazione, in un contesto in cui il sentiment anti-immigrati si sta diffondendo in tutta Europa.
Il discorso è stato proferito a seguito del “Quarto Atto” delle proteste dei Gilet Gialli nel corso delle quali, soltanto nella giornata di sabato, sono state tratte in arresto in tutta la Francia 1.939 persone, di cui 1082 a Parigi (tra cui 52 donne e 95 minori).
Nel suo discorso il presidente francese che, nelle elezioni presidenziali dello scorso anno, era riuscito a riaccendere la speranza del popolo in un nuovo leader, battendo la rivale di estrema destra Marine Le Pen, ha ammesso che tanti sono stati i francesi che hanno avuto la sensazione “di non essere ascoltati”.
Nel corso degli ultimi 40 anni, ha continuato, la Francia è stata preda di “un malessere” che si è manifestato soprattutto “nei piccoli paesi e nelle periferie, dove i servizi pubblici sono meno presenti, e dove il tenore di vita si sia deteriorando”.
Il mea culpa si è riproposto nel momento in cui Macron ha sottolineato che, “in maniera codarda, ci siamo abituati a questa situazione e tutto ha lasciato pensare che abbiamo finito per dimenticarli”.
Di conseguenza: “mi assumo parte della responsabilità di questa situazione. E’ possibile che vi abbia dato l’impressione di avere in mente altre preoccupazioni e priorità. Sono consapevole del fatto che alcuni di voi sono stati feriti dalle mie parole“. E di fatto, ricorda la BBC, ex banchiere, il presidente è stato spesso criticato per non riuscire a mostrarsi vicino alle difficoltà della gente comune.
A questo punto, Macron si trova però di fronte allo stesso ostacolo che rischia di mandare in soffitta o comunque di azzoppare le misure principali del contratto di governo M5S-Lega: l’Unione europea. Le Monde ha messo infatti in evidenza che, con le misure sociali su cui il presidente sta puntando, il target sul deficit-Pil previsto al 2,8% per il 2019 potrebbe essere sforato, così come a non essere rispettato, in quanto “non più garantito”, potrebbe essere il tetto massimo inciso nella tavole di Bruxelles, pari al 3%.
In tutto questo, emerge la vittoria dei Gilet Gialli che, come si legge in un’analisi del corrispondente della BBC Hugh Schofield a Parigi, “vogliono più di semplici promesse politiche. Vogliono misure, banconote nelle loro tasche, un cambiamento tangibile nelle loro vite quotidiane impoverite“.
E ora, con le concessioni già ottenute, sottolinea Schofield, “i Gilet Gialli (che avevano iniziato la loro battaglia protestando contro la tassa sul carburante, che di fatto è stata ritirata), appaiono di colpo tra i movimenti di protesta di maggior successo dei tempi moderni”.